Il Premio Nobel per la Fisica snobba clamorosamente l'Italia. Cabibbo nemmeno menzionato.

La notizia lascia davvero l’amaro in bocca, e la ragione è molto semplice: il fisico italiano che ha dato origine alla ricerca che ha vinto il prestigioso premio non viene nemmeno mensionato dal comitato che ha assegnato il Nobel. A vincere è stata la Matrice Cabibbo-Kobayachi-Maskawa (Ckm), la cui prima formulazione, nel 1963, si deve allo scienziato italiano Nicola Cabibbo. Ad essere premiati, invece, sono stati solo i due prosecutori della ricerca, gli Giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa.

Nicola CabibboGli effetti che la matrice sta avendo sulla fisica moderna sono molto importanti, questo perché descrive il modo in cui i mattoni della materia, i quark, si mescolano per andare a formare le particelle. In pratica la matrice Ckm è stata ed è ancora il riferimento per comprendere anche l’esistenza dell’asimmetria, ossia la cosiddetta violazione di simmetria Cp (la violazione di una simmetria quasi esatta delle leggi di natura sotto l’effetto dello scambio tra particelle e le corrispondenti antiparticelle). Grazie a queste ricerche è anche stato possibile studiare una delle quattro forze fondamentali della natura, l’interazione debole. Capire quest’ultima significa poter studiare un fenomeno importante come la reazione di fusione nucleare che avviene all’interno del Sole e delle altre stelle, o le reazioni che avvengono all’interno delle centrali nucleari.

La notizia ha sconcertato numerosi fisici italiani, tra i quali Roberto Petronzio, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). “Sono lieto che il premio Nobel sia stato attribuito a questo settore della fisica che sta avendo sempre pù attenzione da tutto il mondo e dal quale ci aspettiamo fondamentali scoperte che aumenteranno la nostra comprensione sull’Universo – ha affermato Petronzio -. Tuttavia, non posso nascondere che questa particolare attribuzione mi riempie di amarezza: Kobayashi e Mascawa hanno come unico merito la generalizzazione, per altro semplice, di un’idea centrale la cui paternità è da attribuire al fisico italiano Nicola Cabibbo che, in modo autonomo e pionieristico, ha compreso il meccanismo del fenomeno del mescolamento dei quark, poi facilmente generalizzato dai due fisici premiati».

Affermazioni altrettanto forti arrivano da Giorgio Parisi, docente di Fisica Teoretica all’Università di Roma “La Sapienza”, il quale ha espressamente definito “un errore” l’assegnazione del Nobel ai due fisici giapponesi. “La cosa naturale – ha aggiunto – sarebbe stato darlo a Nambu per aver proposto la “carica di colore” nella cromodinamica quantistica e a Nicola Cabibbo perché il lavoro di Kobayashi e Maskawa è una generalizzazione abbastanza semplice dell’idea assolutamente nuova del 1963 di Cabibbo nella quale descriveva per la prima volta le forze nucleari che sono alla base delle interazioni deboli».

In prarica quella formula nasce da Cabibbo, successivamente, prima Iliopoulos, Glashow e Maiani e poi Kobayashi e Maskawa hanno aggiunto qualcosa, una formula, quindi, che ha visto molto edizioni ma che ha un padre indiscusso: Cabibbo. È davvero assurdo che ad essere premiato non sia stato il creatore ma solo due degli sviluppatori. Come ha aggiunto Parisi, “Il Nobel andava diviso anche con Cabibbo o, addirittura, andava assegnato solo a Cabibbo”.

E cosa dice il nostro geniale e gentile fisico? ufficialmente ha detto di non voler rilasciare dichiarazioni, ma le persone che lo conoscono dicono che è profondamente amareggiato, e come non esserlo! Già lo scorso anno, a pochi giorni dall’assegnazione del Nobel per la fisica 2007, circolavano con insistenza nell’ambiente scientifico fra Tokyo e Chicago voci che davano per sicuro il Nobel a Cabibbo, Kobayashi e Maskawa. Tutti, insomma, erano convinti non soltanto che le ricerche inaugurate da Cabibbo sarebbero state premiate, ma che il premio Nobel sarebbe stato condiviso dai tre ricercatori. È poi accaduto che il Nobel 2007 è stato assegnato a ricerche di tipo sperimentale e applicativo. Quest’anno sarebbe quindi stata la volta della fisica teorica. Il campo di ricerca premiato è quello atteso, a detta di molti manca però uno dei protagonisti.

