Detersivo alla spina: 14 tonnellate di CO2 in meno.

Sono sempre stato abituato a trovarmi a contatto con bibite alla spina, una bella birra, una coca o anche un boccale di vino, ma mai mi ero trovato a sentire di un detersivo alla spina. La notizia arriva dalla Regione Piemonte che, dopo un anno di sperimentazione, può dirsi soddisfatta dei risultati. Detersivo alla spina vuole dire: 5 tonnellate di plastica risparmiate, 206 MW/h di elettricità economizzata e 13,4 tonnellate di Co2 emesse in meno nell’atmosfera. Un risultato lodevole per una inizialiva semplice ed efficacie.

L’iniziativa,  finanziata dalla regione e coordinata dall’istituto di ricerca Ecologos di Torino, ha avuto come punto di riferimento alcuni centri commerciali della zona torinese, dove i cittadini pù semsibili alle tematiche ambientali hanno acquistato il detersivo utilizzando sempre lo stesso recipiente.

“In genere le persone – ha dichiarato il meteorologo, climatologo ed esperto ambientale Luca Mercalli – non si rendono conto di quali risultati si possano raggiungere con la propria azione quotidiana. Il fatto che ci sia un contatore sui distributori che permette, grazie anche al luogo supermercato, di vedere i risultati fin da subito, aumenta le motivazioni e stimola a percorrere la strada delle buone pratiche ambientali anche a casa nostra, dove i risultati possono essere pù tangibili”.

Pecoraro: «Abbiamo sconfitto quelli che volevano boicottare Kyoto e Bali»

BaliSi dice parzialmente soddisfato il ministro per l’Ambiente Pecoraro Scanio a conclusione della conferenza di Bali che ha visto gli Stati Uniti cedere dopo giorni di irremovibile ostruzione. Dopo un incontro durato pù del previsto il goverso americano ha accettato le condizioni post Kyoto anche se non si è riusciti a fissare gli obbiettivi già da ora. Insomma una mezza vittoria che speriamo posso concretizzarsi nella prossima occasione di incorntro di Copenaghen che si terrà nel 2009.

«Il termine del 2009 per i negoziati del post-Kyoto è una delle vittorie della Conferenza di Bali». Resta comunque il ramnmarico perché si poteva fare di pù. «È evidente che l’Italia avrebbe voluto che fossero indicati gli obiettivi di taglio delle emissioni di gas serra già adesso ma gli Stati Uniti si sono dimostrati irremovibili su questo punto. Continueremo la nostra azione perché si definiscano riduzioni del 25-40% al 2020».

Sono stati numerosi gli interventi politici e non seguiti agli accordi di bali, ci fa piacere segnalare quello del senatore Tommaso Sodano e quello del Wwf.

Sodano. È soddisfatto il presidente della commissione Ambiente del Senato Tommaso Sodano, il quale afferma che «è fondamentale che a Bali si sia arrivati a un accordo, a progettare la strada per un nuovo protocollo sulle emissioni di Co2 con la scadenza per iniziare non oltre l’aprile del 2008». «Siamo già in estremo ritardo e l’Italia in Europa lo è in modo particolare – ha spiegato il senatore di Rifondazione Comunista -. Voglio sperare che ora tutti i Paesi, compreso il nostro e certo compresi i grandi inquinatori, in particolare gli Usa, decidano di imboccare con convinzione questa strada».

Wwf. Leggermente polemico è l’intervento del Wwf, i cui portavoci affermano che l’accordo preso è un accordo «poco ambizioso». Per l’associazione «i governanti giunti a Bali avrebbero dovuto tagliare le emissioni dei paesi industrializzati del 25-40% al 2020, rispetto ai livelli del 1990». Nelle ultime «emozionanti ore dei 15 giorni cdi summit, la delegazione Usa, sotto una intensa pressione pubblica ha deciso di partecipare ai negoziati. Il prezzo della loro partecipazione è un accordo debole nella sostanza».

Staremo a vedere cosa accadrà nel 2009, tutto è ancora da decidere.

Rifiuti e diossina in Campania, stasera a "Reality" su La7.

