Inquietante scoperta del centro malattie rare dell'Iss: gli "ftalati" delle plastiche provocherebbero il tumore.


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La notizia l’ho appena letta su il Tempo e pone l’attenzione su un tema davvero importante: la pericolosità non accertata di alcune sostanze di uso comune. L’Istituto Superiore della Sanità sta svolgendo uno studio per accertare se gli Ftalati, aggiunti alle plastiche per renderle pù morbide, siano o meno la causa di una rara forma di tumore al fegato (l’epatoblastoma, un tumore maligno raro e molto grave che colpisce i bambini nella percentuale di 1 su 8 milioni). La questione è preoccupante perché quasi tutti i giocattoli destinati ai bambini appena nati sono formati da platiche morbide che contengono la sostanza incriminata.

La notizia è stata anticipata da Domenica Taruscio, in occasione della Prima Giornata di sensibilizzazione sulle malattie rare che si svolge in contemporanea in vari paesi europei. La responsabile del centro malattie rare ha affermato che “l’80% dei tumori hanno origine genetica e c’è un 20% di casi che hanno origine da stimolazioni ambientali e alimentari”. Sempre la Taruscio ha aggiunto che “Si è infatti osservato che bambini nati prematuramente e intubati, dunque a contatto con apparecchiature plastiche contenenti ftalati, hanno sviluppato pù frequentemente di altri questa patologia».

Gli Fatalati sono esteri dell’acido ftalico e sono presenti nelle plastiche di uso comune, soprattutto nel PVC. Tali sostanze consentono alle molecole di scorrere le uni sulle altre in modo da rendere morbida la sostanza plastica. Come si legge da wikipedia, nel 2004 è stata stimata una produzione mondiale di flatalati di 400.000 tonnellate, il ché non ci rende tranquilli. Inoltre, riportiamo testualmente, una nota sugle effetti di queste sostanza sulla salute.

Gli ftalati sono oggetto di controversia dal 2003; alcuni studi sembrano mostrare che siano in grado di produrre effetti analoghi a quelli degli ormoni estrogeni, causando una femminilizzazione dei neonati maschi e disturbi nello sviluppo dei genitali e nella maturazione dei testicoli.

Studi sui roditori mostrano che un’elevata esposizione agli ftalati provoca danni al fegato, ai reni, ai polmoni ed allo sviluppo dei testicoli, tuttavia, un analogo studio condotto da ricercatori giapponesi su una specie di primati non ha evidenziato effetti a carico dei testicoli (Tomonari et al, The Toxicologist, 2003).

Estratto da “http://it.wikipedia.org/wiki/Ftalati

Questo dimostra come sia incerto l’uso dalla maggiorparte delle sostanze oggi in commercio. Inoltre, ci sono una serie di processi che sono sotto accusa e che vengono continuamente utilizzati senza che ci sia una chiara conoscenza sui loro effetti, basti pensare alle onde elettromagnetiche dei sistemi telefonici.

Un pensiero su “Inquietante scoperta del centro malattie rare dell'Iss: gli "ftalati" delle plastiche provocherebbero il tumore.

  1. Nino

    Giusto per non creare falsi allarmismi, mi permetto di porre l’accento sulle normative che hanno il compito di armonizzare l’avvio al commercio di nuove sostanze chimiche, che se non aggirate consentono un accesso non indifferente alla conoscenza di ciò che comunemente va a finire nelle mani del consumatore finale sia che sia esso commerciale o privato. In particolare, oggi, ha un ruolo di primaria importanza il regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals ) in cui il ruolo di primo piano spetta all’aggenzia europea sostanze chimiche ECHA (European Chemicals Agency ) che ha sede in Finlandia. Il regolamento REACH però è comunque il risultato di una evoluzione normativa e di un cambiamento di concezione, in quanto mentre prima era compito dell’echa o delle varie agenzie nazionali di fare test molto costosi e time intensive su cavie (3 – 4 anni test su topi, criceti, ecc.); questi test sono stati un fallimento in quanto in 10 anni di attività si sono registrate e classificate pochissime sostanze. Adesso con il regolamento REACH, spetta alle aziende che mettono in commercio determinate sostanze che si costituiscono in gruppi per minimizzare l’impatto economico e l’utilizzo di cavie. Quete aziende oltre a fare i test devono anche fare informazione lungo la catena, ed il produttore quanto gli intermedi nella catena il consumatore (life span) devono conoscere gli utilizzi e le pericolosità per la salute.

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