Fonte: Corriere.it

Catturiamo l'anidride carbonica direttamente dall'aria, ora si può!

Facciamo rimbalzare un articolo segnalatoci nel forum da un nostro utente che vede un nuovo sistema per la lotta all’effetto serra: la cattura della CO2. L’impianto, per ora un prototipo, è stato progettato e realizzato nell’università di Calgary dal prof. David Keith, il suo funzionamento è semplice ed efficacie (almeno così sembra). L’aria, aspirata attraverso una turbina, viene bombardata da particelle di idrossido di sodio (NaOH) che cattura la CO2 permettendone lo smaltimento.  In pratica si utilizza un letto di NaOH o di Ca(OH)2 che cattura l’anidride formando composti tipo Na2CO3 che poi vengono rigenerati, in questo modo si recupera la CO<sub>2</sub> che può essere compressa in serbatoi e utilizzata in diversi modi.

L’impianto sembra interessante e, se la ricerca va a buon fine, permetterebbe la realizzazione di piccole torri cattura CO2 da installare sui tetti delle nostre abitazioni. Comuqnue, mi sorgono non pochi dubbi sull’utilizzo di un tale impianti, in primo luogo sull’effettiva capacità di rimozione dell’anidride dall’aria dove, sappiamo benissimo avere una concentrazione bassissima e, quindi, difficile da catturare; in secondo luogo mi chiedo quanto vantaggioso possa essere sottrarre una componente dall’aria in modo così diffuso (sui tetti delle case o, comunque, all’aperto). Come si fa a definire la giusta soglia di rimozione, il livello ottimale, vista la difficoltà di monitoraggio? Inoltre, e questo mi rende ancora pù perplesso, questo tipo di impianti potrebbe invogliare ancora di pù nel puntare sull’energia non rinnovabile di origine fossile e rallentare, quindi, lo sviluppo delle rinnovabili.

Insomma, a me non viene molto da cantare vittoria, e a voi? Per maggiori informazioni vi rimando alla pubblicazione disponibile on line.

Microparticelle e Nanoparticelle al centro della puntata di Superquark. Prezioso il lavoro degli studenti di Ingegneria di Napoli.

Frequentare un laboratorio di chimica e fare ricerca è un’esperienza bella, che consiglio a chiunque mi chiede della tesi e di cosa fare. È stato un piacere, quindi, vedere che nella puntata di Superquark del 28 Agosto scorso sia stato fatto un servizio proprio nel Laboratorio di Chimica della Facoltà di Ingegneria partenopea. Al centro del srvizio una ricerca del professor D’Anna sull’efficienza della combustione e sui lati nascosti relativi alle emissioni di micro e nano particelle.

Vi invito a dare un’occhiata al filmato (che trovate sul sito della Rai a questo indirizzo). La ricerca e le immegini del filmato sono molto interessanti e molto significative, visto il periodo incerto e di transizione che stiamo vivendo in Campania riguardante il dibatti sugli inceneritori e sugli effetti negativi della combustione. In pratica, dagli studi fatti dal Prof. D’Anna, tutto è funzione delle condizioni in cui si sviluppa il processo di combustione. Un esempio molto interessante è osservare il colore della fiamma che, quando ci si trova in condizioni ideali (quantità di ossigeno a sufficienza e combustione completa) è azzurro, quando invece ci si trova in carenza di ossigeno la fiamma si colore di arancione. Ciò sta ad indicare una cattiva rezione di combustione con formazione di particelle che vengono rilasciate nell’ambiente circostanze. Si pensi all’effetto negativo che si può avere all’interno di una cucina.

Nella seconda parte del servizio, ci si sposta al centro motori del c.n.r. sempre di Napoli.

Buona visione.

