Le emissioni di gas serra della Termovalorizzazione (1).


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La premessa. Questi che vi proponiamo, sono due articoli tratti da alcune considerazioni lette in una relazione dell’Ing. Andrea Forni sulle emissioni di CO2 che si hanno all’interno di un impianto di Termovalorizzaione. In questo primo contributo ci soffermiamo sulle premesse, mentre nel secondo (di prossima pubblicazione) faremo riferimento ai dati relativi alle effettive emissioni degli impianti di trattamento termico degli RSU.

Emissioni gas serra KyotoLe emissioni. È impressionante notare che negli ultimi 1000 anni si sia avuta una impennata spaventosa delle emissioni di CO2. Basti pensare che nel lontanissimo 900 si emettevano appena 270 ppmv (parti per milione volumetriche), valore restato costante fino al 1800 (per quasi mille anni, quindi), dove l’essere umano ha cominciato a produrre (e quindi a consumare). Dal 1800 ad oggi si è passati dalle 270 ppmv alle attuali 370 ppmv. [Fonte: Environment Canada, 2004].

Le cause e le soluzioni. Le principali cause di queste emissioni sono da leggersi nel consumo, ormai spropositato, di combustibili fossili e nella scellerata attività di deforestazione che ogni anni siamo capaci di perpetrare. Con l’ormai inflazionato protocollo di Kyoto si sta cercando (molto a rilento, direi) di invertire questa tendenza. Per il periodo che va dal 2008 al 2015, alcuni paesi industrializzati, si impegnano a ridurre le emissioni di gas serra del 5% rispetto ai valori emessi nel 1990. L’UE, che ha ratificato il protocollo nel 2002, si impegna ad una riduzione dell’8%. Sembra assurdo ma, nonostante la partecipazione dell’Europa e di numerose nazioni indrustrializzate, l’accordo non è potuto entrare in vigore finché la Russia non lo ha ratificato. Infatti, USA e Australia ancora oggi sono fuori dal protocollo che, per fortuna, è entrato in vigore nel febbraio del 2005.

Kyoto. Kyoto non è solo un accordo siglato sulla carta, ma è un vero e proprio strumento che insegna e guida le nazioni al raggiungimento dei propri obbiettivi di riduzione. Il protocollo mette a disposizione diversi strumenti e incentivi, tra i quali l'”Emission Trading“, che è uno strumento che premia le attività che hanno emissioni minori rispetto a quelle preventivate e che dà la possibilità di commerciare crediti da emettere verso altre nazioni; la “Joint Implementation“, che permette, alle imprese delle nazioni indistrializzate, di fare fronte comune per facilitare le riduzioni; il “Clean Development Mechanism“, che è indirizzati ai paesi in via di sviluppo.

In Italia. In Italia, nel 1990, si emettevano circa 520 Mt di gas serra, nel 2004 si è arrivati a 582 Mt con un incremento, quindi, di circa 62 Mt (il 12% in pù rispetto al 1990). Volendo rispettare gli obbiettivi che il nostro paese si è prefissato, le emissioni nel 2004 sarebbero dovute essere di 458 Mt, con una riduzione del 6.5% rispetto al 1990. È inutile sottolineare che all’aumentare della produzione nazionale (PIL) si ha un’inevitabile incremento della CO2 emessa, quasi a sottolineare che, con l’attuale sistema produttivo, non si può crescere senza emettere pù CO2.

I responsabili. Volendo considerare i settori responsabili delle emissioni, si ha che il maggiore indiziato è il settore energetico, che da solo contribuisce per circa l’80% delle emissioni, per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti, si ha un contributo del 3.4%. Analizzando la tendenza, invece, si nota che l’incremento che si è avuto può essere imputato al settore energentico, essendo gli altri rimasti pù o meno costanti nel tempo.

Prima conclusione. Da questi pochi ed approssimati dati si può trarre già una prima e secca conclusione. Anche se ci stiamo appoggiando ad un’analisi non nostra, ci reputiamo uno strumento indipendente, composto da persone “esperte almeno didatticamente” e ci permettiamo di fare alcune affermazioni. Così come ratificato, il protocollo di Kyoto non ci porterà da nessuna parte. Non è possibilie ridurre le emissioni senza modificare considerevolemnet le nostre abitudini. Voler vivere e consumare ai ritmi odierni e, contemporaneamente, ridurre i gas serra è come voler mangiare il brodo con la forchetta: proprio non ci si riesce. L’unica nota positiva di Kyoto è l’aver messo sul tavolo comune di molti paesi le premesse per una seria considerazione del problema che, finché ci sarà petrolio sulla terra, non potrà essere superato. Nel prossimo articolo ci soffermeremo sugli effetti che il trattamento termico dei rifiuti apporta alle emissioni.

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