Da internapoli: Una discarica di amianto a cielo aperto è stata scoperta e denunciata ieri mattina da Legambiente a pochissimi metri dai cancelli della discarica di Cava Riconta. Il consigliere nazionale dell’associazione ambientalista, Raffaele Del Giudice, ci ha guidati a pochi passi dal piazzale della discarica e ci ha indicato un deposito di Ethernit, famigerato prodotto realizzato con amianto e utilizzato in passato come materiale di copertura risultato poi da studi medici, un prodotto altamente cancerogeno. E’ scattata immediatamente la denuncia ai Carabinieri, sul posto sono giunti i militari della compagnia di Giugliano diretti dal Capitano Gaetano de Biase che hanno posto sotto sequestro l’intera area, una siepe che costeggia il vallone a ridosso della cava di Via Ripuaria, una zona dove la vegetazione è tra le pù ricche dell’intero territorio: piante rare e uccelli migratori hanno vissuto per secoli indisturbati, ma ora sono minacciati dai crimini ambientali perpetrati dall’uomo.
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La mia tesi, capitolo secondo: adsorbimento di metalli pesanti.
Con il secondo capitolo già si comincia a fare sul serio. Nel mio caso ho introdotto il fenomeno principale che caratterizza l’argomento della tesi: l’adsorbimento dei metalli pesanti. In prima battuta ho fatto un’analisi generalizzata del fenomento partendo dagli aspetti termodinamici, descrivendone, senza particolari approfondimenti, le varie tipologie facendo la classica distinzione tra “adsorbimento chimico” (chemioadsorbimento) ed “adsorbimento fisico”, introducendo il concetto di “isoterma” e definendo le varie forme di quest’ultima.
Come è sempre consigliabile, si passa allo specifico, in particolare è utile particolarizzare quello che in prima battuta è stato detto in modo generico. Ho definito l’adsorbimento in soluzioni acquose, ponendo l’attenzione sulle diverse manifestazioni al variare del pH della soluzioe ed al variare delle sostanze presenti. C’è da dire che, vista la grande varietà di composti presenti, in soluzioni acquose il fenomeno dell’adsorbimento risulta essere particolarmente complesso.
Infine, vista la specificità della tesi, ho dovuto introdurre gli aspetti cinetici, introducendo le equazioni di bilancio di massa e di scambio di energia, vero cuore dell’analisi interpretativa dei dati. Infatti, saranno proprio queste equazioni che, discretizzate, porteranno ad una soluzione accettabile del problema.
Insomma, un’interessante analisi del mondo dell’adsorbimento, fenomo importantissimo nell’ambito della depurazione di reflui (liquidi e gassosi) da sostanze molto perisolose come i metalli pesanti. Vi lascio alla lettura del file: Adsorbimento di metalli pesanti.
Le Bugie degli Anti Ecologisti.
Ho trovato quest’articolo su http://www.aclibergamo.it/Â e lo trovo interessante e provocatorio.
 Ora che il rapporto di 2500 scienziati dell’Onu ha documentato che sono in corso vasti cambiamenti climatici, dovuti a un aumento generale della temperatura provocato dalle attività dell’uomo, dalla iperproduzione, dalle colossali emissioni di gas che vengono dalle industrie e dai loro prodotti, e che se non si cambierà registro si va incontro oltre ai danni già in atto, a varie catastrofi a piacere, dalla riduzione dei ghiacciai, all’innalzamento dei mari, alla sommersione delle terre, alla desertificazione di altre, nessuno, credo, può pù negare che il problema esiste e che l’«effetto serra» è un’invenzione dei soliti apocalittici.
