Idrogeno dagli scarti alimentari. All'Environment Park di Torino entra in funzione l'unico impianto europeo che produce idrogeno dalla biomassa.


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Noi mangiamo e loro producono H2, questa è la realtà che si vive a Torino. Unico in Europa, l’impianto dell’Enviromental Park della capitale piemontese permette la produzione del preziosissimo gas trasformando gli scarti di lavorazione di formaggio, latte, salumi e avanzi della cena. Il processo sfrutta la naturale e semplicissima fermentazione operata da batteria anaerobici che metabilizzando la sostanza organica presente negli scarti producono idrogeno che potrà essere utilizzato a piacimento. I batteri, autori di un così pregiato lavoro, provendono dai fanghi di depurazione del Consorzio Po Sangone.

Barbara La Licata, membro dello staff che ha realizzato l’impianto, afferma che “all’interno del reattore si avvia un processo di fermentazione al buio in condizioni anaerobiche, cioè in assenza di ossigeno, perché i microrganismi che producono idrogeno vivono in ambiente privo di ossigeno. Sono le condizioni ideali per la loro vita e moltiplicazione. Si cibano ad esempio di saccarosio o di biomasse che noi formiamo e fermentando producono idrogeno oltre a una serie di altri composti”.

L’obbiettivo dell’Enviromental Park ce lo spiega il presidente Bernardo Ruggieri. “Con questo sistema possiamo arrivare allo sfruttamento dell’ottanta per cento del potenziale energetico delle biomasse”.   

L’impianto è finanziato, in parte, dal Ministero della Ricerca Scrintifica ed è unico al mondo se si esclude una apparecchiatura simile in Giappone. E, considerando che le biomasse si trovano in ogni dove, quest’impianto potrebbe essere distribuito su tutto il territorio nazionale e mondiale. Si potrebbe così avere un duplice effetto positivo: contribuire al miglioramento del processi depurativi e produrre energia pulita.

“Siamo in grado di trattare qualsiasi tipo di biomassa, dal legno agli scarti alimentari e soprattutto – precisa Ruggeri – possiamo valorizzarla, producendo idrogeno, metano, bioalcool e biodiesel”.
Il futuro – ancora in là nel tempo – è quello di vedere accanto alle raffinerie di petrolio “gli impianti di biorefining – dice Ruggeri – cioè impianti in grado di ricavare energia pulita dalle biomasse”.

Per maggiori informazioni: envipark.

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