Combustione, Incenerimento, Termovalorizzazione o Termodistruzione? Facciamo chiarezza.


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È ormai consuetudine definire “incenerimento” il trattamento termico dei rifiuti, ma non sempre si può essere così approssimati nel definire un processo così articolato. Dal punto di vista puramente scientifico, per “combustione” e per “incenerimento” si indicano processi di rapida ossidazione di sostanze combustibili, spesso vengono usati indifferentemente ma è bene fare alcune precisazioni [Arena, 1992, Allegretti et al., 1995].

Combustione: processo che mira all’utilizzazione di combustibile, fossile o derivato da residui, con l’obbiettivo della massima produzione di vapore o potenza. In pratica ci si preoccupa di ottenere il massimo rendimento in termini di efficienza termica (CE, vedi D.M.A. 11/05/95):

CE (%) = 100 · Fco2 / (Fco + Fco2)

dove:
Fco2 = Concentrazione di anidride carbonica nei fumi;
Fco = Concentrazione di monossido di carbonio nei fumi;

Incenerimento: è il termine che rappresenta nello specifico lo smaltimento dei rifiuti e  mira alla distruzione termica della loro frazione organica. L’obbiettivo del trattamento è la riduzione della massa e del volume totali del rifiuto e, soprattutto, la conversione dei costituienti pù pericolosi. Con il tempo, questo termina sta perdendo sempre pù significato a favore di due nuove terminologie:

  1. Termodistruzione, che ha come unico obbiettivo la distruzione del rifiuto, ad esempio se molto pericoloso. Di norma avviene in forni rotativi;
  2. Termovalorizzazione, che ha in pratica gli stessi obbiettivi che prima abbiamo definito per l’incenerimento.

Tale distinzione in termini di nomenclatura verrà chiarita in seguito, per ora antcipiamo che in un impianto il rifiuto non viene incenerito, semplicemente perché le ceneri entrano ed escono senza subire particolari processi.

In un processo di termovalorizzazione ci si preoccupa di ottenere la massima efficienza di distruzione e rimozione (DRE), per ogni componente organico pericoloso (POHC):

DRE(%) = 100 · (Fwi – Fwe) / Fwi [= 99,99%]

dove:
Fwi = portata del componente POHC in ingresso;
Fwe = portata del componente POHC in uscita;

La normativa vigente in materia di rifiuti (D.L. 152/2006 parte IV) definisce il rifiuto come: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell’allegato A alla parte quarta del presente decreto e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi. Il decreto definisce anche una serie di sostanze spesso figlie del rifiuto o comunque ad esso collegare come la materia prima secondaria che sembra un gioco di parole ma che invece ha un significato ben preciso (definito dall’articolo 181). La materia prima secondaria o Mps, è frutto del processo di riciclaggio dei rifiuti con il recupero di materiale che può essere assimilato a materia prima (ad esempio l’Mps di polietilene). Oltre all’Mps, nel DL 152/2006 è definito anche il combustibile derivato dai rifiuti o CDR: combustibile classificabile, sulla base delle norme UNI 9903-1 e successive modifiche ed integrazioni, come RDF (refuse deridev fuel – combustibile derivato da ridiuti) di qualità normale che è recuperato dai rifiuti urbani e speciali non pericolosi mediante trattamenti finalizzati a garantire un potere calorifico adeguato al suo utilizzo, nonché a ridurre e controllare:

  1. il rischio ambientale e sanitario;
  2. la presenza di materiale metallico, vetri, inerti, materiale putrescibile ed il contenuto d’acqua;
  3. la presenza di sostanze pericolose ai fini della combustione;

Completiamo il quadro delle definizioni accennando al combustibile da ridiuti di elevata qualità o CDR-Q.

Per i RSU, il processo di trattamento termico è la termovalorizzazione, per il CDR, visto che non si tratta pù di rifiuto ma di residuo combustibile, il processo termico non è pù la termodistruzione ma è un semplice ciclo di combustione volto al recupero di energia.

4 pensieri su “Combustione, Incenerimento, Termovalorizzazione o Termodistruzione? Facciamo chiarezza.

  1. Giorgio Beccacece

    Vorrei sapere se qualcuno è a conoscenza di cosa succede con la combustione di polietilene, polipropilene.
    Quali sono le sostanze che vengono emesse da un moderno termovalorizzatore?
    La temperatura di combustione è di 850° C
    Grazie per la Vostra disponibilità.

    Giorgio Beccacece

    PS: se qualcuno vuole potete rispondere anche al mio indirizzo email che è beccacecegiorgio@virgilio.it

  2. Luigi

    La T di combustione non è di 850°C ma di oltre 1100 °C. Laddove, per cause varie, non si arrivi a questa T (1100) occorre considerare un apporto di combustibile secondario (vedi metano). Il PEAD ed il PP subiscono a livello chimico una semplice combustione.

  3. admin

    Il discorso sul CDR è abbastanza complicato, questo perché esistono varie categorie di Conmbustibile Derivato da Rifiuti e la normativa è molto incerta ed in continua evoluzione.

    Se vuoi seguire un percorso organico ti segnalo alcuni riferimenti normativi. Primo tra tutti il DM 503/1997 che fissa le condizioni per la combustione di rifiuti urbani, il DL 22/97, ed il DM 5.02.1998 che fissa le specifiche del CDR quali l’umidità, ilpotere calorifico, le ceneri, la composizione chimica.

    Ti consiglio di leggere questo contributo che può esserti molto utile. Giusto per fare qualche considerazione, ti posso dire che nel CDR non può finirci la frazione di rifiuti differenziata, per la parte non differenziata si può avere una quota non superiore al 50 % in peso di scarti industriali quali plastiche non clorurate, poliaccoppiati (cartoni per latte , vino, succhi di frutta, ecc.), gomme sintetiche non clorurate, resine e fibre artificiali, pneumatici fuori uso.

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