Presentato il dossier "Salute e Rifiuti in Campania". Il Commissariato presenta la sua analisi: nessun nesso tra monnezza e mortalità, il problema dei campani? Lo stile di vita e l'alimentazione.

Il 24 Aprile scorso, presso il centro congressio della Federico II di Napoli, il commissariato di governo ha presentato un documento che ha lo scopo di chiarire se c’è un nesso tra salute ed emergenza rifiuti. Il rapporto è stato realizzato da Iss, Cnr, Regione Campania ed Oms Europa. Chi volesse leggere integralmente il documento può trovarlo qui, noi l’abbiamo letto molto attentamente e l’analisi che viene fatta, sinceramente, ci sconcerta e non poco.

Le prime sensazioni che vengono fuori vanno verso la poca obbiettività di un documento così importante. Innanzitutto non può essere definito un vero e proprio studio, infatti il documento non fa altro che riportare dei numeri frutto di indagini statistiche. Ha come obbiettivo solo quello di fare il punto della situazione e di valutare il trend di crescita delle malatie. Anche se questa è una delle premesse alla fine i relatori tendono spesso a fare delle considerazioni personali e poco condivisibili, come la forte remissività espressa nella impossibilità di poter dimostrare una connessione tra rifiuti e tumori, tema molto caro a tutti i malati della zona a nord di Napoli e del basso casertano. In pratica, quello che trapela dalle prime pagine di questo documento, è la volontà (da parte del commissariato di governo) di deresponsabilizzare l’emergenza rifiuti nei confronti dell’emergenza sanitaria.

Cominciamo con i numeri. La Campania ha circa 5.800.000 abitanti di cui il 53% si concetra nella provincia di Napoli con una densità di 430 ab per km quadrato. Un dato considerevole che fa della nostra regione, una delle pù densamente abitate dell’Italia. Altro fattore importante, sempre secondo i relatori, è la giovane età dei campani, che ci fa essere tra le regioni pù giovani della nazione. Infatti, il nostro indice di vecchiaia (ab con pù di 65 anni / abitanti con meno di 14 anni) è di circa 90 contro 147 dell’Italia, con uno dei pù alti tassi di natalità. “La Campania è, dunque, una Regione giovane, prolifica e particolarmente affollata, i cui cittadini vivono in condizioni sociali ed economiche svantaggiose ed estreme rispetto a quasi tutte le altre Regioni italiane. Questa situazione, inevitabilmente, rende la salute dei cittadini pù vulnerabile se paragonata con gli abitanti del resto del Paese.” Credo che questa considerazione fa molto per spostare il problema dai rifiuti alle caratteristiche socio-economiche della nostra regione.

Sempre secondo il documento presentato dal commissariato, è importante fare alcune considerazioni rispetto allo stile di vita ed alle abitudini alimetari. In Campania si fuma molto di pù che nel resto della nazione: 26% contro il 20% nazionale, mentre (per fortuna) si beve di meno. Purtroppo si consuma poca verdura (solo il 72% contro il 79% nazionale), cosa che ci penalizza perché il consumo di ortaggi ed insalate può migliorare il livello di salute della popolazione. Inoltre siamo un popolo di ipertesi, in sovrappeso e che fa poca attività fisica. Non solo ma siamo anche la regione dove si ha meno a cuore la prevenzione della malattie.

Il nostro territorio. Un dato interessante che esce fuori dallo studio è la situazione sociale del nostro territorio. Il comue di Giugliano, con 110.000 abitanti ha circa il 20% della popolazione che non ha completato la scuola dell’obbligo, il 30% di disoccupati ed un reddito medio inferiore ai 7.000 euro. Poco diversa è la situazione di Villaricca, con circa 30.000 abitanti, di cui il 20% non ha completato la scuola dell’obbligo, con un tasso di disoccupazione del 32% e con un reddito medio di 8.000 euro. Se confrontiamo questi dati con quelli nazionali, viene fuori un territorio povero, ignorante e disoccupato. In Italia, infatti, ci sono 58milioni di abitanti di cui solo il 10% è ignorante, con il 12% di disoccupati e con un reddito medio di circa 20.000 euro. Impressionante!

Dati sulla mortalità. Nonostante una situazione alimentare disastrosa, nonostante le cattive abitudini come il fumo, nonostante il poco interesse alla prevenzione, dallo studio esce fuori che la mortalità (soprattutto quella infantile) è in diminuzione. Sinceramente mi aspettavo molto di peggio. Secondo il rapporto, l’indice di mortalità campano si attesta intorno al valore di 8,2 per mille, contro quello nazionale che è di 9,8 per mille. Per chi non lo sapesse, quindi, in Campania si muore meno che nel resto della nazione. Se si considera che la nostra regione è pù giovane delle altre regioni e se si correggono i dati, a parità di età la mortalità risulta essere maggiore.

