Dal Ministero dell'Ambiente, on line tutta la documentazione sulle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale.

Per garantire il massimo livello di trasparenza e partecipazione, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha deciso di rendere disponibili on line la documentazione e i progetti relativi alle opere soggette a Valutazione di Impatto Ambientale, come ad esempio la nota Tav Torino-Lione.
Tutti potranno così accedere in tempo reale alle informazioni sui progetti, consultare la documentazione, inviare le osservazioni come prescrive la legge direttamente con email, conoscere lo stato di avanzamento della valutazione e l’esito delle procedure.
Il sistema, inoltre, consente la consultazione dell’archivio storico dei progetti della Legge Obiettivo e dei pù recenti progetti sottoposti a VIA ordinaria. Una ”piccola rivoluzione” al Ministero dell’Ambiente, sul fronte della trasparenza, come l’ha definita lo stesso ministro, Alfonso Pecoraro Scanio, presentando il progetto nella sede di via Cristoforo Colombo. ”Vogliamo che tutto sia pubblico – ha detto Pecoraro – contraddicendo la facile caricatura del Ministero dell’Ambiente come ”ministero del No”. Comitati, associazioni e cittadini potranno cosi’ esercitare il loro diritto alla formazione del parere della Commissione, entro i termini previsti. La Via – ha ricordato il Ministro – nasce come strumento di partecipazione democratica alle scelte”. Pecoraro ha poi sottolineato la necessita’ per le Regioni di dotarsi di un Piano di qualita’ dell’aria, una richiesta che ripetera’ nuovamente con una lettera nei prossimi giorni a presidenti delle Regioni e al presidente del Consiglio. Il pericolo e’ infatti quello di bloccare le valutazioni di impatto ambientale perche’ mancano le informazioni dovute per legge. ”Su 62 istruttorie sono 49 quelle interessate da questo problema” ha detto Pecoraro. In futuro poi non si dovra’ tenere conto solo delle Pm10, ma anche delle emissioni di CO2: ”rischiamo di pagare multe enormi – ha concluso Pecoraro – se non adeguiamo la nostra progettazione agli obiettivi fissati da Kyoto e dalla Ue per la lotta contro i mutamenti climatici”.Il nuovo sito internet costituisce quindi una grande novità, un piccola rivoluzione con l’obiettivo di rendere facilmente disponibili informazioni oggi reperibili solo attraverso faticosi percorsi burocratici. Anche l’esercizio del diritto a partecipare alla formazione del parere della Commissione godrà di una forte semplificazione. I comitati, le associazioni ambientaliste e i cittadini potranno inviare direttamente via email le osservazioni.

“I grandi cambiamenti determinano meno attenzione del chiacchericcio politico – ha commentato il ministro Pecoraro Scanio – ma oggi, con la creazione di questo nuovo sistema on line, abbiamo adempiuto al nostro programma: aumentare la partecipazione popolare. Quella di oggi è una piccola rivoluzione popolare – ha aggiunto – che al tempo stesso consente maggiore trasparenza, puntando a migliorare anche la qualità dei progetti che arrivano al Ministero”. Si può accedere al sito tramite il portale del Ministero all’indirizzo www.minambiente.it, cliccando su ‘Valutazione di Impatto Ambientale‘ nella sezione Argomenti chiave; oppure direttamente dall’indirizzo www.minambiente.it/via/.
Le istruzioni per la consultazione sono disponibili alla sezione Guida del sito VIA. Per saperne di pù (pdf, 227 KB)

Roma, 17 luglio 2007

Fonte: Ministero dell’Ambiente e del Mare.

"Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano". Il resoconto della presentazione promossa da InAmbienTe in collaborazione con InterNapoli.

Villaricca. Squilla il cellulare, rispondo: è Alessandro Iacuelli che dice “Sono qua sotto, mi apri?”. Per me, la presentazione del libro di Alessandro comincia con questa frase.

Quando ho proposto l’evento alla redazione di InterNapoli avevo un solo timore: l’affluenza, e per fortuna sono stato smentito. Infatti, la sala messa a disposizione della testata giornalistica si è riempita nel giro di poco tempo. C’erano i leader dei comitati di protesta, c’era Raffaele Del Giudice, uno dei personaggi più carismatici di Legambiente e c’era il popolo alla ricerca di risposte.