E infatti, di fronte all’evidenza, nessuno pù lo nega. Ma i rimedi proposti sono i soliti: «fonti di energia pulite, «rinnovabili», tecnologie ancor pù sofisticate per poter avere uno «sviluppo sostenibile».Non esiste nessun «Sviluppo sostenibile». Lo sviluppo è già insostenibile. E ogni suo ulteriore incremento comunque ottenuto, al posto della decrescita, porta ancor pù velocemente alla catastrofe ecologica. È illusorio pensare di salvare capra e cavoli, lo Sviluppo e l’ambiente, con il ricorso a fonti di energia «alternative». Qualsiasi fonte di energia usata in modo massivo è inquinante. Se al posto del petrolio e dei combustibili fossili si userà l’idrogeno, tanto caro al tecnologica Sonn Rifkin, si alleggerirà l’ecosistema in un punto ma lo si appesantirà in qualche altro. Senza contare che la conversione di un fonte di energia in un’altra vuole tutta una serie di adattamenti sistemici che non possono esser ottenuti che usando altra energia. Cosicché se nel particolare si ottiene, poniamo, la riduzione dell’inquinamento da due a uno, a livello sistemico lo si quadruplica. E invece di risolvere il problema lo si aggrava. «La tecnologia» mi ha detto una volta il filosofo della Scienza Paolo Rossi «per ogni problema che risolve ne apre altri dieci ancor pù complessi con un effetto moltiplicatore».Questi si sono semplicemente dimenticati dell’entropia, della seconda legge della termodinamica che Carnot enuncia nel 1824 a proposito dei flussi di calore delle macchine a vapore e che nel 1860 il fisico tedesco Clausius estese alla produzione di tutte le forme di energia.Tutto ciò perché in Occidente non ci si vuole, o non si può, rassegnare a una società in cui lo sviluppo, la produzione di beni, il consumo, l’economia, il Pil non siano in costante crescita. E invece l’unica soluzione, se non vogliamo uccidere l’ecosistema che ci ha dato e ci dà la vita, è la decrescita: della produzione, dei consumi, dell’economia. Noi dobbiamo ridurre drasticamente i nostri livelli di vita, anche perché il cosiddetto benessere – andando qui oltre la questione dell’inquinamento che è la pù evidente, la pù immediatamente percepibile da chiunque, ma non è nemmeno la pù importante – si è rivelato uno straordinario malessere esistenziale. Ovunque. In Cina da quando è iniziato il «boom» economico il suicidio è diventato la prima causa di morte fra i giovani e la terza fra gli adulti. In Europa i suicidi sono decuplicati dall’era preindustriale a oggi. Vorrà pur dir qualcosa. O no?
Il presidente della Banca Mondiale Paul Wolfowitz (davvero un bel soggettino, uno dei teocon pù scatenati che ha fortissimamente voluto la guerra all’Iraq, commentando il rapporto degli scienziati Onu lamenta: «È triste constatare che oltre un milione di persone in varie parti del mondo sopravvivono a fatica, con un reddito inferiore a un dollaro al giorno.
Ancor pù numerosi sono gli esseri umani che non hanno accesso all’elettricità nelle zone rurali dei Paesi «in via di sviluppo». A parte il fatto che nelle economie di sussistenza, cioè di autoproduzione e di autoconsumo, si può fare a mano anche di un dollaro, al giorno o all’anno, Wolfowitz non sembra rendersi conto della contraddizione: se in quei luoghi arrivasse l’elettricità, se arrivassero i dollari, se i «Paesi in via di Sviluppo» si sviluppassero come noi il pianeta crollerebbe sotto il suo proprio peso. Se ottocento milioni di cretini industrializzati hanno mezzo a rischio l’ecosistema, sei miliardi lo distruggerebbero all’istante.Bisogna che gli abitanti dei Paesi industrializzati riducano i loro livelli di vita, abbassino la cresta e le loro folli pretese di crescita infinita su cui è basato il modello economico e sociale occidentale (le crescite esponenziali esistono in matematica, non in natura), solo allora, forse, potranno convincere i Paesi che chiamiamo del Terzo Mondo a fermarsi al punto in cui sono o, meglio, ancora, a ritornare ai loro modi di esistenza tradizionali in cui vivevano pù serenamente e umanamente, prima che noi li trasformassimo in «Paesi in via di Sviluppo» (espressione che assume oggi connotati pù sinistri che mai) perché, per alimentare la nostra crescita, abbiamo un assoluto e assassino bisogno, oltre che delle loro fonti di energia, dei loro mercati.Non so chi abbia messo in testa all’uomo occidentale (dimentico di tutto, della sua cultura di base, quella greca, di Eraclito e persino della fisica moderna) che la crescita sia un bene in sè.
Anche il tumore è una crescita. Di cellule impazzite. Qui a far la parte delle «cellule impazzite» è l’uomo che è diventato il tumore della Terra e di se stesso.
