Montezemolo a Napoli: meno anniversari e più futuro, solo così il nostro paese può vincere. Bassolino replica: siamo andati avanti.


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«Cosa è cambiato in dieci anni in Campania e nel Sud? Nulla, siamo fermi al 1997, il che significa andare indietro». È questa la risposta del presidente nazionale di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, intervistato dal direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, in occasione dei dieci anni di vita del Corriere del Mezzogiorno. La domanda l’aveva posta il giorno prima il direttore Marco Demarco nel suo editoriale di auguri. La lunga «chiacchierata » tra Mieli e Montezemolo parte da un ricordo proprio del direttore del Corriere della Sera. «L’avventura di questo giornale — dice Mieli — è stata ben voluta sin dall’inizio dall’avvocato Agnelli. Il Corriere del Mezzogiorno era appena nato e lui venne a Napoli per una garbata benedizione.

Ora a Montezemolo voglio chiedere il suo ricordo della Napoli di dieci anni fa». E il leader di Confindustria risponde: «Ho madre bolognese e padre piemontese, ma devo avere sangue meridionale perché ogni volta che vengo a Napoli sono di buon umore. Ricordo che dieci anni fa venni con l’Avvocato a Napoli e andai a cena da Mimì alla Ferrovia; Agnelli si innamorò di quel posto e mi chiedeva di tornarci ogni volta. Nel ’97 eravamo in un momento di speranza, per il Nord e il Sud. Purtroppo ora il Pil procapite del Sud è pari al 56 per cento di quello del Nord, pù o meno come quello del ’95. Vuol dire che siamo rimasti fermi e nel mondo che va veloce questo vuol dire andare indietro». Mieli cita, appunto, quell’editoriale, in cui «Demarco ricordava che quando noi sbarcammo a Napoli la situazione era simile a quella dell’Irlanda che oggi ha fatto un salto gigantesco. Ma Napoli no. Perché?». Per un momento tentenna, poi Montezemolo dice: «Devo stare attento perché in queste ore chi tocca la politica è immediatamente accusato di fare antipolitica. È il contrario. Chi fa il proprio mestiere con impegno, passione, senso etico, come cittadino e come imprenditore ha il diritto e il dovere di stimolare la politica. Il divario tra paese reale e la politica non è mai stato così elevato. La politica vive in un mondo autoreferenziale, lontano dai problemi. Invece serve una politica forte, perché il malcontento è molto pù ampio di quanto non appaia. Qui stanno venendo al pettine quindici o venti anni di non decisione. Il Sud non può essere tema di attenzione solo durante le campagne elettorali, e siccome ne abbiamo tante solo nelle campagne elettorali, dopodicché a livello di decisioni cala il silenzio.

Ho sempre considerato il Sud del Paese una grande opportunità. Nel 2004 durante il mio primo discorso dissi che il Mezzogiorno era la frontiera dell’Italia. Il Nord ha pochi spazi, è molto industrializzato. Credo che mai come oggi dobbiamo lanciare un appello: serve un impegno straordinario di maggioranza e opposizione. Questo impegno oggi non c’è. Ci si divide molto in questo Paese sui temi da affrontare, ma c’è una difficoltà a passare dal tema allo svolgimento». E affronta i nodi cruciali nel Mezzogiorno: «Noi possiamo lavorare al meglio, investire, ma ancora nel 2007, al Sud, c’è una presenza asfissiante del pubblico nell’economia che ci porta in coda a tutte le classifiche internazionali. Solo in Campania ci sono 37 società miste, pù oltre 50 organismi pubblici: le uniche aziende che si sviluppano sono pubbliche. Senza contare una pubblica amministrazione inefficiente. Diciamocelo, questo Paese deve avere un sogno: il merito. Premiare i migliori. Nella pubblica amministrazione chi è capace dovrebbe essere premiato, non chi sta là per clientela. Perché se la pubblica amministrazione non è efficiente per avere i permessi si va dall’amico dell’amico, e si sa come finiscono queste cose.

Altro dato: nel Sud la pubblica amministrazione costa pù dei servizi che eroga. I cittadini pagano tasse non si capisce in cambio di cosa. Non vorrei essere tacciato di qualunquismo, ma un cittadino a chi deve chiedere che queste cose funzionino? Se la politica è debole occupa spazi non suoi. Una politica forte, invece, guarda avanti e soprattutto fa delle scelte. Oggi abbiamo un vuoto tra quanto viene chiesto dai cittadini e le risposte della politica. Rimpallo di responsabilità, sindromi da complotto. In questi dieci anni non sono mancate le risorse e persone straordinarie, università, centri di ricerca e imprenditori come Cristiana Coppola e Gianni Lettieri che fanno da stimolo».

