Serve più biocarburante? Perfetto, abbattiamo le foreste!


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Sinceramente, non ho mai avuto molta considerazione del bio-carburante, sia per gli inevitabili effetti speculativi che sempre accompagnano le distribuzioni di massa, sia perché alla fine si finisce per inquinare lo stesso. A conferma di queste impressioni, su science è stato pubblicato un interessante articolo di Jörn P. W. Scharlemann and William F. Laurance dal titolo “How Green Are Biofuels?”.

Foresta amazzonicaIn pratica, anche se dalla combustione dei bio-combustibili si produce un quantitativo minore di gas serra rispetto al petrolio, quello che si spende, in termini di inquinamento e di impronta ecologica, e cinque volte maggiore. Fino a quando il petrolio era (pù o meno) a buon mercato, i bio-carburanti non erano molto convenienti e, quindi, erano poco diffusi. Ora che il costo di un barile dell’oro nero ha sfondato i 100 dollari, il carburante prodotto dai vegetali è diventato competitivo al punto di giustificare (dal punto di vista strettamente economico) la deforestazione per consentirne una sufficiente produzione. Circa 13 milioni di ettari di foresta viene sostituita, ogni anno, da piantagioni per la produzione di bio-carburanti. Tra i meno verdi c’è il diesel ottenuto dalla soia in Brasile e l’etanolo statunitense, il pù cattivo in assoluto è il diesel di sorgo prodotto nell’Unione Europea, che ha un impatto cinque volte maggiore della benzina.

Un altro aspetto preoccupante, figlio dei finanziamenti verso le produzioni di grano del governo Usa, riguarda gli agricoltori che non producono pù soia e si dedicano al grano. Questo alza il prezzo della soia, il che si traduce in una sempre maggiore quantità di piantagioni di questa pianta in Brasile, a discapito della foresta Amazzonica.

Insomma, non tutto quello che è verde fa bene alla natura.

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