A pagina 25 dello studio c’è un interessante diagramma dove vengono evidenziate le cause delle mortalità nelle diverse provincie campane. Il dato che subito risalta agli occhi è che a Napoli e Caserta, una delle maggiori cause è il tumore. Lo stesso studio ammette che il cancro ai polmoni ed al fegato è una delle principale cause di decesso affermando, però, che le ragioni sono da ricercare nelle sigarette e nello smog cittadino. Anche questa volta dei rifiuti non c’è traccia.

Conclusioni. Senza andare molto a fondo nell’analisi, a pagina 26 si afferma che “i rifiuti non provocano il cancro, tanto è vero che la mortalità campana è in diminuzione“. Insomma, dal documento presentato dagli autorevoli relatori, il problema dei campani non sono i rifiuti ma il malessere derivato da un cattivo stile di vita e dalle cattive abitudini alimentari. Sinceramente ci aspettavamo considerazioni molto meno superficiali.

Fonti: questo il documento, questo il comunicato stampa, queste le “raccomandazioni per favorire il contributo dei Servizi sanitari agli sforzi delle istituzioni regionali per la corretta gestione del ciclo dei rifiuti”.

Fare mattoni con la plastica non adatta al riciclio. Dall'Europa arriva il progetto Sandplast che per riciclare le plastiche non riciclabili. A Napoli il progetto "Carta Viva".

Quando si sente che quell’oggetto di plastica non è riciclabile spesso si storce il naso, il problema però c’è ed è giustificato. Purtroppo alcuni prodotti di plastica contengono polimeri che non sono adatti ai processi di rigenerazione e, per questi materiali, non è possibile operare la raccolta differenziata. In pratica si buttano nel secco indifferenziato. La notizia che vi segnaliamo, però, punta proprio ad utilizzare queste plastiche per la produzione di materiali da costruzioni composti da polimeri e sabbie.

Il progetto, che prende il nome di Sandplast, è finanziato dalla Comunità Europea e vede la partecipazione di aziende ed istituti di Spagna (Hormigones Uniland) , Lettonia (Partneris L.V., University Of Latvia/Institute Of Polymer Mechanics) e Lituania (Virginijus Ir Ko, J.S.C., Institute Of Thermal Insulation Of Vilnius Gediminas Technical University). Come si vede, il progetto nasce dalla ricerca universitaria, e mira ad utilizzare il 25% delle bottiglie di plastica, vasetti di yogurt e contenitori che non posono essere riciclati.

In pratica, i ricercatori sono riusciti a trasformare i polimeri termoplastici dei rifiuti in una sostanza legante che può essere miscelata con altri materiali, come la sabbia, per formare mattoni polimerici simili al calcestruzzo ma privi di questo materiale. «I mattoni polimerici hanno l´aspetto di normali mattoni fatti di calcestruzzo – spiega al bollettino di informazione scientifica dell’Ue Cordis Juris Balodis, project manager al Centro tecnologico lettone – Tuttavia, il materiale polimerico assorbe meno acqua, quindi è ottimo per resistere alle variazioni della temperatura come ad esempio il gelo». Un altro vantaggio sta nel prezzo, infatti questi mattoni saranno pù economici dei comuni mattoni.

Nota stonata, per noi italiani, è l’assenza del nostro paese dall’interessante progetto di ricerca. Purtroppo, mentre nel resto d’Europa si pensa a risolvere il problema dei rifiuti innovando, in Italia si dirottano i fondi della ricerca per salvare Alitalia e si lascia stagnare la Campania nella ormai cronica emergenza della monnezza. Viva l’Italia.

Fonte: greenreport.it

Altra interessante notizia che vogliamo segnalare, questa volta positiva per noi italiani e napoletani, è il progetto “Carta Viva”. L’obbiettivo di questa interessante iniziativa, lanciata nel mese di novembre e che ha visto la collaborazione del Commissariato di Governo e la Prefettura di Napoli, Esercito Italiano, CONAI, COMIECO ed ASIA, è quello di introdurre nei 7500 uffici pubblici del comune partenopeo, la raccolta di carta e cartone. Il progetto entra nella sua fase di attuazione con lo scopo di rendere capillare e stabile la raccolta di carta e cartone e di implementarla laddove è gia attuata. Attraverso il coinvolgimento di tutti gli enti locali si punta, dunque, a far radicare la coscienza che i rifiuti vanno visti come risorsa.

Almeno un piccolo passettino verso la ragione è stato fatto.

Fonte: Ecodellecittà.

Wind Belt: l’eolico portatile. Invenzione rivoluzionaria del ventottenne Shawn Frayne.

Forse non permetterà l’utilizzo di grandi elettrodomestici, ma WindBelt, invenzione del giovane californiano Shawn Frayne, è sicuramente un congegno rivoluzionario. Piccolo, semplice ed economico permette di generare piccole quantità di energia anche con poco vento, condizione molto utile in quelle zone della terra dove gli elettrodotti sono inestistenti e dove le condizioni economiche non permettono installazioni di impianti eolici o fotovoltaici.