Massimo Fini.
La mia tesi, capitolo primo: introduzione.
L’introduzione della tesi è, di solito, la parte pù noiosa ma al tempo stesso pù semplice. Nella maggiorparte dei casi si tratta di fare un’analisi dettagliata di quello che è il cuore dello scritto, nel mio caso il Mercurio (Hg). Sono partito da un’analisi chimica del componente, fino ad arrivare ad aspetti meno tecnici, come le fonti naturali ed antropiche, sorgenti di emissione industriali, concentrazioni tipiche in acque dolci e marine, fino ad arrivare alla tossicologia e agli effetti sull’uomo. Inoltre, oltre agli aspetti oggettivi del mercurio, ho trattato alcuni aspetti normativi, e le metodologie di trattamento dei reflui contenenti Hg.
L’introduzione si chiude con una breve indicazione dello “scopo del lavoro”.
Per ovvie ragioni di formattazione del testo e per agevolare la lettura e la diffusione della tesi ho deciso di pubblicarla in formato pdf: Introduzione alla mia tesi.
Lancio un ulteriore segnale verso la condivisione: pubblico la mia tesi… senza nulla a pretendere!!
Appena laureato, volevo inserire dei riferimenti alla mia tesi su uno dei maggiori portali a pagamento utili allo scopo, ma poi decisi di rifletterci su. Oggi, quasi improvvisamente, ho preso la mia decisione: pubblico la tesi con Licenza Creative Commons. In pratica potete farci quello che volete, anche riutilizzarla e modificarla, evitando di farne un uso commerciale e lasciando inalterata la licenza.
Ovviamente, questa mia decisione è frutto di una linearità con il mio modo di vedere l’informazioni oggi: libera e gratuita. Del resto, InAmbienTe è un portale che ha come unico scopo la condivisione di materiale didattico, senza costi e senza scopi di lucro, come vedete non ci sono banner pubblicitari.
Prima di entrare nel merito di questa mia iniziativa, vorrei fare una breve introduzione, cercando di indirizzare i lettori a quello che è il mondo che vive un tesista (o meglio, che viveva un tesista del vecchio ordinamento). Vi racconto come ho scelto la mia tesi.
Per chi ha seguito, o segue, il corso di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio a Napoli, questo nome sarà familiare: Amedeo Lancia. Lancia è un professore (il professore) che insegna alla facoltà di Ingegneria, che io sappia fa corsi sia a Chimica che ad Ambiente e Territorio. Io l’ho conosciuto per la prima volta nel 2000 (credo), al corso di “Ingegneria Chimica Ambientale” e la prima impressione è stata: “sei un grande… Lancia!!”. Ho seguito il corso per intero, la pù bella esperienza didattica della mia vita, e, dopo aver studiato tanto, ho fatto l’esame nel mese di Luglio… la pù brutta esperienza della mia vita. Risultato finale… 21/30 ed un commento lapidario del prof: “Se ne laurano 100… se ne laureano pure 101”.
Solo dopo qualche anno ho capito il senso di quella frase, che in prima battuta ho reputato offensiva e di basso livello. Prima di darci il voto (eravamo in due a fare l’esame) il prof. ci spingeva a rifiutare, a ritornare e a dimostrare il nostro vero valore, ma la voglia di un esame in meno ha spinto me ed il mio collega ad accettare il tozzo di pane… questo spinse Lancia al commento lapidario e poco edificante… questo ha spinto me a crescere e migliorare esame dopo esame.
Dopo quella esperienza, quasi per caso, ho re-incontrato Lancia al corso di “Impianti di Trattamento degli Effluenti Inquinanti”, gestito in collaborazione con il prof. Arena. Questa, come allora, è stata un’altra magnifica esperienza didattica. Lancia ed Arena hanno saputo stuzzicare il mio interesse nella materia, ma il fattore determinante è stato uno: Alessando Erto, mio brillante collega laureatosi prima di me con grande profitto.