L’introduzione è breve, interviene prima Aniello Di Nardo, editore di InterNapoli, e poi mi permetto di dire due parole io. Questo per dare spazio all’unica voce informata sul tema rifiuti. Alessandro parte da lontano, comincia a parlare di un evento che all’apparenza non c’entra nulla ma che, in fondo, è l’origine dei nostri mali: il terremoto del 1980. Le case crollate da ricostruire, i soldi che arrivano dallo stato e la camorra avida e malsana che ne approfitta. Si parte dal cemento e dalle cave abusive di sabbia per finire all’immondizia ed alle cave abusive dei rifiuti. Piccoli passi fatti nel tempo che ci portano ad essere, oggi, quello che siamo e che forse saremo domani.

Si parla anche di strani eventi che susseguono a precise attività investigative. La Resit, una cava sotto sequestro nella zona di Giugliano, viene data alle fiamme in un modo scientifico: prima si bloccano le vie di accesso che avrebbero dovuto usare i Vigili del Fuoco e poi si da’ in fiamme la cava, e questo quando i magistrati decidono di fare un sopralluogo. Strane coincidenze nella terra delle stranezze.

Alessandro ci parla anche di quanto sia stato difficile mettere in sequenza tutte le informazioni che la stampa e la storia hanno saputo fornire. Ma, soprattutto, quanto sia stato difficile ed oneroso fare gli appostamenti e cercare conferme alle sue geniali intuizioni. Spesso si è incontrato e scontrato con chi gestiva le attività losche e, oltre alle intimidazioni, ha trovato sconvolgente l’espressione di impunità che certi individui gli mostravano prima di intimargli di andarsene.

Dalla platea, formata da manifestanti, giornalisti e studenti cominciano le prime domande e le prime osservazioni. Interessante è lo spunto lanciato su un’attività che è stata finanziata dallo stato per conto delle università di Napoli e Salerno all’interno dell’impianto che dovrebbe produrre Cdr a Giugliano. Un’attività di ricerca che ha visto, almeno in parte, l’analisi di un sistema di gassificazione dei rifiuti per usare l’idrogeno prodotto all’interno di celle ad idrogeno. La ricerca, che in un primo step è riuscita nell’intento, non è stata rifinanziata perché per smaltire 1 kg di rifiuto si spendevano 1 euro, contro i 5 centesimi del normale processo. Quello che è sconcertante – ha affermato Iacuelli – è che la ricerca era solo all’inizio, ed un ulteriore finanziamento avrebbe potuto portate ad un affinamento del processo con una sostanziale riduzione dei costi di smaltimento e, considerando che le celle ad idrogeno emettono solo acqua distillata, con un evidente risparmio in termini di depurazione delle emissioni.

Si parla anche di incenerimento, grazie ad una domanda posta dal pubblico. Su questo tema Alessandro ha le idee ben chiare: sì all’incenerimento, sempre che l’impianto sia di piccola taglia. L’impianto di Acerra, che ha una portata di 3750 tonnellate di rifiuti al giorno, è certamente sovradimensionato, rispetto alle reali esigenze di una società moderna come la nostra. Saremo costretti a dover bruciare tutti i rifiuti, senza avere la possibilità di operare una raccolta differenziata. Inoltre – continua Iacuelli -, viste le evidenti inefficienze sia degli impianti di CDR sia dello stesso impianto di Acerra, sarà inevitabile un collasso del ciclo nel giro di pochi giorni.

La presentazione si conclude con una domanda sulla “dissociazione molecolare” posta da un futuro ingegnere per l’ambiente ed il territorio. Su questa tecnologia, le possibilità di avere performance e funzionalità sono sicuramente superiori e migliori di un impianto di incenerimento, anche se la sua utilizzazione è condizionata da una forte ed efficiente raccolta differenziata, cosa che da noi è ancora lontana dall’aversi.

La presentazione è finita, ma Alessandro si trattiene con noi per tutta la serata e tra le chiacchiere ed una pizza sento di poter dire che ieri (20 luglio 2007), è stata una serata meravigliosa, trascorsa insieme ad una persona che ha conquistato la mia stima ed il mio rispetto.