Alle 23.00 di stasera (domenica 16 Dicembre), durante il magazine di approfondimento “Reality” di La7 si parlerà di rifiuti e di diossina killer. Infatti, l’argomento di punta sarà proprio la grave situazione presente in Campania, si farà anche un’analisi su come e quanto la camorra sia riuscita a sversare rifiuti tossici in tutta la regione fino ad oggi. Tutto ciò quando, con la chiusura di Taverna Del Re prevista per il 20 Dicembre, si prevede un riaccendersi dell’emergenza rifiuti. Insomma un Natale all’insegna del sacchetto per strada.

Dal Wwf cinque regole per l'indipendenza dal trasporto su gomma.

Chi di noi non ha subito le conseguente negative dello sciopero degli autotrasportatori? Bene alimentari che scarseggiavano, carburante non sufficiente e persone costratte a non poter lavorare perché a secco con la benzina e, cosa pù grave, tonnellate di cibo buttato perché ormai avariato e non pù utilizzabile (alla faccia della fame nel mondo). Il fatto che un semplice blocco di una categoria di lavoratori abbia messo in ginocchio una intera nazione provocando conseguenza che ci potreremo appresso per tutto l’anno che sta per iniziare deve farci riflettere molto. Il trasporto esclusivo delle merci, di qualsiasi natura esso sia (su gomma o su ferro) è un errore. Ed il perché è molto semplice: è bastato un blocco di due giorni per far temere al peggio.

Il trasporto su gomma ha un altro effetto negativo: l’inquinamento intensivo. E proprio su questo punto il Wwf ha dettato le cinque regole che lo stato dovrebbe attuare per ridurre il trasporto su gomma a favore di quello su ferro:

  1. Un forte rilancio del trasporto ferroviario nel settore delle merci, che poggi sullo sviluppo di piattaforme logistiche, porti ed interporti;
  2. La formazione di consorzi di autotrasportatori specializzati per filiere e per mercati geografici e una politica industriale nel campo dell’autotrasporto che favorisca la crescita organizzativa delle imprese e la capacità di gestione della funzione logistica;
  3. Una profonda modifica comportamentale delle imprese manifatturiere, specie delle piccole e medie imprese, che favorisca lo sviluppo della capacità di gestione e controllo attivo della funzione logistica e del trasporto;
  4. L’innovazione tecnologica nel settore delle merci e della logistica mediante la realizzazione di progetti in materia di sicurezza e risparmio energetico
  5. L’adozione di “City Logistics” sia attraverso la realizzazione di piattaforme di distribuzione urbana delle merci sia tramite l’adozione di normative ad hoc sulla circolazione dei mezzi, sulle aree di sosta, sugli orari di ingresso nelle ZTL.

Insomma, cinque punti facilmente condivisibile ed attuabili. 

acquistiverdi.it, il portale dell'acquisto ecologico.

Di solito non ci occupiamo di segnalare attività commerciali o comunque a scopo lucroso ma l’iniziativa di acquistiverdi.it mi ha complito positivamente. Si tratta di un portale che raccoglie le aziende che producono o commercializzano prodotti 100% ecologici. Il progetto ci piace ancora di pù perché non è un mega store on line ma è un luogo di incontro, un sistema per mettere in comunicazione le aziende e farle crescere insieme, un po’ l’obbiettivo di InAmbienTe con gli studenti. Ottima iniziativa, considerando che chi vuole acquistare un prodotto ecologico ha sempre difficoltà a trovarne disponibilità sul mercato.

L’idea nasce dall’esigenza, delle pubbliche amministrazioni, di dover utilizzare forniture ecologiche, dal momento che il decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203 impone l’acquisto di manufatti e beni realizzati con materiale riciclato in una quota non inferiore al 30% del totale degli acquisti annuali.

Le aziende presenti sul portale si iscrivono gratuitamente così come le associazioni, solo per i negozi on line e le società di consulenza è previsto un canone di iscrizione.