"Nessuno è in grado di aiutare davvero un altro se quest'ultimo non aiuta se stesso per primo". Le colpe della borghesia napoletana.

C’è un interessante e pungente articolo di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, dal titolo “Se la società civile scendesse in piazza”che mi ha fatto rifettere molto. Di seguito riporto alcuni interessasnti considerazione del giornalista che mettono l’accento su uno dei mali che ci affligge e che ha contribuito molto a determinare l’assurda situazione nella quale stiamo vivendo.

Da quindici anni, o quanti ne sono passati da quando dura il problema dei rifiuti, afflitta da quegli antichi difetti acutamente individuati da La Capria, la società civile napoletana, quell’ambiente borghese fatto di professionisti, professori, imprenditori, giornalisti, magistrati, è stato silente, e quindi complice, degli errori inanellati dalla classe politica. Quella società civile non può fingere di non avere responsabilità possedendo essa le risorse culturali ed economiche che avrebbero potuto metterla in grado di esercitare un’influenza positiva, se solo lo avesse voluto.

Come dare torto a Panebianco. E la cosa che maggiormente mi fa riflettere, e con la quale sono decisamente d’accordo, è quando si pone l’accento sulla volontà: “se solo avesse voluto”. Spesso si sentono sermoni ad opera di personalità di spicco e, in teoria, rispettabili ma raramente si nota una presa di posizione, uno schierarsi. Sembra sempre che non ci si sbilanci, forse perché anche la borghesia ha le mani sporche di munnezza e ciò impedisce a chi dovrebbe indignarsi di farlo apertamente: meglio una posizione neutra.

Panebianco conclude con una semplice ma condivisibile considerazione:

In quasi tutto il Sud, non solo a Napoli, è da sempre radicata l’idea che tocchi agli altri, al Nord ricco oppure allo Stato, «risarcire» il Sud, risolvere i problemi della società meridionale. Ma è una tragica illusione. Gli «altri», si tratti dello Stato o di qualunque altra entità, anche ammesso (e non concesso) che lo vogliano, non potrebbero comunque riuscirci. Nessuno è in grado di aiutare davvero un altro se quest’ultimo non aiuta se stesso per primo.

Quasi a voler dimostrare che la nostra ormai inarrestabile decandenza sia figlia unica di quell’assistenzialismo voluto fin dal dopo guerra, che ci ha reso subordinati inconsciamente alla forza sociale ed economica di un nord da sempre pù attivo e vivo di noi. Ci sentiamo figli prediletti dello stato decentrato verso le realtà vive ed industrializzate del nord e, quasi, pretendiamo di spartire la loro ricchezza e la loro civiltà come se fosse un nostro sacrosanto diritto.

Noi, in realtà, siamo una zavorra che sta trascinando l’Italia intera a fondo e, agli occhi attenti dell’Europa, siamo quanto di pù inefficiante si possa avere. Mi sento un abitante del terzo mondo… perché noi questo siamo: il terzo mondo dell’Europa.

Italia mia, morirai fuori dall'Europa.

Quanta frustrazione mi viene quando guardo l’Europa e poi rivedo l’Italia. Ma cosa siamo diventati? Cosa stiamo diventando? E soprattutto, dove vogliamo arrivare? L’evoluzione socio culturale del nostro paese ha dimostrato che evolversi non significa ncessariamente migliorarsi, anzi. Eravamo un popolo di mercanti, il primo nel mondo civilizzato ad aver compreso l’importanza del commercio e dell’organizzazione, ora sembriamo un popolo di pupazzetti, con una classe politica che ha totalmente dimenticato per chi dovrebbe governare.