Chi non lo avesse ancora fatto può comprare il libro seguendo queste informazioni:

Titolo Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano
Autore Alessandro Iacuelli
Prezzo versione cartacea a partire da €12,46; e-book €1,33
Dati 15.24cm x 22.86cm 236 pagine
Anno 2007
Editore Altrenotizie.org / Lulu
ISBN 978-1-84753-184-1
Disponibile on line:
Lulu Press
IBS
BOL
Dea Store
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Blackwell

Ucraina, deraglia treno carico di fosforo. Allarme per un'enorme nube tossica.

Dopo il terremoto giapponese, ecco il deragliamento ucraino. Da Repubblica.it:

<B>Ucraina, deraglia treno carico di fosforo<br>Allarme per un'enorme nube tossica</B>Il luogo dell’incidente

KIEV – Una gigantesca nube tossica scatena il panico in Ucraina. Ieri un treno che trasportava fosforo giallo liquido è deragliato, provocando l’incendio di sei carri cisterna. Così un’area di 86 chilometri quadrati vicino al villaggio di Ojydiv, a 70 chilometri da Leopoli, nella parte occidentale del Paese, è stata ricoperta da “una quantità importante di fumo e gas tossici”, come ha affermato un responsabile dell’amministrazione regionale, Taras Batenko.

GUARDA LE IMMAGINI

Gli intossicati, al momento, sono 21, tra i quali soccorritori e due lavoratori delle ferrovie. Uno è in gravi condizioni. Un centinaio di persone ha già fatto ricorso a cure mediche, ma si prevede un aumento degli intossicati nei prossimi giorni, quando il fosforo sarà entrato nella catena alimentare. Alla popolazione è stato consigliato di non mangiare verdura e animali prodotti localmente.

Nella zona interessata dalla nube abitano circa 11.000 persone, ma soltanto 900 di loro hanno chiesto di essere evacuati. Probabilmente quello che temono è il rischio di sciacallaggi. Tuttavia, molti residenti hanno indossato maschere anti gas e si sono barricati in casa. Anche a Leopoli, dove abitano ben 800mila persone, in molti hanno scelto di non far uscire i propri figli per evitare rischi.

Il fosforo giallo, utilizzato per la produzione di fertilizzanti, pesticidi ed esplosivi, è considerato una sostanza tossica di prima categoria, dagli effetti letali se viene inalato o entra in contatto con la pelle, anche in una concentrazione di un decimo di grammo. Facilmente infiammabile, intacca le ossa, il cervello e il fegato.

Le cause dell’incidente non sono ancora chiare. Il treno merci, composto da 58 carri, 15 dei quali trasportavano fosforo giallo, era partito da Dzhambul, in Kazakhstan, ed era diretto a Kleska, in Polonia. Poi è deragliato, tra Krasnoye e Ozhidov. L’autorità statale per le ferrovie ha escluso la possibilità di un sabotaggio, ipotizzando che il deragliamento sia stato causato dalle cattive condizioni dei binari o dalla violazione delle norme per il trasporto di carichi pericolosi. La procura locale ha comunque aperto un’inchiesta. Il convoglio, assicurato da una compagnia straniera, forse russa, appartiene a imprenditori kazaki.

Il vice-premier di Kiev, Aleksander Kuzmuk, che guida la commissione statale d’inchiesta sull’episodio, ha evocato lo spettro di Chernobyl, ancora vivo nella memoria del popolo ucraino. La centrale nucleare teatro del celebre incidente del 1986 si trovava infatti nella parte settentrionale del Paese, all’epoca sotto il dominio sovietico. Kuzmuk ha parlato di “un evento incredibile, di cui è impossibile prevedere le conseguenze” e di “minaccia seria per gli abitanti”. Ma il Ministero per le emergenze ha smorzato l’allarme, affermando che “la situazione è completamente sotto controllo”. Il responsabile della protezione civile di Leopoli, Piotr Grebenyuk, ha aggiunto che “la nube è stata neutralizzata, e non c’è alcun pericolo per i residenti”.

Il panico ha varcato i confini ucraini, arrivando fino in Romania, Polonia, Ungheria e Bulgaria, per una sorta di sindrome-Chernobyl. Ma il ministero della Difesa bulgaro ha escluso qualsiasi pericolo tossico per la propria popolazione. E da Bruxelles è arrivata un’altra conferma. La Direzione Generale per l’Ambiente dell’Unione Europea ha detto di non avere ricevuto alcuna richiesta di assistenza.

GIAPPONE: un terremoto provoca una fuoriscita di acqua radioattiva. È danno ambientale.