Nota dal portale:

Ma AcquistiVerdi.it non è solo uno strumento di promozione e marketing per le aziende. E’ un punto di riferimento per l’informazione e la formazione per i responsabili degli acquisti delle Pubbliche Amministrazioni sugli acquisti verdi: pubblica le best practises in Italia e all’estero, contiene un glossario tecnico-professionale, pubblica quotidianamente news di settore ed invia ogni 15 giorni una newsletter tematica.

Per informazioni o solo per curiosità: http://www.acquistiverdi.it/

Dal New York Times: "L'Italia un paese infelice che non ama se stesso".

NspolitanoCon la solita superficialità degli americani, sul NY-Times è uscito un interessante quanto poco felice articolo che descrive gli italiani come un popolo di depressi, infelici e timorosi. Ian Fisher, dopo una introduzione lusinghiera anche se banale del nostro paese, ci condanna come popolo in declino, poco attento al futuro e mal visto dagli altri. Come al solito, quando si parla del bel paese, si prende come riferimento l’ombra scura e poco felice della nostra tradizione e della nostra storia. Proprio come un figlio ingrato si rivolge al padre, lo stesso padre che gli ha dato l’educazione e che forse non gli ha insegnato il rispetto.

Per fortuna, un napoletano che si chiama Napolitano e che ha la gioia e l’onore di essere il nostro presidente della repubblica, si è fatto sentire. Su un bell’articolo di Repubblica.it, Napolitano afferma, riferendosi al giornalista che “se il giornalista è cieco vede solo le ombre. Se il giornalista non è cieco vedrà anche le luci”, ottima risposta caro presidente.

Insomma, l’Italia starà pure attraversando un brutto periodo, il popolo sarà anche stanco, ma non credo che gli italiani si sentano infelici o rassegnati. Abbiamo sempre avuto la forza di cambiare e di migliorare il mondo, sicuramente avremo anche la forza di cambiare e di migliorare la nostra terra.

Vogliamo salvare l'ambiente? Utilizziamo Linux!

Da una ricerca del regno unito arriva una sorprendete scoperta: usando linux al posto di windows si inquina di meno. A dire il vero il risultato della ricerca non mi convince molto ma almeno mi fa riflettere. In realtà, non è l’utilizzo in se di Linux a salvare l’ambiente ma il fatto che per far “girare” il sistema operativo del “pinguino” basta anche hardware non recente. In pratica invece di buttare un pc che non è molto performante ci si può installare una qualche versione di Linux (vi consiglio di dare un’occhiata ad Ubuntu).

Dalla ricerca si rileva che chi usa Windows cambia pc due volte in pù rispetto a coloro che usano il sistema operativo opensource (3-4 anni contro gli 6-8 anni). Insomma, chi usa Linux immette la metà dei rifiuti tecnologici di chi utilizza il software del colosso di Redmond.

Linux logoLa notizia non mi convince perché l’effetto positivo si ha in conseguenza ad un comportamento e non ad una necessità. Chi ci dice che chi utilizza Linux non decida di cambiare pc ogni anno? E poi non è vero che per utilizzare Windows bisogna cambiare il computer pù spesso (lasciando da parte “Vista”!!). Il risultato della ricerca potrebbe essere anche letto in modo diverso, nel senso che chi utilizza Linux ha una visione del mondo informatico completamente diverso da chi utilizza Windows. La scelta di utilizzare software OpenSource spesso porta anche ad un utilizzo pù razionale delll’hardware e quindi del pc.

Comunque, noi un primo passo l’abbiamo fatto, anzi forse due. Il nostro blog sfrutta la tecnologia php ed il DataBase di tutto il portale è MySql, entrabi parte dell’universo OpenSource nato proprio su Linux.

Le "Fattorie del Vento". In Gran Bretagna si punta su rinnovabile al 100%

Mentre da noi si fa il pari e dispari sul nucleare, a Londra si fanno passi da giganti verso un sistema energetico pulito ed intelligente. Ogni secondo sulla terra si manifestano megatoni di energia sottoforma di vento, sole, calore, ecc. e c’è ancora chi si ostina a distruggere qualcosa per generare energia. Entro 13 anni, il regno unito prevede di soddisfare il bisogno energetico di ogni abitante esclusivamente serverndosi delle “wind farm”, vere e proprie centrali elettriche situate a largo delle coste dell’isola britannica. Il governo prevede di produrre, entro il 2020, 25 GW di energia che sommati agli 8 che ha già in programma di realizzare soddisferanno in pieno il fabbisiogno dell’intera isola.