L’europa cresce, o alomeno cerca di farlo con forza e volontà, migliorando e migliorandosi in ogni campo, dando una forte opportunità ai giovani di poter contribuire all’evoluzione positiva delle nazioni, in Italia un giovane deve superare una serie infinita di paletti, proprio come una corsa ad ostacoli che non ha regole e non ha un limite. Se ti vuoi laureare devi sottostare a regole accademiche figlie di un medioevo che ormai (e per fortuna) il mondo intero si è lasciato alle spalle. Non importa che capacità hai, non contano le tue idee né tantomeno la tua propositività, avrai una possibilità solo se conosci qualcuno. Esci dalle quattro mura dell’università carico di speranza ma poi ti scontri con il mondo del lavoro e comprendi che non potrai dimostrare quanto vali, dovrai abbassare la testa e fare come ti viene chiesto. L’industria italiana, soprattutto al sud, è spesso centralizzata: uno comanda (il capo) e il resto delle persone deve ubbidire, se hai intenzione di proporre un nuovo processo, magari una variante al prodotto ti scontri contro l’invidia e contro il mercato. Non si può fare innovazione quando per vendere sei costretto a risparmiare sull’acciaio!

Insomma, per non farla lunga, vi dimostro che stiamo davvero indietro e che rischiamo di morire fuori dall’Europa. Date una occhiata a questo servizio di Piero Angela, vi renderete conto che per crescere c’è una unica soluzione: andare via dall’Italia.

Napoli. Crolla un palazzo, le colpe di un'amministrazione distratta e disinteressata.

Una foto del crollo - AnsaApro il giornale e leggo di un crollo, purtroppo capita spesso, una bombola del gas tenuta male, un tentato suicidio, lavori di ristrutturazione gestiti male, ecc. Ma quando leggo le ragioni del crollo mi viene il sangue alla testa. Un palazzo pericolante fin dal 1980, anno cruciale per la storia partenopea, alcuni lavori di somma urgenza (giusto qualche puntellamento qua e là) e poi solo alcune ordinanze che, a detta dell’assessore all’edilizia, Felice Laudadio, ne proibivano la frequentazione, quando era dovere del comune provvedere all’abbattimento ed alla messa in sicurezza definitiva nel pù breve tempo possibile.

In realtà, quell’edificio era tutt’altro che disabitato, ogni notte, una squadra di operai dell’est rigorosamente in nero, si adoperavano per fare lavori di ristrutturazione con chissà quale criterio ed i responsabili comunali non ne sapevano nulla. Il comune non si è nemmeno meravigliato quando i vecchi dodici proprietari hanno ceduto le proprie quote ad un singolo individuo, pregiudicato e già ricercato. Insomma, miopia pura o addirittura totale incompetenza?

Sono grazie a Dio ieri pomeriggio non ci ha rimesso la pelle nessuno. Se fosse passato un pedone non avrebbe avuto scampo, inoltre, nel crollo è stato coinvolto anche il palazzo difronte e, per fortuna, non ha coinvolto nessuno degli occupanti. Per non parlare del basso della famiglia di filippini completamente sigillato, la fortuna ha voluto che non fossero in casa. Insomma, una serie di coincidenze miracolose che hanno evitato la tragedia ma che lasciano comunque un interrogativo inquietante: chi sono costoro che ci amministrano e che dovrebbero assicurarci sicurezza nelle nostre quattro mura?

Federico II Napoli: è scontro tra docenti e studenti sull'aumento delle tasse.

Ci è appena arrivata una email da parte di Marco Race (assingegneria) su un tema che sta creando non poche tensioni nel mondo universitario partenopeo. Per discutere e sensibilizzare i responsabili, lunedì 14 alle 9 è stato fissato un incontro davanti all’aula Pessina per protestare contro l’aumento delle tasse.

Di seguito il testo integrale della mail.

Scontro in ateneo tra studenti e docenti sull’aumento delle tasse. In senato accademico lunedì 14 luglio c’è la votazione su due proposte avanzate una dai docenti e i presidi, l’altra dai rappresentanti degli studenti in seno al consiglio di ateneo: non c’è ancora una mediazione!

Cari amici e colleghi di studio, quello che ci troviamo ad affrontare è un momento molto delicato per la storia universitaria della Federico II, è infatti in discussione il cambiamento del modello su cui si basa il pagamento delle tasse universitarie, che non sarà pù l’ICE ma l’ISEE. Questo significa che nel computo per la determinazione delle tasse non si terrà conto pù del netto (ICE) ma del lordo (ISEE) ed inoltre si terrà conto del possesso di beni immobili per un valore catastale superiore ai 51650 €.