Una scossa violenta di terremoto, in un paese come il Giappone non dovrebbe meravigliare e nemmeno spaventare, vista la loro abilità ed esperienza nelle costruzioni antisismiche. La cosa che mi meraviglia, in questo caso, è come sia possibile che una nazione, con una situazione sismologica come quella giapponese, possa produrre energia elettrica con centrali nucleari. Se è vero che l’equilibrio di tali impianti è legato a processi molto particolari e difficili da gestire in situazioni di emergenza, prima della costruzione di una centrale nucleare si dovrebbe analizzare uno scenario come quello visto a Niigata. Basta una frattura in un reattore, anche con tutti i sistemi automatici di sicurezza, che l’acqua di raffreddamento dell’impianto (altamente radioattiva) viene a riversarsi nel sottosuolo. Se ci mettiamo anche la presenza di una falda, ecco che il danno è bello e servito.

Per avere una chiara visione di quello che è successo, vi rimando all’articolo di Alessandro Iacuelli, apparso stanotte su Altrenotizie. Vi riporto alcuni punti salienti:

E’ stato uno dei pù violenti terremoti della storia del Giappone, quello che ha colpito il nord ovest del Paese, 250 km circa a nord di Tokyo, causando almeno nove morti e oltre 300 feriti. Il Giappone è il Paese che ha saputo meravigliare il mondo intero per le sue costruzioni antisismiche e per il saper resistere alle La zona del sismascosse senza che ci fossero vittime. Stavolta non è andata così. Il terremoto ha distrutto un intero villaggio ed ha innescato un violento incendio nella centrale nucleare di Kashiwazaki Kariwa, nella provincia di Niigata. Le immagini trasmesse dalle emittenti tv mostrano una vasta colonna di fumo nero che si alza dall’impianto di Kashiwazaki Kariwa. I quattro reattori della centrale sono stati fermati. La compagnia elettrica Tepco (Tokyo electric power) ha confermato che le fiamme si sono sviluppate in un trasformatore che fornisce corrente ai reattori nucleari. […]

Un dirigente della Tepco, Yasushi Hasegawa, ha prontamente dichiarato che “non c’è da temere alcuna contaminazione”, addirittura prima che l’incendio fosse domato e prima di ogni analisi e rilievo per verificare il livello di radioattività della zona. Hasegawa ha aggiunto che i quattro reattori dell’impianto si erano automaticamente fermati durante il terremoto.[…]

Solo nel pomeriggio, ora italiana, la stessa Tepco ha ammesso, tramite un proprio portavoce, che il forte terremoto ha causato una fuga di acqua contenente materiale radioattivo da uno dei reattori.[…]

Il Giappone, zona sismica per eccellenza, ha sempre giocato la sua carta nucleare proprio sulla sicurezza: centrali indistruttibili, in grado di resistere a terremoti forti e frequenti, un nucleare “sicuro”. Poi negli ultimi 10 anni una serie di incidenti ha fatto ricredere circa la tanto decantata sicurezza del nucleare nipponico.Dal 12 luglio 1999 in poi, giorno del blocco del reattore della centrale di Tsuruga per una perdita d’acqua, il Paese del Sol Levante ha visto un lungo susseguirsi di incidenti.[…]

Questo nuovo incidente, al di là della fuoriuscita o meno di materiale radioattivo, riapre la questione, a dire il vero sempre d’attualità, del nucleare in rapporto alle catastrofi naturali. Che ha a che fare con una cultura del consumo energetico che non può confliggere con quella della sicurezza. Questione che scotta. Decisamente.[…]

Il problema che si pone è sempre lo stesso: abbiamo bisogno di una quantità di energia sempre crescente, ma quando si produce energia, inevitabilmente si producono sostanze ed eventi secondari che spesso comportano il pagamento di un prezzo troppo elevato, e a pagare quel prezzo siamo tutti noi.

Per chi volesse avere una idea dei tanti disastri che il nucleare ha provocato, vi invito a leggere questo post di Alessandro.

Villaricca: presentazione del libro di Alessandro Iacuelli "Le vie infite dei rifiuti – il sistema campano".

VILLARICCA. Venerdì 20 Luglio alle ore 18.00, presso la redazione di InterNapoli, Alessandro Iacuelli presenterà il suo libro inchiesta “Le vie infinite dei rifiuti – Il sistema campano” [ed. altrenotizie.org – Lulu].