Ho incontrato Alessabdro al laboratorio di Lancia, con il quale si è laureato e con il quale fa il Dottorato, mi ha parlato della sua tesi… e mi ha convinto. Credetemi, ragazzi, andare da Lancia e chiedergli di fare la tesi ha superato, come esperienza universitaria e di vita, le due precedenti esperienza con il prof. Mi ha parlato come si parlerebbe ad un quasi ingegnere, con rispetto e comprensione, mi ha fatto fare un giro nel laboratorio, indicandomi i vari progetti di ricerca, dandomi la possibilità di scegliere e di conoscere le varie realtà in gioco. Alla fine, sempre grazie ad Alessandro e con l’aiuto del geniale Francesco Di Natale, ho scelto per una tesi sulla “Rimozione di Mercurio da soluzioni acquose mediante Adsorbimento su Carbone Attivo”. È stato come fare il ricercatore… per un anno… un’esperienza che reputo unica ed irripetibile.
Ho sentito di amici che, con tesi di qualche mese, scrivendo quattro capitoli e non capendo nulla hanno avuto il massimo dei punti; io, con una tesi formativa, che è durata un anno, e che mi ha permesso di conoscere un mondo tutto nuovo, ho avuto il massimo dei punti e la possibilità di vivere un’esperienza con tante persone che reputo amici e con i quali ho condiviso bei momenti.
Ecco perché vi consiglio di scegliere con attenzione l’argomento della vostra tesi: sarà l’occasione pù grande che avrete per dimostrare ad una platea di professori… quanto realmente valete.
Per ora comincio dall’inizio… ma proprio inizio… pubblicando il frontespizio, il resto verrà un passo per volta. Continua a leggere
4 febbraio 1991, un camionista e 571 bidoni.
Ho letto alcune pagine del libro di Alessandro Iacuelli, e mi ha sorpreso capire cosa ha spinto l’autore nello scrivere: Mario Tamburrino (per chi non conosce la storia di Tamburrino vi rimando all’articolo di Antonio Menna pubblicato su InterNapoli). La vicenda mi fa ricordare il mio primo esame all’università: Disegno. Lo feci in società con un mio caro amico, Raffaele C., ora collaboratore al dipartimento di Idraulica della facoltà di Ingegneria. Tamburrino mi ricorda l’esame di Disegno perché il nostro prof., Maione (non Maglione come erroneamente riportato in precedenza ndr), ci diede un progetto da realizzare, un progetto a nostra scelta, che avesse come oggetto un qualsiasi territorio napoletano. Io scelsi la mia città: Qualiano, anche se in realtà abito a Villaricca (praticamente tutto intorno casa mia è Qualiano). Lo feci perché sapevo che sul territorio qualianese avrei avuto molto da scrivere e da fotografare, molto da riportare e da analizzare. Il primo pensiero fu quello di recarmi da un caro amico di famiglia, una persona che molti conoscono per il forte coraggio e la grande caparbietà, una persona che altri conoscono semplicemente perché è il segretario locale di Legambiente: Raffaele DG.
Ricordo che faceva caldo, credo fosse Aprile o Maggio del 1997, e ricordo che io e Raffaele C. avevamo appuntamento con DG a casa sua. Non so perché ma la scena mi è rimasta impressa. DG stava facendo ripetizione ad alcuni ragazzi e tra una storia ed un’altra ci buttava sempre in mezzo un po’ di ecologia e di educazione ambientale. Gli spiegammo la situazione e la nostra esigenza di recuperare materiale sui problemi ambientali di Qualiano e fummo immediatamente accontentati. Ci diede un sacco di ritagli di giornale, delle foto un libro sull’ecomafia ed un opuscoletto verde dal titolo: “Qualiano, un paese in discarica. Viaggio del periodico Il Timone nel mare di veleni che circonda Qualiano”. Ancora oggi conservo tutto. Prima di salutarci DG ci mostrò la sua macchina, e non perché era bella da morire, semplicemente per indicarci i buchi lasciati dai proiettili sparati da ignoti con l’unico obbiettivo di intimidirlo. Lo salutammo e andammo via molto scossi per quello che avevamo visto e sentito.
