Vita da astronauti nell'universo radioattivo. Dalla Federico II uno studio su come proteggersi dalle radiazioni.


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Uno studio del Prof. Giancarlo Giannella, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, dal titolo “Frammentazione di ioni pesanti in adroterapia e radioprotezione nello spazio”, introduce il concetto di radioprotezione a favore di chi è maggiormente esposto alle radiazioni del cosmo. Lo spunto ci viene da un bell’articolo appena letto su ricercaitaliana.it.

La principale sorgente della radiazione di alta energia sono i raggi cosmici galattici, ma importanti contributi provengono anche dal vento solare (Fonte: ESA) Nell’articolo si fa riferimento ai rischi connessi alle radiazioni solari, ai quali sono esposti gli astronauti e per i quali, solo ultimamente, si sta tendando di approcciare una qualche forma protettiva. Sembra assurdo ma gli astronauti, così come i calzolai o i meccanici, hanno anche loro la malattia “professionale”, si tratta della cataratta, dovuta alla sovraesposizione agli ioni pesanti di alta energia presenti nella radiazione cosmica galattica. Il problema non si pone tanto quando si è in missione in orbita terrestre bassa (iss) ma quando si è in missione interplanetaria (Luna, Marte, ecc.).

L’obbiettivo dello studio del Prof. Giancarlo Giannella, noto anche come “Prin” è quello di cercare del modelli per la simulazione della frammentazione nucleare. Anche la Nasa è interessata al progetto di ricerca napoletano. L’interesse, comunque, non è solo spaziale. Infatti, una delle principali applicazioni dei fasci con ioni accelerati, si ha anche in campo medico nella terapia del cancro o adroterapia. Con questa metodologia, gli ioni pesanti così pericolosi nello spazio vengono utilizzati per sterilizzare tumori con qualche vantaggio rispetto alla radioterapia tradizionale con elettroni e raggi X. I due campi di ricerca hanno molto in comune.

Per maggiori informazioni: “Frammentazione di ioni pesanti in adroterapia e radioprotezione nello spazio”

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