Nel giro di qualche anno, quindi, non ci sarà paese sulla terra ad avere un rapporto così elevato di energia pulita (direi il 100%). Senza considerare che nei progetti della Ue c’è un traguardo da raggiungere: il 20% dell’energia dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili, e su questo la Gran Bretagna ha evidentemente sballato (in senso positivo si intente!).

Insomma, se da un lato ci sono governi che litigano su quale leggere elettorale sia quella che meno li potrà danneggiare, dall’altra c’è un governo che quando deve decidere… decide bene. Il vento si sà, spazza via la nebbia.

Il caso Marlane: più di 100 morti sospette. Una storia che fa venire i brividi.

Mi sono imbattuito in questa notizia per caso, cercando informazione sui fanghi di depurazione. Appena ho letto della Marlane (stabilimento tessile di Piaia a Mare ormai in disuso) e delle sue 50 (e pù) morti sospette mi è venuta la pelle d’oca. Si parla spesso di morti bianche, di operai che muoiono schiacciati da una pressa o ustionati dall’olio bollente, ma poche volte si sente parlare di quella gente che per lavorare si è consumata (nel vero senso della parola).

MarlaneLa Marlane era una fabbrica di tessuti, nata nella seconda metà del 900 (in pieno boom industriale) e che ha visto l’occupazione di pù di 500 operai (quindi un decimo di morti sospette). Leggere la storia e le interviste mi fa comprendere quanto sia fondamentale ed importare capire e conoscere i meccanismi di sicurezza sul lavoro, soprattutto quando si lavora in stabilimenti chimici ad alto tenore di tossicità come la Marlane. Questi operai non sono stati schiacciati dalle macchine, non hanno perso un braccio sotto ad una pressa da 20 tonnellate, sono stati corrosi, lentamente, dalle sostanze che ogni giorno erano costretti a maneggiare ed a respirare senza nessuna protezione o accortenza.

Teresa Maimone di Maratea è stata una delle prime vittime. Adibita alla rocchettiera, un cilindro intorno al quale ruotavano i fili di tessuto che poco prima erano passati per la tintoria. La velocità centrifuga alla quale erano soggetti i granelli di polvere (e tintura) presenti sui fili li spingeva all’interno del volume di aria che la signora Maimone era costretta a respirare. Prima i rossori alla pelle, poi gli svenimenti. Il medico dello stabilimento aveva sempre affermato che il problema era alimentare, ma dopo cinque giorni di agonia all’ospedale di Napoli, Teresa ha smesso di vivere e come lei chissè quanti.

Dalla ricerca che ho fatto è singolare rilevare con quanta superficialità i dirigenti aziendali affrontavano il problema della sicurezza. Alcuni operai, forse quelli maggiomente soggetti alle cattive condizioni lavorative, a fine turno venivano obbligati a bere un flacone di latte “per depurare”. Come se bere un po’ di latte servisse ad annullare gli effetti cancerogeni delle sostanze chimiche respirate. “Tanta era la polvere che nei reparti sembrava ci fosse la nebbia”, afferma Luigi Pacchiano, ex dipendente della Marlane ora malato grave. “Non c’erano aspiratori e spesso eravamo costretti a lavorare con 40°C e con una umidità dell’80%”, situazione ideale per rendere massimo il livello di pericolosità delle sostanza tossiche.  “Dai bidoni venivano tolte le etichette con il teschio, per non impressionare noi operai – continua Pacchiano – eravamo costretti a riconoscere i bidoni dal colore esterno”.

Olre alla tossicità dei prodotti chimici, chi ha lavorato alla Marlane ha assaporato anche il gusto dell’amianto. “L’azienda ha sempre negato l’utilizzo dell’amianto, ma i 108 telai presenti nell’azienda avevano i freni in amianto, freni che si consumavano e che spargevano le loro fibre cancerogene intorno a noi”. Chi tentava di scioperare veniva minacciato di licenziamento.