L’evento, organizzato dalla redazione (in collaborazione con InAmbienTe), punta ad incentivare il dibattito su quello che è il tema di maggiore attualità per la nostra zona: l’emergenza rifiuti, ed il libro di Iacuelli, giornalista free-lance che collabora con altrenotizie.org, può essere un ottimo spunto per un dibattito aperto e pungente.

La presentazione vedrà come relatori Aniello Di Nardo, editore di InterNapoli, alcuni redattori e, ovviamente, l’autore del libro, anche se l’attore principale sarà assolutamente la platea. La formula è quella del dibattito aperto, infatti, dopo una breve introduzione sia dell’autore che del libro si passerà la parola a quanti assisteranno e vorranno porre domande.

Copertina del libro.

Il libro. Il libro-inchiesta parte proprio dalle nostre zone, parte da Villaricca 2 e precisamente da Via Bologna, si inizia con una storia all’apparenza insignificante, un caso come tanti. Un autotrasportatore, intossicato dal carico che trasporta, e che pensa di risolvere il tutto infossandolo nelle nostre campagne. Questo episodio, l’episodio di Tamburrino e dei suoi bidoni, risulterà essere solo un elemento di una traccia molto pù profonda e molto pù preoccupante. Si parte da noi per ritornare a noi, il giro è stretto, un circolo vizioso, che ogni tanto si allarga, punta ad allontanarsi dal centro, dal cuore, dal triangolo dei fuochi formato dai comuni di Villaricca, Giugliano e Qualiano. Anche quando si va fuori, però, alla fine si ritorna qui, nella nostra terra, nella nostra puzza.

La presentazione. Al dibattito sono invitati tutti i cittadini che cercano risposte a domande che di risposte non ne hanno mai avute, sarà l’occasione per ascoltare la verità che la coraggiosa inchiesta di Alessandro ha portato alla luce. Infatti, l’autore non si è fermato ad una semplice analisi cronologia e superficiale degli eventi, ma ha affondato la penna fino all’osso, facendo nomi e cognomi, mettendo nero su bianco situazioni e luoghi.

L’autore. Alessandro Iacuelli è giornalista free-lance. Fa parte della redazione della testata on-line Altrenotizie, per la quale ha curato tra l’altro, inchieste sull’emergenza gas dell’inverno 2005/2006, sul nucleare in Italia e sui rifiuti tossici e le ecomafie in Italia meridionale.
Di origine napoletana e laureato in Fisica, da anni si sta occupando a tempo pieno della particolare “emergenza” che vive la Campania da quasi 15 anni, tornando a seguire la “sua” terra, il commissariamento straordinario dei rifiuti, le attività ecomafiose legate alla presenza camorristica, e l’aspetto sanitario che sta provocando un aumento dei casi di cancro nella regione.

Per maggiori informazioni e per reperire ulteriore materiale sul tema potete collegarvi al blog di Alessandro.

Orario e sede della presentazione:
Venerdì 20 Luglio, Ore 18.00 – Redazione InterNapoli
Via della Libertà 1176, Villaricca (Na).

Scarica l’invito.

Sole, acqua e vento. Breve e sintetico viaggio nel mondo dell'energia rinnovabile. Prima parte.

Si parla spesso di energia rinnovabile e del fatto che è una forma di energia pulita. Cerchiamo di saperne di pù e di analizzarne i pro ed i contro in questa serie di appuntamenti che InAmbienTe ha pensato di regalare ai suoi utenti. 

Energia. L’energia ci circonda in diverse forme come la luce, il calore e l’elettricità. I nostri corpi, per muoversi, per crescere e per pensare, utilizzano l’energia immagazzinata in sostanze tipo i carboidrati e le proteine. Ma oltre a questa forma di energia,l’essere umano ha inventato numerose macchine che ne sfuttano altre forme per rendere pù semplice il lavoro, per riscaldare le proprie case e per spostarsi in lunghi viaggi. Alcune di queste macchine utilizzano l’energia elettrica, mentre altre, come le automobili, utilizzano l’energia immagazzinata in sostanze come la benzina.

