La speranza del nuovo presidente che vuole riposizionare al suo posto la scienza. Sarà fatto?


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Quando improvvisamente vieni spinto su di un nuovo binario, beh…, l’equilibrio è difficile da raggiungere, soprattutto se eventi imprevedibili condizionano il tuo locomotore. Ma, nonostante tutto, bisogna pure trovare il tempo per le vecchie e consilidate passioni… ed eccomi qua!

Mentre io provo a ripartire con questo mio bel sito, dall’altra parte del mondo, il primo presidente americano di colore comincia un’avventura che ha già cambiato ognuno di noi. Capisco che il parallelo è un po’ forzato ma va a pennello con l’argomento di questo nuovo post: l’economia, l’ambiente e le fonti rinnovabili.

Che i presidenti americani siano bravi oratori, su questo non ci piove (se solo i nostri politici avessero anche solo il 10% delle capacità di comunicazione dei politici americani, saremmo sicuramente un paese pù civile), ma quanto i discorsi servano a convincere la gente e basta, questo non ci è dato sapere. È facile e fa tendenza parlare di ambiente, di energie rinnovabili, di solate e di tutto quello che è buono e che fa bene alla collettività, ma il difficile è rendere reale ciò che la propaganda promette. Proprio su questi temi voglio sensibilizzare i miei cari amici e lettori.

«Ci servirà riposizionare la scienza al suo giusto posto, e dobbiamo chiedere alla tecnologica di lavorare per aumentare la qualità dell´assistenza sanitaria e abbassare i costi. Noi sfrutteremo il sole e il vento e il suolo per nutrire le nostre macchine e far funzionare le nostre fabbriche. E noi trasformeremo le nostre scuole e college e le università per soddisfare le esigenze di una nuova era. Tutto questo lo possiamo fare. E tutto questo lo faremo».

Queste le semplici parole di Obama, che se andiamo ad analizzare sarebbero da tatuare sulla schiena di ogni essere umano. Basta partire dalla prima proposizione: ci servirà riposizionare la scienza al suo giusto posto. Detta da un cittadino che vive nella patria della ricerca e dello sviluppo in ambito scientifico ci fa capire quanto il nostro paese, se non l’Europa intera, sia indietro. Sia chiaro, io non sono filo-americano, spesso il loro modo di fare non mi piace e non lo condivido, ma come nazione e come popolo c’è molto da imparare da loro. Mettere la scienza al giusto posto è cosa buona è giusta, basti pensare che si era pù legati alla scienza nel rinascimento o nell’illuminismo che oggi, ed è paradossale visto che l’unico obbiettivo sembra quello di avere il cellulare pù tecnologico invece che pù efficiente per noi e per l’ambiente.

Quello che Obama dice nella seconda proposizione, e cioè che dobbiamo chiedere alla tecnologica di lavorare per aumentare la qualità dell´assistenza sanitaria e abbassare i costi, forse ha dell’icredibile, almeno lo ha per me. Avere una visione così aperta dello sviluppo e non pensare alla tecnologia come sola espressione del progresso è davvero l’inizio di un nuovo percorso sociale. In pratica, vuole dire: tecnologia migliore uguale cittadini meglio assistiti. Lavorare per migliorare la vita e non per vendere pù cellulari o pocket-pc o chissà cos’altro.

Noi sfrutteremo il sole e il vento e il suolo per nutrire le nostre macchine e far funzionare le nostre fabbriche, questa, la terza proposizione, è forse la pù banale e la pù inflazionata ma è, senza dubbio, la formula futura della sopravvivenza. Sfruttare la natura per rendere naturale il processo evolutivo. Il sole è una fonte prorompente di energia e disperderlo è davvero stupido, così come il vento e le innumerevoli proprietà energetiche della terra. Catturare l’energia che invece andrebbe persa per convertirla in utilità e sviluppo è l’equazione cardine della società eco-sostenibile.

La quarta proposizione è quella che ho gradito di pù: noi trasformeremo le nostre scuole e college e le università per soddisfare le esigenze di una nuova era. Le nostre università stanno combattendo per la sopravvivenza, per restare a galla, le università pù antiche del mondo vivono l’agonia della distruzione mentre Obama si impegna a trasformale le sue in strumenti efficiente per la nuova era. Avere un sistema di istruzione efficiente e funzionale, che tenga conto di quanto il mondo e chi ci vive siano cambiati è l’unico modo per avere, domani, scienziati e cittadini pronti a vivere il presente. E credo proprio che da noi, questo, non lo hanno capito.

Tutto questo lo possiamo fare. E non è l’unico a pensarlo, perché sono convinto che anche da noi tutte queste semplici proposizioni possano essere messe in pratica con profitti molto superiori a quelli degli americani, ma, come sappiamo, siamo inadeguati al cambiamento, così come lo sono i nostri politici.

E tutto questo lo faremo. Questo è l’unico punto che mi preoccupa. Infatti, ritornando alla frase di apertura di questo mio post, saper orare è un conto ma mettere in pratica ciò che si è detto è tutt’altra cosa. Almeno la speranza e lo slancio delle belle parole ci sono ma c’è anche il dovere e l’impegno di rendere reale un sogno che può davvero cambiare il mondo. Lo sviluppo è, per definizione, crescita, e quando si cresce bisogna anche imparare nuove cose… beh… Obama ce ne ha insegnata qualcuna, ma ora bisogna imparare a… fare.

P.s. Ringrazio Edoardo per lo slancio che mi ha dato nel ripartire.

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