Si potrà accendere un led, una radio oppure far funzionare un orologio, come mostrato in questo interessante video. Il tutto realizzato senza pale o turbine e senza costi eccessivi. Come raccontato dallo stesso inventore, il principio è molto semplice e si basa sulle vibrazioni che il vento è capace di indurre in materiali sottili. Basti immaginare ai ponti, che sotto l’effetto di un forte vento tendono sempre a vibrare. Frayne paragona la sua invenzione alle corde di uno strumento musicale che pizzicate vibrano ed è proprio da questa vibrazione, e con l’aiuto di due magneti e di due bobine, che WindBelt riesce a produrre energia.

Schema di funzionamento di Windbelt

Ecco una immagine del piccolo congegno.

Non solo Wind Belt è economico ma è anche 30 volte pù efficiente delle comuni turbine eoliche, il ché farebbe ben sperare in eventuali sviluppi su larga scala della piccola invenzione rivoluzionaria. Staremo a vedere.

Per maggiori informazioni ecco la mia fonte.

Differenziata se ci sei batti un colpo! A Villaricca tanta confusione e niente raccolta.

Dal 30 Marzo è partita la raccolta differenziata anche al comune di Villaricca, o meglio sarebbe dovuta partire, ma oggi (21 Aprile) della raccolta non c’è traccia. Nell’immagine qui sotto sono spiegati dettagliatamenti i tempi e la tipologia di materiali da depositare, mai programma è stato pù falso e fuorviante.

Raccolta Differenziata

Il Giovedì metti la carta fuori al portone nella speranza che gli incaricati la raccolgono? Ore di interminabile attesa e nessun responsabile in vista: il sacchetto resta proprio lì dove l’hai messo carico di speranza! Il bello è che c’è il tuo vicino che giura e spergiura di aver parlato con i dipendenti dell’azienda che fa la raccolta differenziata, “hai sbagliato – ti dice -, la carta si raccoglie il mercoledì ed il venerdì dalle 14.00 alle 16.00”. E meno male che sul cartello c’è scritto il Giovedì.

“E l’umido?”. Meraviglia delle meraviglie, lo stesso vicino che ti ha insegnato quando mettere la carta fuori al portone ti dice che, “per ora l’umido non si raccoglie” . “Bene! – Ti viene da esclamare -, sai che bell’odore tenere il sacchetto con gli avanzi della cena fuori al balcone?”

Già che ci sei, visto che il tuo vicino è così bene informato, ti viene da chiedergli “quando saranno consegnati i sacchetti colorati”. La risposta è di quelle che ti fanno cascare le braccia: “o te li compri tu (se li trovi) oppore usa le buste della spesa, quelle vanno benissimo, me lo hanno detto proprio loro, i dipendenti.”

Morale della favola, ho comprato un cesto per la raccolta differenziata, quello con pù vani, (costo 20 euro), ho comprato i sacchetti colorati (costo 2,50 euro cadauno), ho fatto incetta di carta e plastica in tutta la mia casa. E dopo tanto impegno? Ho il balcone colmo di sacchetti. Tanto per la cronaca, l’assessore all’ambiente ha detto che non dipende da lui ma dall’azienda che fa la raccolta. Andiamo bene.

P.s.: Ho atteso che ritirassero la mia carta sia il Mercoledì che il Venerdì, ma niente da fare, attendo fiduciosamente che un mezzo amico venga in mio aiuto. Vi farò sapere!

Analizziamo insieme l'intervista al Prof. Stefano Maglia, docente di Legislazione Ambientale: "corretta gestione dei rifiuti, dall'utopia alla necessità".

Sul sito rigfiutilab abbiamo trovato una interessante intervista al prof. Stefano Maglia, che insegna Legislazione ambientale presso le facoltà di Scienze ambientali e di Ingegneria dell’ambiente e del territorio dell’Università di Parma, tra l’altro fondatore e direttore del sito web www.tuttoambiente.it. Vogliamo analizzare insieme le risposte ad alcune interessanti domane che riportiamo di seguito: 