Energia Rinnovabile

Le forme maggiormente utilizzate sono il calore e l’elettricità. Il calore è sempre proporzionale all’energia cinetica (o di movimento) delle particelle all’interno delle sostanze. Se aumenta il movimento delle particelle, aumenta l’energia cinetica e quindi il calore della sostanza. L’elettricità è funzione del movimento degli elettroni attraverso un conduttore (ad esempio un filo di rame). La maggior parte delle apparecchiature che ci circondano utilizzano sia il calore che l’elettricità. Ad esempio un’asciugacapelli utilizza l’energia elettrica per mettere in movimento un ventilatore ed il calore per produrre un flusso di aria calda. Oltre a calore ed elettricità, utilizziamo molte altre forme di energia: luce, onde radio, energia meccanica e suoni.

L’energia può essere convertita da una forma ad un’altra e ciò è estremamente importante perché raramente la si produce nella forma che effettivamente ci serve. Altra proprietà molto importante dell’energia è che, in alcune forme, può essere agevolmente trasportata, infatti spesso è prodotta in luoghi molto distanti da quelli dove sarà utilizzata. Ad esempio, per l’elettricità si utilizzano degli elettrodotti che permetto di trasportare l’energia anche in zone molto distanti tra loro, per i gas, tramite dei gasdotti si riesce ad oltrepassare anche i mari. Altre tipologie di energia, come la luce, non possono essere trasportate o immagazzinate  ma devono essere convertite.

Energia non rinnovabile contro energia rinnovabile.
Energia non rinnovabile. La maggiorparte dell’energia che viene utilizzata proviene da carbone, olio, gas naturale e elemnti radioattivi. Questo tipo di energia è considerata “non rinnovabile” perché una volta che la materia prima è stata rimossa dal sottosuolo, questa non viene immediatamente rimpiazzata da altra materia prima. Infatti, per la formazione di gas naturale, cave di carbone o bacini petroliferi ci vogliono milioni di anni. Anche l’Uranio, utilizzato per la produzione di energia nucleare, ha un limite. Si stima che nel giro di qualche centinaio di anni, tutte le riserve di materiale dal quale produrre energia non rinnovabile saranno esaurite.

Energia Rinnovabile. L’energia rinnovabile, al contrario di quella non rinnovabile, deriva da sostanze che possono essere facilmente rimpiazzate e rigenerate, per cui si può affermare che questa tipologia di energia non ha fine.

Le fonti dell’energia rinnovabile possono essere di vario tipo, anche se vedono come attore principale la maggiorparte dei processi naturali e spontanei come i raggi solari, il vento, l’acqua, ecc. Con l’aiuto di speciali sistemi ed apparecchiature è possibile catturare l’energia di questi processi naturali ed immagazzinarla per poi utilizzarla liberamente.

Le diverse tipologie di energia rinnovabile.
Eneriga solare. Da miliardi di anni, il sole irradia la terra con una quantità enorme di energia in forma di luce, di calore, di radiazioni ed anche di raggi-X. In realtà, la terra riesce a ricevere ed immagazzinare solo una piccola parte di questa energia. Tramite dei pannelli solari si riesce a catturare le radiazioni solari e a trasformarle in altre forme di energia come l’energia elettrica. Infatti, i raggi solari sono un’eccellente risorsa di energia elettrica e di calore (le due forme di energia maggiormente utilizzate dall’uomo). L’energia solare è diventata molto famosa nel momento in cui si è avuta la necessità di alimentare apparecchiature energetiche in zone di difficile accesso per le normali reti di distribuzione: zone rurali, montane, in agricoltura, ecc. Molto utilizzata anche in piscine (per il riscaldamento dell’acqua).

Energia eolica. In realtà, l’energia eolica, è una forma di energia solare. Infatti, i raggi solari, irradiando gli oceani e i continenti provocano il riscaldamento di masse d’aria che tendono a risalire la troposfera, per effetto di questa risalità l’aria si raffredda il che la porta ad appesantirsi e a ri-discendere lo strato della troposfera. Questo ciclo mette in moto i venti dai quali si produce l’energia eolica tramite l’utilizzo di sistemi molto simili ai mulini a vento. In fin dei conti, l’energia del vento è stata una delle prime forme di energia utilizzate dagli essere umani per spostarsi, basti pensare agli antichi velieri.

Energia da biomassa. Con il termine “biomassa” spesso ci si riferisce a legno, paglia, residui biologici come il concime e materiali naturali che contengono energia. Tale energia può essere rilasciata tramite un processo di riscaldamento diretto del materiale o tramite l’ausilio di micro-organismi che usano la biomassa per produrre gas naturale.