La commissione di professori che si è occupata di questo tema ha proposto un modello per il passaggio della contribuzione basata sull’ICE a quella basata su ISEE che prevede l’aumento del 18% delle vecchie fasce ICE. Questa correzione del 18% esaminata da una commissione di studenti e dal consiglio di Ateneo è risultata non sufficiente a garantire che nel passaggio da ICE a ISEE non ci sarebbero stati cambiamenti di fasce. Pertanto il Consiglio di Ateneo, tra le varie proposte, ha votato favorevolmente all’unanimità la proposta dell’ASSI e della Confederazione degli Studenti di “lordizzare” almeno del 45% le vecchie fasce ICE.

Questo documento verrà discusso lunedì 14 Luglio2008 in Senato Accademico insieme alla proposta fatta dalla commissione di professori che è già stata bocciata dal Consiglio di Ateneo. Purtroppo in tale assise gli studenti sono in numero nettamente inferiore rispetto ai professori e la nostra proposta rischia di essere bocciata. Inoltre, dopo che il documento votato dal Consiglio degli studenti di Ateneo è stato ratificato dagli Organi Collegiali, il Rettore non ha richiesto alla commissione di studenti che si stava occupando della questione nessun confronto. Seppur consci dei tagli operati in finanziaria e delle difficoltà a cui tutte le Facoltà pubbliche italiane andranno incontro, riteniamo che un confronto aperto e sincero sia sempre il miglior modo per affrontare insieme (rettore, presidi, professori e studenti) i problemi.

Invitiamo pertanto tutti gli studenti che hanno a cuore il proprio futuro finanziario di venire lunedì 14 Luglio alle ore 9.00 davanti all’aula Pessina nella sede centrale dell’università alCorso Umberto prima che inizi il senato accademico, per sostenere le nostre, e le vostre, ragioni

ASSI-ASSOCIAZIONE STUDENTI DI INGEGNERIA
Per ulteriori info contattare: infoassi@email.it
indirizzo hotmail: assingegneria@hotmail.it
www.assingegneria.it

Zona Asi Giugliano-Qualiano. Impianti non utilizzati, rifiuti speciali e roghi continui.

ASI. Il termine ASI sta per Area di Sviluppo Industriale ed identifica le aree, messe a disposizione dai comuni, per consentire lo sviluppo di attività produttive in ambienti idonei e attrezzati. In sostanza, i piani regolatori delle zone ASI prevedono una serie di infrastrutture e di servizi che hanno lo scopo di agevolare l’installazione di industrie.

Risulta chiaro che questo tipo di insediamenti, numerosissimi in tutta Italia, hanno lo scopo di invogliare gli imprenditori ad investire. Si costruiscono le infrastrutture, le strade, gli impianti idraulici, l’impianto di depurazione, eventuali impianti in rete di vapore, ecc.

L’ASI di Giugliano-Qualiano. Per chi non lo sapesse anche nelle tormentate terre di Qualiano e Giugliano, salite alla ribalta per l’incessante emergenza rifiuti, esiste una zona ASI. Giusto per capire come è realizzata ci siamo fatti un giro attraverso l’insediamento produttivo e quello che abbiamo visto ha dell’incredibile.

L’impianto di depurazione. Uno dei maggiori servizi realizzati nella zona Asi di Giugliano-Qualiano è un modernissimo impianto di depurazione, entrato in funzione qualche anno fa e per soli sette giorni. La ragione? La popolazione si è lamentata degli odori molesti. Odori che, quando si avvia il ciclo di depurazione sono frequentissimi per la situazione non stazionaria delle vasche (soprattutto per i processi di sedimentazione), e che nel giro di qualche giorno si riducono notevolmente (fino ad annullarsi) previa la corretta gestione. Purtroppo chi gestiva l’impianto non ha ritenuto opportuno insistere nella tenuta del ciclo ed ha preferito chiudere le pompe ed i cancelli, magari pressati da interessi politici, e lasciare inattivo un impianto che potrebbe ridurre di molto l’inquinamento del litorale giuglianese.