  1. Gentile Professore, alla luce della recente normativa sul settore, “la corretta gestione dei rifiuti” è un utopia?
    È una necessità! Basti solo pensare che la corretta gestione dei rifiuti è strettamente connessa alla corretta gestione delle risorse ed in una fase in cui la necessità di preservare le risorse per le future generazioni è un imperativo inderogabile. Inoltre nel nostro paese si aggiunge una gestione dei rifiuti, scorretta, caotica e – per certi versi – persino illecita, che rende tutto pù difficile, tenendo anche conto che è in arrivo una nuova direttiva europea in materia.
  2. La normativa vigente permette una visione dell’ambiente come risorsa economica e produttiva?
    Solo fino ad un certo punto. Basti solo pensare all’annosa questione (in gran parte ideologica) sul recupero energetico o le resistenze sul terreno dei sottoprodotti per cogliere le difficoltà ad operare in tal senso. Rifiuti da problema a risorsa: questo potrebbe essere uno slogan adeguato per una campagna di incentivazione del riutilizzo e del recupero eco-compatibile.
  3. Le politiche ambientali del fare sono in contrasto con la tutela dell’ambiente e delle risorse?
    Le politiche ambientali devono anche dire dei no, ma non solo dei no. E comunque anche i no devono essere motivati ed offrire delle contropartite realistiche e ben motivate del fare, ovviamente sempre in una visione eco-compatibile.
  4. Quale è il suo punto di vista sulla vicenda “Campania”?
    Che bisogna “semplicemente” tornate alla normalità. Basta con le leggi eccezionali ed i super poteri: si faccia quello che deve esser fatto per legge e basta. E si sanzioni che si deve sanzionare. Anche gli amministratori pubblici, se c’è bisogno, e senza cadere nei ricatti di improbabili comitati dai dubbi interessi.
  5. Può una corretta informazione/formazione dei decisori, dei responsabili istituzionali, dei dirigenti e dei tecnici delle imprese essere alla base della risoluzione delle emergenze meridionali ma anche settentrionali?
    La formazione, accompagnata da una adeguata documentazione e dal continuo aggiornamento, ritengo sia alla base del ben operare in tutti i campi, specialmente in quello ambientale. Attenzione però a quale formazione!
  6. L’esperienza di Tuttoambiente in tal senso …
    Dopo tanti anni di esperienza anche alla guida di una società di formazione in materia ambientale come TuttoAmbiente, posso davvero dire che solo la qualità e la competenza fanno la differenza. Decine di corsi, centinaia di docenti e migliaia di corsisti di ogni parte di Italia sono il chiaro segnale di una proposta formativa autorevole e realmente utile.

Devo dire che la risposta alla prima domanda a me piace, potrebbe essere sintetizzata in questa frase: corretta gestione dei rifiuti, dall’utopia alla necessità, ed è proprio sulla necessità che mi vorrei soffermare un attimo. Da che mondo è mondo, se fare una cosa è necessario bisogna concentrarsi sul modo (o i modi) che ci permettono di fare detta cosa, a prescindere da tutto. La domanda alla quale il prof. risponde pone l’accento sulla “corretta gestione dei rifiuti”, se ci limitassimo a considerare necessario la semplice gestione dei rifiuti allora sarebbe lecito prevedere l’utilizzo di un qualsiasi strumento che ci permetta di risolvere il problema, ma la corretta gestione prevede un’analisi molto pù attenta e mi fa piacere che il prof. Maglia la reputa necessaria. Niente decisioni affrettate ed anacronistiche, quindi, ma analisi attente ed intelligenti.

Sulla seconda domanda, però, mi fa nascere dei dubbi. Considerare il rifiuto una risorsa può anche essere cosa buona e giusta, ma bisogna sempre stare attenti. L’obbiettivo l’abbiamo fissato nella prima domanda: “la corretta gestione dei rifiuti“, se tale obbiettivo venisse storpiato nel “ricaviamo qualcosa dai rifiuti“, potrebbe essere un problema. Secondo me c’è da fissare delle priorità, anzi due semplici livelli:

  1. Devo eliminare, in modo eco-compatibile, il rifiuto (corretta gestione);
  2. Se non pregiudica il punto 1, posso cercare di ricavarne qualcosa;

Se si invertono questi due semplici punti si cadrebbe nell’errore storico: il rifiuto contiene energia, a me interessa quella e basta. Quindi attenti a considerare come risorsa il rifiuto in se, io vedrei meglio come risorsa il non aver creato danni quando ho gestito correttamente il problema.

Sulla terza domanda mi trova ancora perfettamente d’accordo. Contrastare delle scelte è sacrosanto, ma al contrasto incondizionato deve essere associata anche un’analisi critica del problema originario. Se dico no devo anche dare una alternativa.

Meglio sorvolare sulla questione campana, il problema è troppo complesso e sintetizzarlo in quattro righe, come ha fatto il prof., significa banalizzarlo.

Sulla quinta domanda devo dire che ci è andato leggero. Chi decide, chi amministra, chi dirige deve essere preparato e formato. Io lo esigo, anzi lo pretendo. Solo una profonda formazione ed abilità nel risolvere i problemi accuratamente ed intelligentemente può portare a delle soluzioni ottimali. Affidarsi ai consulenti è pericoloso e dispendioso, nonché assurdo, non trovate?

Insomma, a me piace molto il concetto di “una corretta gestione dei rifiuti è necessaria”, ponendo l’accetto sul “corretta”. Voi che ne dite?

"Termochimica e fluidodinamica di endoreattori a propellenti ibridi di tipo avanzato". Questo un nuovo progetto di ricerca della Federico II di Napoli.