Energia idraulica. Così come l’energia eolica, l’energia che deriva dal movimento naturale dell’acqua è di origine molto antica. Studi antropologici hanno rilevato che circa 3000 anni fa si utilizzavano ruote idrauliche per la macinazione del grano. Oggi, questo tipo di energia viene utilizzata principalmente per mettere in movimento generatori elettrici per la produzione di energia idro-elettrica con l’ausilio di dighe.

In Canada produce circa il 61% del suo fabbisogno energetico da energia idro-elettrica (fonte del 1999), mentre in Italia se ne produce il 15%. Con questa forma di energia non si hanno grosse emissioni di gas serra anche se gli impianti hanno comunque un forte impatto ambientale. Infatti, contruire una diga significa distruggere gli ecosistemi di vaste aree, con l’interruzione dei flussi di fiumi e quindi di tutta la flora e la fauna che ne facevano parte. Si può affermare che l’energia idro-elettrica è rinnovabile ma non sostenibile a lungo termine a causa dell’effetto che ha sull’ambiente.

Vediamo perché l’energia rinnovabile oggi è sempre pù importante.

Stabilità dei prezzi energetici. L’economia globale e alcuni eventi particolari stanno portando il prezzo di alcune fonti energetiche (gas naturale e petrolio in prima linea) a livelli difficilmente sostenibili per gran parte delle popolazioni mondiali. Le fonti di energia rinnovabili, essendo di origine naturale ed avendo come caratteristica l’inesauribilità, non sono soggetti ad economie di prezzi molto articolate ed influenzabili. L’energia solare è distribuita in modo globale ed indistinto, basta avere l’apparecchiatura che consente la produzione la distribuzione ed il gioco è fatto, così come per il vento e l’acqua. Senza considerare che il prezzo dei combustibili fossili non può far altro che crescere.

Aria pulita. È inultile dirlo: lo smog attanaglia le nostre città, e la maggiore causa di smog è proprio le combustione di carburanti di origine fossile. Uno studio dell’OMS afferma che ogni anno muoino circa 8000 persone a causa dell’inquinamento atmosferico, senza contare quelli che pur sopravvivendo soffrono di malattie respiratorie ed allergie. Utilizzare energia rinnovabile risolverebbe anche questo problema viste le ridotte emissioni in atmosfera. Infatti, è considerata un’energia “pulita” e “verde”.

Effetto serra. Altro effetto indesiderato che si ha quando si bruciano combustibili fossili è l’effetto serra, dovuto dall’emissione di anidride carbonica. La CO2 riesce a catturare parte dell’energia solare, ciò causa un inevitabile incremento della temperatura nella troposfera. Ciò potrebbe portare allo scioglimento dei ghiacciai, all’incremento degli incendi nei boschi, all’innalzamento del livello del mare, alla diminuzione delle specie animali, alla diffusione delle malattie tropicali, alla desertificazione, ecc.

Distruzione degli ecosistemi. La realizzazione di grossi impianti per la produzione di energia, come le dighe e gli oleodotti, possono avere un forte impatto sugli ecosistemi di alcune zone. Questi danni, quasi sempre, si riversano sull’uomo e sugli animali.

Risorse illimitate. Come è noto, i bacini petroliferi, le miniere di carbone, il gas naturale, sono tutti sistemi che prima o poi si esauriranno. L’energisa rinnovabile, invece, è una fonte di energia illimitata.

Nei prossimi articoli parleremo delle singole forme di energia rinnovabile e di come è possibile realizzare piccoli impianti ad energia rinnovabile con poco sforzo e pochi materiali.

Tecniche di trattamento termico dei RSU a confronto. Analizziamo la loro resa energetica e i loro gli effetti sull’ambiente. Seconda parte: forni a griglia.

Nel precedente articolo, vi ho introdotto le tematiche e le problematiche connesse alla scelta di una tipologia di forno per il trattamento termico dei rifiuti, soffermandomi principalmente sui forni rotativi. In questo nuovo contributo cercherò di fare un po’ di luce su un’altra tipologia di impianto: il forno a griglia (tecnologia utilizzata all’interno del Termovalorizzatore di Acerra).

