Biùtiful Cauntri, finalmente sono riuscito a vederlo.


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Stare seduto su una portrona, chiuso in una piccola sala di un piccolo cinema napoletano, al buio, mentre su uno schermo bianco a pochi metri da me scorrono le immagini della morte della mia terra è una strana senzazione. Strana perché senti nel tuo animo un brivido strano, come se a piangere non fossero i tuoi occhi ma la tua anima nascosta nel buio. La voce familiare di Raffele Del Giudice, che racconta le sue quotidiane avventure, mi porta alla mente i primi ricordi di questa emergenza, di questo tumore terreno. Mi fa ricordare quando da piccolo sentivo della discaria di Luca (Luca Avolio, abitava proprio difronte casa mia), la cosiddetta “Al.Ma. Ecologia”. sentivo le voci del popolo che parlavano dei loschi affari che si facevano in quella cava. Mia zia, che vive a Villaricca 2 (una frazione di Villaricca), ci abitava proprio accanto. Quando andavamo a casa sua, il soffitto era cosparso di mosche e la puzza si impregnava nei capelli. Dovevamo farci il bagno eppena tornavamo a casa.

Ricordo anche la vicenda di Tamburino e dei suoi bidoni, guardacaso proprio ritrovati a pochi metri dalla discarica di Villaricca 2. Sono cresciuto con le strade piene di sacchetti, piene di rifiuti che la gente del posto sentiva autorizzata a buttare per terra, come se niente fosse. Quando ho capito che chi butta un pezzo di carta in strada può essere multato, beh, mi sono meravigliato. In quel periodo ritornavo a casa con le tasche piene di carta straccia, il pacchetto di sigarette accartocciato (ahimè, fumavo), il fazzoletto di carta usato, ecc. Avevo le tasche piene perché per strada non c’erano i cestini. Mancava tutto, anche la coscienza di segnalare il disservizio, semplicemente perché il servizio non lo avevamo mai avuto.

Biutifùl Cauntri ci racconta così come eravamo, solo che con il tempo il malessere è cresciuto, si è amplificato: l’abbiamo compreso. Ora è lecito ed è sacrosanto farlo comprendere al mondo intero. Chi giudica questo capolavoro (perché lo è, credetemi!) affermando che fa “cattiva pubblicità alla Campania” vuole forse negare che la Campania sia effettivamente quella che si vede nel film? Spero proprio di no.

Oltre alla mia terra (il giuglianese), nel film si vede un’altra realtà incredibilemente malata: Acerra e le sue pecore. Massimo rispetto alle famiglie che vivono e lavorano nei campi, insieme ai propri figli e a quel che resta dei propri greggi. A quanto pare, delle migliaia di pecore della famiglia Cannavacciulo, ormai non ne sopravvive pù nessuna e con loro è stato incenerito anche l’unico strumento che ci permetteva di leggere lo stato di salute della nostra terra.

Due frasi mi piace raccogliere tra le centinaia che in Bùtiful Cauntri si sentono. La prima è di Raffaele, quando in riva al Lago Patria, osservando la bellezza della natura che ancora sopravvive dice, commosso e commuovendo: “questa è la mia terra, ragazzi. A parte tutto… questa è la mia terra”. La seconda la dice il capofamiglia dei pastori di Acerra: “Dopo che le avete soppresse tutte – si riferisce alle pecore – sopprimete anche la popolazione”.

Il film, magistralmente diretto, si chiude su una scena che ricordo fin da bambino: il volo dell’angelo di Giugliano. Per quanto possa essere definita una ricorrenza assurda, fa parte delle nostre tradizioni, proprio come la corsa dei tori è tradizione a Pamplona. La poesia recitata dalla bambina alla Madonna e le immagini di distruzione della nostra terra fanno commuovere dentro e fuori. Stiamo morendo, e tutto il mondo lo deve sapere.

3 pensieri su “Biùtiful Cauntri, finalmente sono riuscito a vederlo.

  1. Edoardo

    Sono andato a vedere il film Venerdì scorso, la sensazione più forte che ho avuto è stata una profonda rabbia, amplificata forse anche dall’angusto cinema. Se avessi avuto uno dei responsabili di questo scempio tra le mie mani in quel momento ……..

  2. admin

    Sono pienamente d’accordo con te. La rabbia è forte e la tentazione di beccare i responsabili per cantarglene quattro è altrettanto forte. Portroppo io non vedo fine a questo scempio.

  3. Just Walter

    Parliamo spesso dei “responsabili” come fossero quasi delle entità astratte. I responsabili, a dire il vero, sono anche tra noi. Responsabile è ciascuno di noi quando vede qualcosa che non va e silente abbassa la testa; quando in un qualsivoglia modo si aiuta e si alimenta questo sistema, quello della criminalità organizzata/politica (non me ne vogliate ma difficilmente riesco a scindere i due concetti), anche solo pagando i parcheggiatori abusivi che a loro volta, si sa, pagano soldi alla camorra, alimentandone le casse. Siamo troppo poco educati alla legalità; e c’è chi su questo ci campa. Poi c’è da dire che, da campani doc, aspettiamo sempre che la crisi e il problema si manifestino prima di rendercene conto e cominciare a cercare una soluzione. Amiano sempre arrivare al punto in cui bisogna “porre rimedio” (liddove possibile) ma sono poche le volte che ci preoccupiamo di “prevenire”. Comunque il film/documentario dei tre registi campani è davvero fatto bene e ben venga vedersi sbattuta in faccia la cruda e nuda realtà dei fatti ..ce lo meritiano. Piuttosto, sempre parlando di responsabili, vorrei far riflettere sull’esiguo numero di persone che sono andate a vederlo e sull’ancor più esiguo numero di sale che hanno proiettato la pellicola. Ma tutto ciò era prevedibile se consideriamo il menefreghismo tipico del nostro Biutiful Cauntri…

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