Oltre alle aule, ai banchi, alle sedie, alle lavagne, oltre alle aiuole, ai prati, ai giardi ed alle fontanelle, nelle università ci sono i laboratori. Un laboratorio non è una semplice stanza dove si ammassano apparecchiature o campioni vari, ma è un vero centro di ricerca e ce lo dimostra l’ennesimo proggetto brillante che la Federico II di Napoli ha messo in piedi. Il titolo sembra evocare una delle puntate di Star-Trek: “Termochimica e fluidodinamica di endoreattori a propellenti ibridi di tipo avanzato”.

Vi cito l’abstract della ricerca:

La natura inerte dei propellenti, la sicurezza intrinseca dovuta alla inesistenza di rischi di esplosione, il basso impatto ambientale, la possibilità di controllare la spinta, di innescare e interrompere ripetutamente la combustione, la semplicità del sistema, rispetto ad un sistema a propellenti liquidi ai quali si può paragonare in termini di prestazioni, sono tutte caratteristiche che rendono un endoreattore a propellenti ibridi interessante per molteplici tipologie di missioni dai lanciatori di grandi dimensioni al controllo di assetto di micro satelliti.
Nonostante tali vantaggi, alcuni inconvenienti quali la variazione nel tempo del rapporto di miscelamento e, conseguentemente, delle prestazioni, le instabilità talvolta riscontrate e soprattutto la bassa velocità di regressione costituiscono indubbiamente un ostacolo per lo sviluppo della propulsione ibrida. La bassa velocità di regressione, in particolare, comporta che, per erogare spinta elevata, è necessaria una grande superficie esposta alla combustione e, dunque, grandi volumi. Inoltre la balistica interna è molto complessa e difficilmente modellabile, dipendendo la velocità di regressione da molteplici parametri geometrici e termofluidodinamici.
Queste semplici considerazioni, probabilmente, hanno troppo spesso scoraggiato i ricercatori a proseguire nei loro studi. Ciò nonostante, l’ attuale politica di un accesso allo spazio sicuro ed economico ed alcuni recenti successi ottenuti negli USA, hanno generato in Italia e nel mondo un rinnovato interesse verso gli endoreattori a propellenti ibridi.
In questo panorama si inquadra la presente proposta nella quale si individua nella scelta di propellenti di tipo avanzato e nel sistema di iniezione dell’ossidante punti importanti per risolvere alcuni dei problemi elencati.
Per quanto riguarda i propellenti, l’uso di combustibili additivati con polveri metalliche porta ad un aumento della velocità di regressione, come ampiamente sperimentato nei propellenti solidi. Alcuni inconvenienti riscontrati nell’uso di tali additivi quali la formazione di aggregati superficiali di alluminio e la combustione incompleta del metallo che possono avere una influenza sull’efficienza della combustione e sull’insorgere di oscillazioni di pressione, si pensa possano essere ridotti o annullati mediante l’uso di polveri nanometriche e di un opportuno sistema di iniezione dell’ossidante capace di promuovere turbolenza e un efficace miscelamento dei propellenti contrastando le formazioni suddette.
La scelta del perossido d’idrogeno è d’altra parte ritenuta molto interessante per la sua natura environmentally friendly e per la possibilità che offre di ottenere un sistema di accensione semplice, affidabile, senza impegno di potenza elettrica e ripetibile grazie alla sua proprietà di realizzare una decomposizione catalitica.
Il sistema di iniezione a valle del catalizzatore è un punto cruciale del programma in quanto determinante per la evoluzione della velocità di regressione nel tempo e lungo la superficie esposta alla combustione. Una iniezione assiale o con swirl comportano effetti diversi sulla velocità di regressione e sulla stabilità della combustione.
Saranno quindi studiate e sperimentate diverse formulazioni di combustibili utilizzanti particelle di varie dimensioni, diversi catalizzatori di tipo innovativo e due sistemi di iniezione. Modelli numerici di previsione delle instabilità soprattutto di bassa frequenza che possono insorgere saranno preparati per un confronto con i dati ricavati sperimentalmente sul banco prova dell’Unità di Napoli.
Si otterrà alla fine del programma un miglioramento delle conoscenze sulla propulsione ibrida con propellenti avanzati e la caratterizzazione completa di un endoreattore utilizzante, come propellenti, perossido d’idrogeno ad elevata concentrazione (oltre 85%) e combustibile additivato con nanoparticelle di alluminio.

Qui per maggiori informazioni.

Le due facce di una Italia davvero poco innovativa. Il nord si vanta sul sud ma a conti fatti: stiamo inguaiati tutti.

Nel nostro paese, tra nord e sud c’è una netta ed indiscussa differenza, sotto tutti i punti di vista. È assolutamente legittimo pensare che nelle regioni del nord d’Italia si vive meglio che in quelle del sud, ma se estrapoliamo questo paragone ad altre realtà europee ci rendiamo conto che il tanto moderno ed efficiente nord, non è che sia poi questa gran bella cosa. Ovviamente, giustifico queste mie parole con la cronaca di due interessanti iniziative, una francese (per la verità già funzionante) ed una spagnola.