Tornato a casa cominciai a leggere i ritagli dei giornali e fu allora che conobbi la storia di Mario Tamburrino, storia che mi colpì davvero molto perché si parlava di Via Bologna, si parlava di Villaricca (per la precisione quella zona di Villaricca viene definita Villaricca 2). Io a via Bologna c’ero stato spesso, mia zia abita a Via Venezia (oggi Via Consolare Campana) a due passi da Via Biologna e proprio a Via Bologna è nata una chiesa che ho frequentato fino a qualche anno fa, una chiesa dal nome eloquente: Oasi di Nostra Signora della Speranza, quasi a voler tracciare un percorso per il futuro.
È davvero triste posare gli occhi sui ritagli di giornale che DG, nel 1997 ci fece fotocopiare, è triste leggere l’opuscoletto de “Il Timone”, leggerci l’entusiasmo di chi sentiva di poter fare qualcosa e vedere cosa è Qualiano oggi, cosa è Villaricca, cosa è Giugliano… cosa è la nostra amata regione.
Ci sono dei posti che sembrano avere un destino segnato, tracciato con inchiostro indelebile su qualche strano libro divino, uno di quei posti è sicuramente Villaricca 2. Prima una mega discarica AL.MA, poi, chiusa la discarica, la storia dei rifiuti tossici, oggi in quella zona i miasmi della discarica di Cava Riconta fanno morire anche le mosche. Non oso pensare domani cosa accadrà.
Tamburrino perse la vista, Tamburrino oggi non vede ma sicuramente ricorda il male che il suo gesto ha fatto a se stesso e a tutti gli abitanti di Via Bologna. Quei 571 bidoni sono solo la punta dell’enorme iceberg che ogni giorno ci affonda sempre di pù e ho sempre di pù la sensazione che non ne usciremo. Non ora… ne sono certo. Bisogna far cambiare la mentalità della gente, bisognerebbe modificare il loro modo di vedere le cose. Bisognerebbe educare una classe politica poco attenta o forse poco volenterosa. Le soluzioni ci sono, la tecnologia ce lo permette, ma la cultura no!! In questo territorio, la raccolta differenziata non esiste perché non esiste nella mente delle persone e se provi ad educarle, se provi a cambiare le loro esigenze vieni immediatamente individuato come colui che vuole mettere i bastoni tra le ruote a chi deve fare in modo che l’emergenza duri. Questo DG lo sa… a testimoniarlo c’erano i fori di proiettile nella portiera della sua ritmo azzurra.
Un referendum contro l'energia solare: cosa ne pensate?
Ho trovato questa notizia su un blog toscano e mi è sembrato opportuno segnalarla vista la singolare conclusione che sta avendo la vicenda.
 Nel comune di Sticciano Scalo, l’amministrazione ha avuto la lodevole idea di installare un impianto per la produzione di energia solare su un terreno che si trova a 4km dalla cittadina. Brillante iniziativa, oserei dire, magari si pensasse a fare cose del genere pù spesso. Ma, come al solito, la popolazione si oppone al progetto, facedo presente al sindaco che il terreno in questione deve essere salvaguardato e che è meglio installare i pannelli solari sui tetti delle case. Non solo, ma un brillante esponente di AN ha anche pensato di indire un referendum per abrogare la delibera che ha visto l’approvazione del progetto.
La zona interessata dal progetto conta 5 ettari di terreno destinato all’uso agricolo. L’investimento sarà finanziato da fondi pubblici, nella misura di 5,3mln di Euro su 8 mln totali.
La popolazione oppone al progetto delle considerazioni pù o meno condivisibili, asserendo che bisognerebbe salvaguardare prima il terreno, che può fornire energia alternativa nella forma del cibo e poi pensare all’energia elettrica prodotta dai pannelli, che potrebbero tranquillamente essere installati sui tetti delle case. Nell’articolo, che segnalo, si pone l’attenzione sull’enorme aumento demografico della terra (75mln di individui in pù ogni anno) e sulla diminuzione della produzione di cibo che potrebbe, a lungo andare, creare forti problemi ad una popolazione sempre pù ingorda. Francamente, la vedo un po’ sterile come argomentazione. Secondo me il problema del cibo non si pone nella quantità prodotta ma nella forma di distribuzione sbilanciata che se ne fa.
Ecco alcune immagini della zona:
Cartellone del cantiere.
Uno dei 137 plinti in costruzione.
Una ruspa al lavoro.
Napoli, il vero vulcano sta sotto terra.