Dopo le critiche, le proposte del leader degli industriali: «Dobbiamo avere il coraggio di tagliare costi inutili per fare investimenti e pagare meno tasse. Confindustria ha voluto agire come imprenditore di beni collettivi. Una Confindustria che parla di meritocrazia, concorrenza, riforma, scuola, sanità vuol dire che fa uno sforzo di proposta, vuol dire mettere il bene comune al centro. Ma ognuno deve essere giudicato non solo per quello che fa, ma per come lo fa, non esistono caste fuori da ogni giudizio ».[…]

Per i giovani, il leader di Confindustria, rilancia il tema della meritocrazia. «Qui si va avanti per cooptazione. Lo dico anche ai miei associati: se avete un figlio mettetelo in azienda solo se lo merita. In Campania dobbiamo riprendere ad attirare investimenti, ma dobbiamo avere un territorio che funzioni, altrimenti chi viene qui? E il rischio è che i ragazzi se ne vadano. Paradossalmente perderemmo la linfa vitale del Mezzogiorno. Credo che abbiamo un’opportunità. L’ho detto a Maranello questa mattina: dopo tre gare perse non va bene, bisogna spingere. Un Paese come questo che ha tutto deve rendersi conto che la missione di tutti è crescere, creare ricchezza, pensare al futuro dei nostri giovani. Dove sta scritto che dobbiamo essere ultimi per attrazione di investimenti, di turisti, non abbiamo capacità di attrarre neanche studenti? La stessa selezione sui giovani la dobbiamo pretendere sugli insegnanti. Premiamo le università che lavorano di pù. Se diamo gli stessi denari a tutti gli atenei non creiamo meritocrazia. Sono un ragazzo degli anni ’60, leggevo Kennedy e Martin Luther King, la mia generazione ha avuto tanto, è venuto il momento di ridarlo indietro. Angela Merkel ha detto che la grande sfida è vincere la competizione delle idee. Il Sud ha un’opportunità straordinaria, allora evitiamo incentivi, con l’intermediazione della politica, tipo la 488. Meno incentivi, ma anche meno tasse. Un imprenditore con meno tasse può investire, assumere, crescere».

Ma Montezemolo allora è ottimista oppure no? Per lui il Paese e anche Napoli ce la possono fare? «La risposta è sì, ma a due condizioni. Vedo giovani con pù coscienza del bene comune, una borghesia pù cosciente e noi imprenditori pù attivi. Ci siamo rimboccati le maniche abbiamo rischiato, ma questo paese non ce la fa se non affronta con coraggio una grande riforma istituzionale, che elimini enti, che sono vere e proprie discariche per politici trombati. Non è pù possibile andare avanti così». […]

E poi conclude: «Abbiamo bisogno di guardare avanti: meno anniversari e pù futuro. Quattro o cinque riforme serie e basta ideologismi. Questo è un paese straordinario che sa affrontare le sfide, bisogna solo dargliele». (dal Corriere del Mezzogiorno di Mercoledi 20 giugno 2007). Fonte: CasertaSette. 

Non si è fatta attendere la risposta del Governatore Bassolino.
“Penso che in generale le cose – ha detto Bassolino nel corso della stessa intervista commentando quanto dichiarato ieri a Napoli dal presidente Montezemolo – non restano mai ferme.” Il presidente di Confindustria aveva sostenuto che il sud è rimasto al palo, che il reddito nel Mezzogiorno è ancora fermo al 56% di quello del nord.

“Anzi semmai – ha aggiunto Bassolino – abbiamo fatto qualche passo indietro sotto certi aspetti, per esempio nel campo dei rifiuti, e abbiamo fatto passi avanti in altri settori. Per esempio nei trasporti e nelle infrastrutture. Vengo da Bruxelles dove siamo stati a presentare il grande progetto in corso di realizzazione a Napoli e in Campania – 40 cantieri aperti -nel campo della metropolitana e del trasporto pubblico su ferro, siamo andati a fare una sorta di rendiconto a dire “vedete come oggi spendiamo le risorse europee”. E la commissaria europea ci ha detto che in questo campo rappresentiamo una situazione di eccellenza. E, infatti, noi stiamo investendo 27 miliardi di euro, in lire una cifra gigantesca, nella metropolitana, nell’alta velocità, prima sul tratto Roma-Napoli, ora su quello Napoli-Salerno, per l’avvio della Napoli-Bari, per i porti, per i collegamenti ferroviari e autostradali dei porti con gli interporti di Nola e di quelli in costruzione a Battipaglia e a Marcianise. Un lavoro enorme. Quindi come nel campo rifiuti abbiamo difficoltà, nel campo dei trasporti siamo davanti a tante altre regioni e città, davanti alla Lombardia e a Milano o a Torino e di tante altre città italiane. Le cose si muovono. In qualche caso siamo andati indietro, in altri avanti. Ora bisogna spingere avanti la situazione nel suo complesso” (red)

Alcune consigerazioni personali.
Credo che Montezemolo sia stato davvero un signore, almeno questa volta. Non ha condannato Napoli ad una morte certa e ci sta dando una speranza. Sono daccordo su molti temi: la meroticrazia, i costi elevati delle amministrazioni, la pochezza dei servizi, ecc. Solo con una “società pù sociale” e pù votata verso la collettività si può davvero uscire da questa emergenza che non è solo rifiuti (come afferma Bassolino).

Il Governatore dice che siamo andati insietro, sui rifiuti, e siamo andati avanti, sui trasporti. Io direi che siamo collassati nei rifiuti, siamo stati distrutti dai rifiuti, siamo stati annientatati e lo siamo ogni giorno dai rifiuti. Definire lo sfacelo ambientale in Campania un passo indietro è pura follia. Del resto sul tema trasporti sono concorde solo in parte. Napoli sta crescendo sal punto di vista dei servizi su ferro, ma la provincia? Chi da Villaricca vuole raggiungere Napoli in poco tempo (si fa per dire) può fare una sola cosa: usare la macchina. Non ci sono mezzi alternativi e non ci saranno almeno per qualche decennio.

 Conclusione: tanti miliardi spesi per fare metropolitane, per poi portare turisti e cittadini a spasso nell’immondizia. Fortuna che il Napoli è andato in serie A, altrimenti non ci restava nulla per cui gioire.

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