4 febbraio 1991, un camionista e 571 bidoni.


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Ho letto alcune pagine del libro di Alessandro Iacuelli, e mi ha sorpreso capire cosa ha spinto l’autore nello scrivere: Mario Tamburrino (per chi non conosce la storia di Tamburrino vi rimando all’articolo di Antonio Menna pubblicato su InterNapoli). La vicenda mi fa ricordare il mio primo esame all’università: Disegno. Lo feci in società con un mio caro amico, Raffaele C., ora collaboratore al dipartimento di Idraulica della facoltà di Ingegneria. Tamburrino mi ricorda l’esame di Disegno perché il nostro prof., Maione (non Maglione come erroneamente riportato in precedenza ndr), ci diede un progetto da realizzare, un progetto a nostra scelta, che avesse come oggetto un qualsiasi territorio napoletano. Io scelsi la mia città: Qualiano, anche se in realtà abito a Villaricca (praticamente tutto intorno casa mia è Qualiano). Lo feci perché sapevo che sul territorio qualianese avrei avuto molto da scrivere e da fotografare, molto da riportare e da analizzare. Il primo pensiero fu quello di recarmi da un caro amico di famiglia, una persona che molti conoscono per il forte coraggio e la grande caparbietà, una persona che altri conoscono semplicemente perché è il segretario locale di Legambiente: Raffaele DG.

Ricordo che faceva caldo, credo fosse Aprile o Maggio del 1997, e ricordo che io e Raffaele C. avevamo appuntamento con DG a casa sua. Non so perché ma la scena mi è rimasta impressa. DG stava facendo ripetizione ad alcuni ragazzi e tra una storia ed un’altra ci buttava sempre in mezzo un po’ di ecologia e di educazione ambientale. Gli spiegammo la situazione e la nostra esigenza di recuperare materiale sui problemi ambientali di Qualiano e fummo immediatamente accontentati. Ci diede un sacco di ritagli di giornale, delle foto un libro sull’ecomafia ed un opuscoletto verde dal titolo: “Qualiano, un paese in discarica. Viaggio del periodico Il Timone nel mare di veleni che circonda Qualiano”. Ancora oggi conservo tutto. Prima di salutarci DG ci mostrò la sua macchina, e non perché era bella da morire, semplicemente per indicarci i buchi lasciati dai proiettili sparati da ignoti con l’unico obbiettivo di intimidirlo. Lo salutammo e andammo via molto scossi per quello che avevamo visto e sentito.

Tornato a casa cominciai a leggere i ritagli dei giornali e fu allora che conobbi la storia di Mario Tamburrino, storia che mi colpì davvero molto perché si parlava di Via Bologna, si parlava di Villaricca (per la precisione quella zona di Villaricca viene definita Villaricca 2). Io a via Bologna c’ero stato spesso, mia zia abita a Via Venezia (oggi Via Consolare Campana) a due passi da Via Biologna e proprio a Via Bologna è nata una chiesa che ho frequentato fino a qualche anno fa, una chiesa dal nome eloquente: Oasi di Nostra Signora della Speranza, quasi a voler tracciare un percorso per il futuro.

È davvero triste posare gli occhi sui ritagli di giornale che DG, nel 1997 ci fece fotocopiare, è triste leggere l’opuscoletto de “Il Timone”, leggerci l’entusiasmo di chi sentiva di poter fare qualcosa e vedere cosa è Qualiano oggi, cosa è Villaricca, cosa è Giugliano… cosa è la nostra amata regione.

Ci sono dei posti che sembrano avere un destino segnato, tracciato con inchiostro indelebile su qualche strano libro divino, uno di quei posti è sicuramente Villaricca 2. Prima una mega discarica AL.MA, poi, chiusa la discarica, la storia dei rifiuti tossici, oggi in quella zona i miasmi della discarica di Cava Riconta fanno morire anche le mosche. Non oso pensare domani cosa accadrà.

Tamburrino perse la vista, Tamburrino oggi non vede ma sicuramente ricorda il male che il suo gesto ha fatto a se stesso e a tutti gli abitanti di Via Bologna. Quei 571 bidoni sono solo la punta dell’enorme iceberg che ogni giorno ci affonda sempre di pù e ho sempre di pù la sensazione che non ne usciremo. Non ora… ne sono certo. Bisogna far cambiare la mentalità della gente, bisognerebbe modificare il loro modo di vedere le cose. Bisognerebbe educare una classe politica poco attenta o forse poco volenterosa. Le soluzioni ci sono, la tecnologia ce lo permette, ma la cultura no!! In questo territorio, la raccolta differenziata non esiste perché non esiste nella mente delle persone e se provi ad educarle, se provi a cambiare le loro esigenze vieni immediatamente individuato come colui che vuole mettere i bastoni tra le ruote a chi deve fare in modo che l’emergenza duri. Questo DG lo sa… a testimoniarlo c’erano i fori di proiettile nella portiera della sua ritmo azzurra.

4 pensieri su “4 febbraio 1991, un camionista e 571 bidoni.

  1. edoardo

    Ho appena letto qualche pagina del libro “le vie infinite dei rifiuti” ,e anche io sono venuto a conoscenza della storia di Tamburrino….stiamo parlando di più di dieci anni fà e le cose non sono cambiate per nulla,anzi dal piccolo autotrapostatore imbranato siamo passati a vere schiere di camion guidati da gente esperta e addestrata,se ci sarà una fine non può essere immediata ci sono troppe cose a cui rimediare. Mi permetto una piccola correzione all’articolo,il prof di disegno dovrebbe essere Maione non Maglione ,giusto?Altrimenti non è lo stesso che mi ha mandato a Monte di Procida a fotografare gli scarichi abusivi in mare delle abitazioni…proprio a me che sono un mezzo montanaro…..

  2. Edoardo

    E’ vero,la zona è molto bella,offre uno spettacolare panorama sul golfo e dei colori particolari,purtroppo ci sono trascuratezza e abusivismo diffusi .Dal punto di vista turistico si potrebbe fare tanto in quella zona ,ma se non si risolvono svariati problemi ambientali sarà sempre un turismo “appezzottato”.

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