Le foto. Giusto per dare un’idea dello stato in cui l’impianto è tenuto, vi mostriamo alcune foto scattate a ridosso della recizione.

Digestore anaerobico.

Impianto di Digestione Anaerobica.

Serbatoio Biogas

Serbatioio del Biogas.

Vasca di disinfezione.

Vasca di disinfezione.

Il lezzo. Per chi non lo sapesse, nella zona ASI si trova anche l’impianto di trattamento dei rifiuti di Giugliano, impianto che dovrebbe produrre CDR di ottima qualità che invece produce balle di rifiuti. Nella foto ve ne mostriamo alcune accatastate tranquillamente a due passi dalle aziende produttive che ne subiscono gli stomachevoli miasmi.

Balle CDR

Balle accatastate a Giugliano (Zona ASI).

Gli incessanti roghi. Quando si attraversano le strade della zona Asi non si può non rimanere colpiti dalla puzza e da uno strano prurito alla gola e non solo per la presenza del CDR e delle Balle, ma soprattutto per la pessima condizione nella quale si trova l’area tutta. In pratica, in ogni angolo ed in ogni piazzale sono presenti cumuli di rifiuti, molto spesso speciali, tossici e nocivi che vengono incendiati tranquillamente di giorno e senza nessun timore. In questo video vi mostriamo la fase finale di un rogo.

Insomma, quello che abbiamo trovato nella zona ASI ha davvero dell’incredibile. Impianti in disuso, strade piene di rifiuti speciali, roghi in ogni angolo. Per non parlare dei continui furti di fili elettrici della rete telefonica a servizio dell’insediamento che lasciano, almeno una volta al mese, le aziende isolate dal resto del mondo. Insomma, una situazione davvero insostenibile. Non è questo il modo di incentivare gli investimenti nella nostra terra.

Walter Ganapini, l'uomo che ha salvato Milano dai rifiuti ci prova con Napoli. Ma lo ascoltano? Io, intanto, sono sconcertato e confuso.

Prendo spunto da un post che ho appena letto su ingeambiente, per approfondire un tema molto importante: perché se le alternative ci sono, queste non vengono mai prese in considerazione?

Il filmato che vi propongo è di una intervista fatta da Matteo Incerti a Walter Ganapini, assessore all’ambiente della regione Campania. Prima di continuare nella vostra lettura, ascotate l’intervista e sconcertavi con abbondanza.

Chi è costui? Ganapini non è un semplice tecnico, è stato presidente di Greepeace e dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Laureato in chimica, già docente nelle Università di Venezia, Udine e Milano, è membro onorario del Comitato Scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. Esponente di spicco dell’ambientalismo, è autore di diversi libri in materia: l’ultimo è “Ambiente made in Italy”. Se molti si chiedono come mai a Milano non hanno il nostro stesso problema, forse non sanno che proprio Ganapini, nel 1995, in qualità di Assessore all’Ambiente, dotò il capoluogo lombardo di un efficiente sistema di smaltimento dei rifiuti.

Prima domanda: perché fare commissario il medico Bertolaso, persona a mio parere rispettabilissima ma pur sempre non ferratissimo, e non l’esperto ed apprezzato scienziato Ganapini?

Le ragioni. In una intervista apparsa sul Manifesto il 6 Gennaio di quest’anno, Ganapini pone l’accento sulla pessima gestione dei rifiuti nazionale e fa riferimento agli ultimi tre governi, che avrebbero favorito i traffici illeciti della malavita prendendo decisioni al quanto discutibili: impregilo, che vince una assurda gara d’appalto; il commissariato che si ostina a stoccare i rifiuti su terreni privati i cui costi lievitano magicamente giusto pochi giorni prima di essere individuati; la progettazione e realizzazione di inceneritori con tecnologie obsolete e con tempi biblici; la realizzazione di piani per la raccolta differenziata mai fatti partire; ecc. Insomma, quanto di peggio si poteva fare.