Bordeaux. La città francese di Bordeaux, famosa per il suo vino, ha un centro storico definito patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Nonostante il valore storico ed architettonico, nella città si viaggia con un sistema di tram moderno e funzionale. Il progetto originario prevedeva la costruzione di una metropolitana, solo in un secondo momento si è optato per il tram. Il sistema tramviario è innovativo non solo nella flotta di vetture, ma soprattutto per il fatto che nelle zone ad elevato interesse turistico-architettonico, non ci sono i tanto odiati fili di alimentazione. In pratica i convigli vengono alimentati dalle rotaie. Questo sistema noto come “sistema di alimentazione a terra o APS“, permette di limitare di molto l’impatto visivo ed evita di intaccare le facciate degli edifici storici per la disposizione dei soliti tiranti. Insomma, bassissimo impatto ambientale (i tram sono elettrici e non hanno gas di scarico) e nessuna interverenza con il paesaggio. In pratica e come se passassero degli autobus elettrici.

Firenze. Chi ha avuto modo di passare qualche giorno a Firenze può rendersi conto di quanto è stata grande la nostra patria. Peccato, pero, che i burocrati ed amministratori del terzo millennio siano rimasti all’epoca del tempo che fu. A molti deve essere arrivata all’orecchio la polemica che i comitati civici hanno attivato nei confronti del comune che sta costruendo una linea tramviaria, la quale attraverserà il centro storico di Firenze non risparmiando nemmeno il famoso Battistero. Già cominciano a spuntare i primi pali per l’alimentazione delle vetture e con essi le prime, vere, proteste. Anche Vittorio Sgarbi si è schierato a sfavore del progetto, ormai in fase di realizzazione. Nonostante nella ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) che ha vinto la gara per la costruzione della rete tramviaria, ci sia la famosa Alstom (è la stessa azienda che ha costruito i tram di Bordeaux), non ho letto da nessuna parte della possibilità di alimentare i tram con il “sistema di alimentazione a terra o APS”. Insomma, in Europa si cresce e si costruisce con la mente al futuro, nel tanto funzionale nord d’Italia siamo ancora fermi agli inizi del novecento. Alla faccia dell’innovazione e del progresso.

Madrid. La Spagna, fino a qualche anno fa considerata inferiore all’Italia, ormai ci ha superato prepotentemente. Chi si ostina ad affermare il contrario si vede che in Spagna non ci è mai andato. Barcellona è un vero sistema urbanistico moderno e funzionale, e la capitale Madrid viaggia ormai a vele spiegate verso il terzo (se non quarto) millennio. Ho appena letto una notizia che vede il comune madridino impegnato nell’installazione di impianti wi-fi per la connessione ad internet nelle 9475 pensiline dei bus cittadini. Sarà possibile chattare, leggere email, telefonare (con skype), il tutto gratuitamente e senza limitazioni. Non solo questo, infatti gli impianti verranno installati anche sui tutti gli autobus (molti dei quali di fabbricazione italiana). Una vera cyberg-meraviglia, non trovate?

E da noi? Sinceramente, nel nostro paese, non ho mai sentito una notizia del genere. Sempre di pù le compagnie telefoniche si accaniscono su di noi con efferte e proposte allettanti e mai che lo stato ci mettesse la sua. Solo nelle università si ha la possibilità di sfruttare le reti wi-fi, ma per chi l’università non la vive?

Siamo proprio fermi al palo: Italia 0 – Resto D’Europa 2.

Strumentalizzazione o giusta analisi? Rispondo ad un commento di un lettore e lo faccio con un articolo.

È arrivato un commento su un articolo che mi ha dato la possibilità di vedere un interessantissimo video di una conferenza sul tema dell’incenerimento. Conferenza seguita alla notizia della probabile costruzione di un impianto di combustione dei rifiuti nella provincia di Matera.

A sconcertarmi sono due cose, la prima riguarda la stumentalizzazione delle parole del Prof. Lancia, ad opera dei ragazzi che hanno realizzato il video; la seconda riguarda l’assoluta mancanza di rispetto che gli amministratori hanno avuto nei confronti dei ragazzi stessi. Lo sconcerto, ovviamente, non si ferma alle due azioni ma alle conseguenze che tali comportamenti portano nel delicato panorama del trattamento dei rifiuti.

Quello che il prof. Lancia dice nella relazione, o meglio che si ascolta e si vede dal filmato e da come è montato, è scientificamente corretto. Ci sono una miriade di impianti che hanno il solo scopo di eliminare dai fumi le schifezze che la combustione inevitabilmente apporta e, in linea teorica, fanno il loro dovere eliminando quasi il 100% delle sostanze dannose. Il problema dell’incenerimento non deve cercarsi nella tecnologia, anzi, questa (grazie a persone come il prof. Lancia) ha fatto passi da gigante. Il nodo debole della rete si trova nella difficoltà di gestire al meglio questi impinanti. Quindi è inutile accanirsi sulle nanoparticelle (che nulla centrano con le nanotecnologie), il problema è tutt’altro. Inoltre, nel montaggio del video è stata amplificata ancora di pù la confusione, perché mentre Lancia parla di incenerimento, si fa riferimento al syngas ed alla gassificazione che sono due cose completamente diverse.