Da una lodevole segnalazione di uno dei pù attivi utenti di InAmbienTe, il nostro caro Vigile del Fuoco Gian Pla, vi riporto in allegato un ritaglio di giornale molto interessante e dal titolo molto eloquente: “Napoli, il vero vulcano sta sotto terra”. L’articolo, una sorta di intervista al commissario Bertolaso, si riallaccia al topic sul viaggio nei rifiuti che potete leggere sul forum e che sta diventando sempre dù pù una interessante discussione. Una precisazione è d’obbigo: il contenuto dell’articolo non è una novità o una scoperta recente, sappiamo da tempo che la nostra situazione è assurda e perisolosa, ma è un ottimo punto di partenza per spingere la discussione iniziata nel topic a crescere sempre di pù.
Vorrei ripostare alcuni significativi passaggi che possono dare maggiormente l’idea di quanto la situazione sia ormai quasi al limite della sopportazione e di quanto sia assurda, soprattutto perché le istituzioni sanno ma non fanno. Leggendo l’articolo si legge che lo stesso commissario Bertolaso afferma che le «falde acquifere del tanto citato triangolo della morte sono avvelenate perché inquinate da rifiuti tossici». Questo testimonia ancora una volta che le istituzioni sanno, e quindi perché non cercano di bonificare la zona con i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione?
Bertolaso, fa anche riferimento alla strana crescita dei casi di tumore affermando che «si nota un’anomalia ma che non c’è mai stato uno studio vero questo territorio». A me risulta invece che uno studio serio sia stato fatto, come si legge sempre nell’articolo (nel 2004 dal Dott. Mazza), e che sia stato anche pubblicato su un’autorevole rivista straniera. Forse manca una dimostrazione scientifica che leghi l’aumento dei casi di tumori alla situazione ambientale della zona, ma i dati oggettivi parlano chiaro e le istituzioni potrebbero anche spingere le università a produrre risultati pù profondi e a trovare eventuali nessi tra le due situazioni estreme.
Sempre nell’articolo si legge che la Comunità Europea ha stanziato circa 18mln di Euro (che si vanno ad aggiungere ai tanti milioni di euro che la regione spende prelevandoli dalle nostre casse)Â per cercare di rimediare al disastro ma che nulla è cambiato, anzi, tutto peggiora sempre di pù. Allora mi chiedo: che fine hanno fatto quei soldi? In quali tasche sono finiti? Magari si poteva finanziare un bel progetto di bonifica e di controllo del territorio, si poteva far lavorare qualche volenteroso Ingegnere invece di costringerlo ad emigrare altrove. Come vedete, si potevano fare un sacco di cose ma non sono state fatte, e forse mai si faranno.
Vi lascio leggere il ritaglio inviatoci da Gianluca: Napoli, il vulcano è sotto terra. Buona Lettura.
Le vie infinite dei rifiuti
 Tramite il forum di InAmbienTe ci è arrivata una gradita segnalazione dalla quale ho estrapolato un post molto interessante di “spazzatour“, un utente molto attivo nel panorama informativo campano… oserei dire. Nel post oltre alla segnalazione di un meravoglioso articolo è stato segnalato un interesante progetto editoriale che vede la pubblicazione di un volume, dal titolo “Le vie infite dei rifiuti” acquistabile on-line in formato elettronico oppure in librerie in formato carteceo. Di seguito vi riporto l’articolo relativo alla pubblicazione. Spero lo troviate interessante.
L’inquinamento costante e sistematico dell’ambiente e dei suoi abitanti sta cambiando la morfologia del paesaggio, rendendolo ormai molto simile ad una grande discarica. Ciò che è visibile ad occhio nudo, tuttavia, non basta per comprendere un fenomeno molto pù complesso, il cosiddetto “business dei rifiuti”
Nel desolante paesaggio generale emerge Napoli, che agonizza soffocata dalle esalazioni dei rifiuti urbani, e la Campania, che muore avvelenata da materiali tossici, dalla politica compiacente e dalla criminalità che la assedia.
“Le vie infinite dei rifiuti” è un’inchiesta giornalistica che ricostruisce il viaggio e lo smaltimento dei materiali tossici verso la Campania e le motivazioni concrete dell’ormai cronica “emergenza rifiuti” della regione.