Le soluzioni. Sempre nella stessa intervista, Ganapini prova anche a dare delle indicazioni per riuscire a risollevarsi. Una tra tutte, la possibilità di inviare tutte le ecoballe in Germania che ne ha assicurato lo stoccaggio definitivo nel proprio sottosuolo senza che ciò comprometti l’ambiente. cerca anche di proporre soluzioni per il futuro, riponendo le speranze sulla raccolta differenziata, da portare al 70%, sul compostaggio e sul recupero energetico senza l’utilizzazione degli inceneritori, piuttosto utilizzando cementifici o centrali elettriche. In pratica, invece di realizzare un impianto per bruciare rifiuti, si sfruttano impianti già esistenti, così si risparmia anche sul consumo di combustibili fossili che questi impianti utilizzano per produrre il calore necessario al loro funzionamento.

Seconda domanda: perché nessuno dei firmatari del decreto salva emergenza ha ritenuto opportuno ascoltare il parere di uno stimatissimo scienziato, che ha portato all’eccellenza la provincia di Milano?

Terza domanda: Veniamo al filmato, ma è mai possibile che deve arrivare uno da Reggio Emilia, per scoprire che in Campania esiste una discarica bella e pronta che se utilizzata avrebbe evitato questa emergenza? Che poi una discarica non è proprio così difficile da vedere. Per non parlare delle numerose apparecchiature, costate milioni di euro e mai utilizzate. Ma come si fa ad essere così superficiali e cosi ciecamente stupidi?

Concludo: ammetto di essere sconcertato e confuso. Dove si trova la verità? Chi dobbiamo seguire? Il governo, sovrano ed istituzionale ma profondamente deficiente su temi essenziali, o la gente onesta come Ganapini o i numerosi manifestanti attivi e propositivi, che cerca di porre rimedio a tanta incompetenza?

Vi segnalo anche quest’altro video, sempre realizzato dagli amici di Beppe Grillo di Napoli.

Bertolaso e i rifiuti della Campania: "raccolta differenziata, discariche e termovalorizzatori, questa la ricetta per uscire dall'emergenza". Pansa indagato dalla procura.

L’emergenza. Sempre la stessa. Sempre la solita. Sempre in Campania. Sempre la sommossa popolare. Sempre i blocchi stradali. Sempre i sequestri in casa. Sempre la puzza della monnezza. Sempre un decreto del governo (l’ennesimo). Sempre lui, ancora una volta Bertolaso… l’unico che può davvero salvarci.

LE proteste di chiaianoLa nostra condanna. Forse andremo controcorrente, sicuramente ci faremo dei nemici (già ne ho in mente qualcuno) ma le modalità con le quali la popolazione ha espresso il proprio dissenso è assolutamente deplorevole. Abbiamo già vissuto la guerriglia figlia dell’emergenza. Abbiamo già visto le nostre strade invase da teppisti è folle idemoniate. Abbiamo già subito lo sconforto di vedere le strade colme di rifiuti sparsi proprio da coloro che dicono di voler “salvare la nostra terra”. Siamo stati già insultati da chi ci accusa di non partecipare alle proteste e di essere, quindi, complici dei poteri forti dello stato autoritario. Sinceramente non ci importa molto, anzi, ci allontaniamo da costoro e condanniamo questi atti assurdi di violenza. Napoli, ormai, è fuori dall’Europa e ne pagheremo tutti le conseguenze.

La soluzione del governo. Parte proprio da Napoli l’avventura del nuovo governo di centro destra e il primo passo è l’ennesimo decreto per risolvere (tentare di risolvere) l’emergenza rifiuti campana. Venti articoli e la nomina di Bertolaso a sottosegretario, persona giusta ed onesta. La componente che risalta subito agli occhi è la velocità, tutto sembra essere stato riavviato alla massima potenza: riattivazione dei lavori per completare il termovalorizzatore di Acerra, la cotruzione di quello a S.M. la Fossa, 30 giorni di tempo per la Jervolino (vedremo quanto ci impegherà effettivamente) per individuare un posto dove costruire un altro termovalorizzatore, ed un elenco di discariche da aprire in brevissimo tempo: Savignano Irpino (Av), località Postarza; Serre (Sa), località Macchia Soprana nonché presso i seguenti comuni: Andretta (Av), località Pero Spaccone (Formicoso); Terzigno (Na), località Pozzelle e località Cava Vitiello; Napoli, località Chiaiano (Cava del Poligono – Cupa del cane); Caserta, località Torrione (Cava Mastroianni); Santa Maria La Fossa (Ce), località Ferrandelle; Serre (Sa), località Valle della Masseria.