Insomma, sui 1050 operai che hanno lavorato all’interno della Marlane, fonti non ufficiali affermano che 120 siano deceduti per tumore. Pù del dieci percento consumato dal proprio lavoro e dall’inettitudine dei dirigenti e delle istituzioni che avrebbero dovuto vigilare.

Per approfondire: intervista a Luigi Pacchiano

"Di scienza devono parlare gli scienziati". L'intervento di Zichichi sull'effetto serra.

“Se non ci fosse l’effetto serra la temperatura terrestre sarebbe di 18 °C. Invece, grazie a questa realtà ambientale si riescono ad avere i 33°C”. Questa una frase che il noto ed autorevole scienziato italiano Zichichi ha pronunciato durante un suo discorso tenutosi in occasione del Premio Giornalistico Michele Torre assegnatogli nell’Aula Magna del Rettorato dell’università di Torino. “Non è giusto demonizzare l’effetto serra e la CO2 – ed ha aggiunto che – se apriamo qualsiasi giornale ci troviamo titoli ed articoli nei quali si descrive l’anidride carbonica come veleno, mentre questa sostanza è fondamentale nei processi vitali delle piante e degli animali”.

Zichichi fa riferimento anche ai mutamenti del clima ed afferma che “nessuno è in grado di dire che le attività umane sono responsabili di tali mutamenti. Un conto sono le previsioni meteorologiche, un conto le previsioni sui mutamenti climatici, che ci sono sempre stati”. Conclude in modo forte e deciso, affermando che “di scienza devono parlare gli scienziati“. Un invito, quello del professore, a non “affrontare questi argomenti senza una giusta preparazione professionale, per evitare di demonizzare cose senza le quali non potremmo vivere”.

Disastro è l'unica parola che ci "azzecca". Taverna del Re è il tumore.

Da casa mia, in meno di cinque minuti, si arriva sulle sponde di un lago. Quale fortuna pù grande avere a portata di mano la natura, l’acqua che si mescola al terreno. Da piccolo i miei genitori mi ci portavano spesso, il “Lago Partia” era la meta delle numerose gite che nelle giornate di festa le famiglie di un tempo (che se le potevano permettere) facevano numerosi ed in massa. Scipione l’africano, pù di duemila anni fa fa decise di stabilirvisi, fondando una colonia romana che oggi si mostra nei ruderi di Liternum. Duemila anni fa si faceva la storia, duemila anni dopo si costruiscono piramidi dal puzzo nauseabondo e di una inutilità assoluta.

Taverna del reLa distanza tra il lago ed il sito di Taverna del Re è davvero irrisoria, pochi chilometri separano la natura dal tumore terreno. Il vento ci mette del suo e la sera, nei numerosi parchi abusivi che circondano il lago (vere città comparse dal nulla) la puzza è talmente forte che nemmeno chi esce per fumare lo fa pù con piacere. Non c’è pace per la terra dal passato nobile e dal futuro mefitico. Si va dalla zona asi, utile ai nomadi per rubare e bruciare i pacchi dei vestiti usati (con chissà quale scopo), che la vede sede dell’impianto di trattamento dal quale escono le “balle di rifiuti” che non si riesce a capire perché ci si ostina a chiamare eco-balle, fino alla valle delle piramidi di monnezza pù famosa al mondo. E non sono il terreno e la natura escono umiliate ed offese da questa storia, ma anche chi in quella terra ci vive (ed io ci vivo) che subisce i raggiri di una classe politica che non ha nemmeno il buon senso di farsi da parte e di ficcare la testa sotto la terra (o meglio sotto la monnezza!).

Iseri se ne è occupata anche striscia la notizia, con un filmato ed alcune interviste ai manifestanti. 