Autore Alessandro Iacuelli
Prezzo versione cartacea a partire da € 12,46; e-book € 1,33
Dati 15.24cm x 22.86cm 236 pagine
Anno 2007
Editore Altrenotizie.org / Lulu
ISBN 978-1-84753-184-1
Disponibile on line:
– Lulu Press
– Amazon
– Blackwell
RCA: Rifiuto Con affetto!!
L’ho scoperto quasi per caso, girando tra vari siti che trattano il tema spinoso dei rifiuti, e l’ho trovato subito geniale: Â non ricircolo, non riutilizzo ma… riaffezione.
Il progetto prende il nome di RCA (Rifiuto Con Affetto) ed ha l’obbiettivo di raccogliere e rimettere in circolazione gli aggetti che, frutto della mentalità dello spreco e che semplicemente a noi non servono pù, verrebbero buttati anche se ancora utilizzabili. In sostanza, grazie ad RCA, il rifiuto (o presinto tale) verrebbe sottratto alla discarica per essere rimesso in circolazione. Quindi un cassonetto della spazzatura che riporta in vita il rifiuto piuttosto che ucciderlo.
Vediamo come agisce?
Il progetto interviene prima di tutto a livello di informazione: una volta scelto un quartiere pilota, tutte le case di questo riceveranno nella loro cassetta della posta una cartolina con illustrato il progetto RCA e i modi per aderirvi. Nel quartiere scelto verrà poi posizionato il cassonetto RCA.
Il cassonetto RCA
Verranno portate alcune modifiche su un normale cassonetto: la parete frontale viene sostituita da uno sportello trasparente e gli interni suddivisi con delle mensole. Attingendo dall’idea di vetrina si vuole creare una nuova relazione tra l’interno e l’esterno del cassonetto: l’azione del “buttar via†e quella del “rovistare†si trasformano in un “lascia e prendiâ€. Il cassonetto da luogo di rifiuto si trasforma in luogo di scambio.
Auto-sostenibilità
Agendo sullo scambio, si prevede che il cassonetto abbia un continuo e costante riciclo di oggetti tale da non necessitare il servizio di svuotamento settimanale dei cassonetti VESTA.
Sviluppi
Dopo l’intervento nel quartiere pilota della durata di circa due mesi, in base ai risultati verrà ipotizzata l’estensione del progetto anche ad altri quartieri.
Progetto ideato e coordinato da
Roberta Bruzzechesse, Maddalena Vantaggi, Maria Zanchi, curato da Alessandra Saviotti.
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Spazzatour, viaggio nella pattumiera d'Italia.
Video del citato tour, detto anche “spazzatour”, con i giornalisti esteri per il territorio campano infestato dai rifiuti. Le immagini sono state prese dalla trasmissione AmbienteItalia di RaiTre. Si ringrazia l’utente spazzatour per la segnalazione del file.
Nasce "InBlog", il blog degli studenti di ingegneria.
Il portale degli studenti di ingegneria www.inambiente.it, è nato come punto di aggregazione per tutti gli studenti che hanno difficoltà nel reperire informazioni e nel trovare punti di incontro, per confrontarsi e discutere di argomenti didattici. Oggi, www.inambiente.it, conta centinaia di iscritti, centinaia di appunti da poter consultare e, pù di cinquemila download tetimoniano l’effettiva utilità del servizio. Oltre al materiale puramente didattico, ci sono centinaia di articoli commentabili ed un potentissimo forum con moderatori sempre pronti a rispondere e ad aiutare chi ne ha bisogno. Il tutto, e lo sapete, è gratis e… senza nulla a pretendere.
Oggi, 3 Aprile 2007, a tutti i servizi elencati precedentemente, si aggiunge il blog: uno strumento che servirà a dare maggiore voce a chi vorrà farsi sentire. Mentre gli articoli sulla home page di www.inambiente.it saranno articoli selezionati e pubblicati dagli amministratori del portale, il blog sarà il calderone che riceverà tutti i contributi di chi deciderà di scrivere e commentare.
La comunicazione è importante, come lo è la condivisione. Pù si parla, pù ci si confronta e pù si rierscono a comprendere e correggere i limiti. Siamo… sarete ingegneri, e l’ingegno si alimenta con la parola e con la lettura.