Ancora di pù sono sconcertato da come questi ragazzi, che hanno comunque la nostra stessa volontà di gestire al meglio l’ambiente, sono stati trattati sia dal sindaco di Matera, che li ha pù volte presi in giro, sia dalle forze dell’ordine, che li ha minacciati di arresto. Tutto questo per una legittima ripresa con una telecamera. Se si reprime con la forza la volontà di partecipare civilmente ad un dibattito pubblico è inevitabile passare dalla parte del torto.

Questi due punti sconcertanti non fanno altro che confondere ancora di pù chi segue le vicende senza conoscerne i contenuti. Bisogna fare attenzione, altrimenti la confusione porterà solo a cattive scelte, e di cattive scelte ne abbiamo viste anche troppe.

Arrivano i nostri, mi verrebbe da dire, ma ho l'amaro in bocca. Esercito e Stati Uniti, insieme per salvarci dall'immondizia. E noi ingegneri?

Prima di fare alcune considerazioni, riporto integralmente una notizia che ho letto su InterNapoli riguardante l’arrivo di esperti statunitensi che avrebbero l’incarico di salvarci dall’emergenza rifiuti.  

Si è imbarcato nel pomeriggio di ieri dal porto di Cagliari su una nave diretta a Napoli il contingente del V Reggimento Genio guastatori della Brigata Sassari. A chiederlo nei giorni scori era stato il Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania, Gianni De Gennaro. Si tratta di 100 uomini al comando del col. Salvatore Carta, il quale assumerà la guida del task force del Genio che sta operando in Campania. Il contingente giunto dalla Sardegna porta anche mezzi (camion e attrezzature) per le operazioni di rimozione e pulizia. Il traghetto della Tirrenia “Domitianà”, ha ormeggiato al molo 15 del terminal traghetti di Porta Massa. L’autocolonna militare è composta da 113 soldati con 14 camion pù due pullman e una gru per complessivi 240 metri lineari. Si prevede che in settimana ci saranno ulteriori arrivi.

Intervento statunitense. Intanto cinque aziende statunitensi specializzate nella realizzazione di rigassificatori e termovalorizzatori e nel trattamento rifiuti hanno illustrato i loro progetti e le esperienze in un incontro presso il consolato americano a Napoli. Un contributo americano dunque per la risoluzione dell’emergenza rifiuti. Così il console generale degli Stati Uniti, Patrick Truhn, ha inteso l’incontro che si è svolto ieri tra imprenditori statunitensi del settore dello smaltimento di rifiuti e rappresentanti delle istituzioni locali campane. I rappresentanti di cinque aziende, tre specializzate nella realizzazione di rigassificatori e termovalorizzatori e due nella consulenza su temi inerenti il trattamento dei rifiuti, hanno illustrato a rappresentanti delle cinque province campane – in una prima parte dell’incontro avvenuta a porte chiuse – i progetti delle loro imprese, alcune delle quali già operanti in Italia.

Una nuova tecnologia. La tecnologia adottata dai rigassificatori di una delle aziende che hanno partecipato all’incontro, proveniente dalla california, brevettata come “plasmaFill”, si propone di convertire rifiuti solidi urbani, frazione verde, inerti da costruzione, rifiuti ospedalieri e – dice Jebb – anche rifiuti tossici, in gas a combustione pulita, resa possibile grazie all’assenza di ossigeno e a una temperatura di 1.300 gradi. Il gas, spiega l’imprenditore, viene trasformato in energia, mentre le ceneri residue possono essere utilizzate come fertilizzante o per realizzare cemento. Gli impianti californiani, che hanno ricevuto il “green certificate” della Banca Mondiale, sono presenti a Monterrey in Messico e nello stato di Washington, mentre altri tre sono in costruzione in California, vicino a San Francisco e a San Diego.

Fonte: www.internapoli.it

Detta così sembra che i nostri amici americani hanno scoperto… l'”America”, ma è proprio necessario? Mi spiego con poche parole.

Nella storia della tecnologia moderna, si annoverano centinaia di sistemi per lo smaltimento dei rifiuti, sistemi validissimi e spesso recensiti anche da noi. Mi spiegate a che serve far intervenire questi “esperti” statunitensi, quando alla fine si limitano a dire le stesse cose che il mondo scientifico italiano dice da decenni? Si parla di “PlasmaFill”, ma altro non è che un normale processo di gassificazione con, almeno spero, qualche sistema diversificato da quelli classici. Insomma, invece di parlare sempre delle stesse cose perché non si comincia a fare delle scelte serie? Basterebbe prendere delle decisioni intelligenti e pesate nella coscienza e non solo nella busta paga. Tanto si sà, i consulenti (spesso nostri professori universitari) quando devono consigliare mettono la scienza da parte.