Si doveva smettere di accatastare, così si era detto e così si doveva fare. Ma, ovviamente, così non si è fatto. La popolazione, che da giorni protesta e si accampa intorno all’impianto, ogni giorno vede passare camion (camuffati)  carichi di balle senza poter fare nulla. La gente incassa una sconfitta dopo l’altra. Basti pensare che quella che oggi potrebbe essere una vittoria, domani sarà un grande problema ed un grande dilemma: le ecoballe di Taverna del Re non sono compatibili con gli inceneritori che si stanno costruendo, bruciarle sarebbe da folli. Insomma, è proprio il caso di dirlo: si lotta per passare dalla padella alla brace.

Si ricomincia. Dopo quattro mesi di inattività InAmbienTe riapre i battenti.

Breve premessa. Sono passati quattro mesi dall’ultimo articolo pubblicato su InAmbienTe, era l’otto Settembre e da allora sono successe alcune cose che mi hanno fatto riflettere molto. Non nego di aver anche pensato di buttare la spugna, di chiudere la serranda e di pensare ad altro, ma poi il cuore e la ragione hanno prevalso sullo sconforto e sullo stress.

La maggior parte degli utenti di InAmbienTe fa parte della meravigliosa categoria degli studenti universitari. Ragazzi che hanno un obbiettivo forte d’avanti ed hanno la forza emotiva e fisica per poter affrontare tutte le difficoltà che si incontrano durante il cammino universitario. Ma quando si esce dall’università, con in mano il “pezzo di carta” ci si scontra con la realtà di un mondo complesso e quasi mai equo. Senza protettori e senza professori che ti indicano la strada da percorrere e, quando si è veri sognatori (come ritengo di essere), si rischia di sbattere contro il muro invisibile della realtà. Questa premessa non vuole essere un inno al pessimismo, ma semplicemente un “voltare pagina” avendo avuto la consapevolezza che sognare significa doversi svegliare. Tutto, qui.

Svegliandomi ho cominciato a capire che se uno ha un obbiettivo, per poterlo raggiungere, lo deve almeno seguire (mica si può restare sempre a sognare??) e se non può farlo in un modo potrà riuscirci in un altro, ed eccomi qui a correre incontro al futuro… e che faticata?!.

Insomma, InAmbienTe rinasce perché non vuole rassegnarsi a morire, anche perché ogni giorno c’è qualcuno che viene a farci visita, che fa qualche domanda nel forum e che scarica i “nostri” appunti. Poco importa se nessuno (salvo pochissimi intimi) collabora al progetto di condivisione che ha dato vita al portale, poco importa se solo pochi dei mille utenti registrati partecipa ai dibattiti o ai sondaggi aperti nel forum. Quello che conta è essere utili, contribuire alla condivisione della conoscenza.

La rinascita. Come noterete collegandovi ad InAmbienTe, il portale ha subito una metamorfosi notevole sia grafica che strutturale. La home page, prima ricca di contenuti e molto confusionaria, ora è composta da tre macro sezioni: nella prima parte sono presenti i tre contenuti di maggior rilievo, nella parte centrale i richiami al forum e agli appunti con una classifica dei preferiti, mentre nel fondo sono presenti dei richiami ad articoli di secondo livello. Questo per dare maggiore ordine ai contenuti (pochi ma buoni). Per quanto riguarda il restiling grafico, il portale ora si avvicina agli standard del web 2.0 che vede sempre di pù il proliferare di siti con blocchi sfumati e dinamismi grafici. Altra novità strutturale è il DataBase che da Access si è evoluto in MySql (sistema pù performante e OpenSource, che non è male di questi tempi!). Si spera, tempo permettendo, di poter inserire nuovi contenuti ogni giorno in modo da tenere sempre viva la discussione sui temi di maggiore attualità che hanno come soggetto il nostro amato ambiente.

Le lezioni. Oltre alle notizie ed ai contenuti liberi (le riflessioni!!), ho pensato di dedicare uno spazio alle lezioni, altro non vuole essere che un sintetico e diretto schema degli appunti che negli anni ho accumulato. Senza minimamente pretendere di competere con le competenze e le capacità didattiche degli ottimi professori che il nostro sistema universitario vanta… ovviamente. Possono essere un valido strumento di introduzione alle tematiche ed anche un valido aiuto a ripetere. Almeno questo!

Vi saluto. Spero che il portale rinasca alla grande e, come al solito, senza nulla a pretendere.