L’appello di Bertolaso. Proprio ieri, nella trasmissione “Porta a Porta”, un amareggiato ma determinato Bertolaso ha fatto l’ennesimo appello alla popolazione affinché sia possibile fare i rilievi geologici sulla cava di Chiaiano: “siate pure diffidenti, ma fate entrare i nostri tecnici dalla porta principale!”. Fa rifermento anche al caldo ed al lavoro dei vigili del fuoco quando dice “non incendiate i rifiuti, e se dovesse succedere, aiutate i vigili del fuoco. Buttare loro addosso le pietre è stata la cosa pù ignibile che si poteva fare!”

I tecnici riescono ad entrare. Alle due di stranotte i manifestanti, con l’aiuto delle forze dell’ordine, hanno liberato l’accesso alla cava dando la possibilità ai tecnici di poter fare i rilievi. Oltre allo staff del governo, tra i tecnici è presente anche una delegazione dei comuni interessati che avrà la possibilità di partecipare all’attività di analisi. Questa scelta, voluta fortemente da Beertolaso, vuole mostrare l’assoluta trasparenza con la quale il governo vuole gestire la situazione di emergenza. Entro venti giorni si saprà se le cave di Chiaiano sono idonee o meno a ricevere i rifiuti di Napoli.

25 arresti. Nella serata di ieri è stato notificato, al prefetto Pansa, un avviso di garanzia su presunte irregolarità nella gestione del commissariato dell’emergenza rifiuti. Oltre al prefetto, sono stati coinvolti altri illustri personaggi: Marta De Gennaro, già vice del sottosegretario Guido Bertolaso, e responsabile del settore Sanità della Protezione civile e Michele Greco, dirigente della Regione Campania. Le accuse sono di traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello stato.

Aspettiamo.

InAmbienTe – Ingegneria Sanitaria – Ingegneria Chimica Ambientale. Nasce il network degli ingegneri, tre portali per un solo obbiettivo: la condivisione.

Da quando mi sono laureato ho avuto un solo obbiettivo: la condivisione delle conoscenze didattiche apprese durante i corsi. Da questo mio sogno è nato InAmbienTe – il portale degli studenti di ingegneria. Un calderone dove vengono condivisi, liberamente e gratuitamente, gli appunti presi durante i corsi universitari. Non solo appunti, però, ma anche articoli ed un forum per discutere e chiedere aiuto.;

Al sogno di una piattaforma di condivisione unica si è affiancato il desiderio di ampliare gli orizzonti, ecco che da InAmbienTe nascono due nuove realtà: wwwingegneriasanitaria.it e www.ingegneriachimicaambientale.it. Due nuovi portali che ospiteranno articoli e discussioni sui rispettivi temi fondamentali per chi si avvicina alla ingegneria ambientale, e non solo.

Il primo è evidentemente indirizzato ai temi di idraulica applicata alla costruzione e alla gestione di impianti di depurazione, di impianti fognari e di reti di distribuzione urbane; mentre il secondo abbraccerà temi riguardanti i sistemi e gli impianti per la rimozione ed il trattamento degli effluenti inquinanti, frutto delle reazioni secondarie che si hanno negli innumerevoli processi chimici che l’industria moderna sfrutta.

La struttura dei portali è semplice e si basa sulla piattaforma wordpress e su server linux con database mysql: un sistema completamente open-source. I costi, a mio totale carico, si aggirano intorno ai 80 euro l’anno e non ci sono contributi pubblicitari di nessun genere.

Spero nella vostra totale partecipazione, sia con critiche che con commenti agli articoli non sempre didattici, anche perché non sono né un professore e né uno studente brillante. Condivido ciò che ho capito e mi metto in discussione, nella speranza che altri seguano questo mio sogno.

In bocca al lupo e buona lettura.