L'incontro con Ing&Ambiente: dalla lunga attesa del collegamento ad EcoCamp, al monnezza tour tra Taverna del Re e la discarica di Tre Ponti.

Sono davvero felice di essere riuscito a convincere Edoardo Farina, amministratore di ing&ambiente, per una giornata insieme. L’obbiettivo, poi sfumato, era di partecipare ad EcoCamp, la (non) conferenza  organizzata da un gruppo di ragazzi baresi. L’occasione, positiva, di stravolgere i piani giunge quando dopo due ore di attesa del collegamento in streaming delle rooms dove si svolgevano le sessioni di EcoCamp, troppo lunghe e troppo dispersive. Invece di perdere tempo ad attendere chissà ancora per quanto ci viene voglia di fare un bel giro nella monnezza autoctona del giuglianese. Quale migliore occasione che uno dei primi sabato assolati primaverili?

Ecco il risultato, filmato e montato da Edoardo mentre il sottoscritto guida e fa da Cicerone.

Questo tipo di collaborazioni (tra blogger) ritengo siano un valido strumento per tirare fuori qualcosa di positivo da questa nostra martoriata terra. Facciamolo pù spesso e pù numerosi!

L'albero dell'energia: la produce dalla terra e dal sole con basso impatto ambientale ed elevato rendimento.

Schema geotermico albero dell'energiaNon è nostra consuetudine fare pubblicità ad un marchio, anche se molto noto, ma la notizia che abbiamo letto sul sito ufficiale della Beghelli riguardante l’albero dell’energia ci ha colpito positivamente. L’idea che l’innovativa azienda Bolognese ha messo a punto è un sistema ibrido fotovoltaico-geotermico.

In pratica, il nostro impianto è un vero albero, con tanto di radici “geotermiche” e rami “fotovoltaici” che permettono di catturare prima l’energia del suolo e poi l’energia del sole. Le sonde verticali che parnono dal tronco e che arrivano nel sottosuolo insieme alle sonde dell’impianto fotovoltaico vengono collegate all’edificio, ttramite una pompa di calore si ha la possibilità di riscaldare o di raffreddare gli ambienti.

Come si vede dalla figura a sinistra, con la componente geotermica si punta a raggiungere profondità dell’ordine dei 100m dove si ha una temperatura costante (estate-inverso) di 13 °C. Inoltre, i pannelli fotovoltaici hanno un sistema di micromovimentazione che seguono il movimento del sole il che permette di recuperare energia sempre con il massimo del rendimento.

La struttura dell’albero è in legno ad elevata restistenza che permette una perfetta integrazione in un giardino o, comunque, in un ambiente naturale. Inoltre, se installato, permette di accedere ad agevolazioni economiche previste dalla finanziaria.

"Dai fondi di caffè ricaviamo energia ed antiossidanti". A dirlo (e a farlo) sono Roberto Lavecchia e Antonio Zuorro del Dipartimento di Ingegneria Chimica della Sapienza.

Quando un dipartimento di chimica universitario mette a punto un procedimento utile e funzionale non possiamo che essere felici. E mai come questa volta lo siamo visto che a farlo è stata una coppia di ricercatori italiani che operano in una univerità italiana.

Fondi di caffè - Foto FlickrRoberto Lavecchia e Antonio Zuorro, fanno i ricercatori alla Sapienza di Roma, svolgono la loro attività di ricerca al dipartimento di Ingegneria Chimica ed hanno trovato un modo di rendere utile i fondi di caffè. In pratica, tramite un procedimento semplice ma innovativo, riescono ad estrarre dai residui del caffè, un potente antiossidante. Quello che fanno è molto semplice: da una miscela di acqua ed etanolo (alcool presente nel vino ed in altre bevande naturali) riescono ad assorbire i polifenoli presenti nei fondi del caffè.

I polifenoli sono sostanze naturali con spiccate caratteristiche antiossidanti (molto pù alta di numerose sostanze sintetiche), molto utilizzati nella cosmetica (antinvecchiamento) e nelle diete alimentari. Il processo prevede anche il recupero sia dell’acqua che dell’etanolo che vengono poi ricircolati all’interno del procedimento in modo da ridurre al minimo i consumi e gli scarti da smaltire. Quello che resta, un residuo solido può essere utilizzato come letto adsorbente per la rimozione di metalli pensati dall’acqua come Cadmio, Mercurio, Cromo, ecc. Oppure, avendo un potere calorifico molto elevato (superiore anche al legno), può essere facilemente trasformato in pellets o bricchette per alimentare stufe, caldaie o caminetti.

Insomma, un procedimento che prevede l’utilizzazione di sostanze naturali quali acqua ed etanolo per etrarre ancora una sostanza naturale, i polifenoli, e per fornire un utile supporto alla rimozione di sostanze pericolose come i metalli pesanti o, in alternativa, per fornire un ottimo combustibile per il riscaldamento urbano. Oserei dire un processo autosostenibile, non trovate?