Forni a Griglia. Come già anticipato, questi sono maggiormente utilizzati per lo smaltimento dei RSU, hanno una potenzialità che va dalle decine di t/d, fino ad un massimo di 800-1000 t/d. La griglia, sulla quale si sviluppa la maggior parte della reazione, può essere fissa o mobile e su di essa si forma uno strato di rifiuto di circa 10 cm. La combustione per essere completa ha bisogno di molta aria, una parte (nella quantità stechiometrica) viene iniettata dal fondo della griglia, altra aria viene iniettata dalla parte superiore della griglia ed ha una duplice funzione: assicurare l’eccesso d’aria e regolare la temperatura.

Grilgia a gradini.

Tra le due tipologie (fissa e mobile) i più diffusi sono quelli a griglia mobile, dove la griglia è sottoposta ad un moto continuo e costante che permette di avere una miscelazione del rifiuto e, quindi, una più completa combustione perché si ha un migliore contatto con l’aria. Inoltre, il movimento è programmato in modo da consentire l’avanzamento del rifiuto verso la parte dello scarico delle ceneri.

Come nei forni rotativi, la configurazione dei flussi può essere di vario tipo: equicorrente, controcorrente e corrente mediana, anche se la configurazione in equicorrente sembra essere quella maggiormente efficiente [Babcok, 1992; Basaldella, 1994].

Funzionamento. Tramite una tramoggia di carico e con l’ausilio di uno spintone, si ha l’invio del rifiuto all’interno del forno e quindi sulla griglia. Appena sulla griglia si ha una prima fase che essicca il rifiuto (sottrazione di tutta l’umidità) ed una seconda fase di combustione. Nella prima fase il rilascio del calore è molto modesto. L’aria di combustione viene insufflata da sotto la griglia con un ventilatore centrifugo, c’è un operatore che tramite delle serrande di regolazione permette la ripartizione dell’aria a seconda delle esigenze; un secondo ventilatore, attraverso una serie di ugelli, provvede ad immettere l’aria secondaria. Un’attenta regolazione dell’aria permette di tenere la temperatura intorno ai 900-1000 °C.

Per avere una completa combustione della parte organica del rifiuto si prevede un tempo di residenza di cira 30-60 min. Per migliorare ulteriormente la combustione, il forno ha una particolare configurazione che permette di aumentare il tempo di percorrenza dei fumi tramite la formazione di vortici.

Residui. La parte non combusta (scorie ed inerti) viene scaricata in una vasca (di solito colma d’acqua) di raffreddamento e, tramite dei nastri trasportatori, viene inviata allo stoccaggio e poi al conferimento in discarica. La configurazione in equicorrente sembra essere quella maggiormente indicata anche per le scorie visto che queste si mantengono maggiormente in temperatura in modo da ridurre il materiale incombusto a meno dell’1%. Infatti, per i forni in equicorrente si ha una temperatura alla fine della griglia di 1000 °C, mentre per quelli in controcorrente (o corrente mediana) tale valore scende a 600 °C.

Post-Combustione. La combustione che si ha sulla griglia non è l’unica, infatti si ha un secondo processo di combustione, definito di “post-combustione” che vede come protagonisti i fumi prodotti nel forno. Di norma, per avere una prima fase di depolverazione, si preferisce inserire un deflettore in prossimità dell’ingresso dei fumi. Su questo deflettore andranno ad urtare le particelle pesanti presenti nei fumi che subiranno una brusca riduzione di Energia Cinetica e tenderanno ad accumularsi sul fondo. Di norma, per evitare problemi di “bassa temperatura” la camera di post-combustione è dotata di bruciatori. Un DPR (915/82) fissa alcuni parametri di progettazione, come la temperatura ed il tempo di residenza dei fumi.

Dati relativi alla termovalorizzazione di RSU [Basaldella, 1994] hanno riscontrato che a valle della camera di post-combustione si ha un tenore di CO di 20 mg/mc, per gli idrocarburi si hanno 2 mg/mc, per gli NOx 250 mg/mc e circa 1ng/mc tra diossine e furani (1ng: 1 nano grammo, 1 miliardesimo di grammo).

Conclusione. La griglia (ne esistono diversi tipi: a rullo, a gradini, ecc.),  per essere efficiente deve:

  1. Assicurare un’elevata efficienza di combustione ed una elevata elasticità di utilizzo;
  2. Non essere soggetta a deformazioni, con manutenzione ridotta ed agevole;
  3. consentire un facile deflusso dell’aria e limitarne le perdite di carico.

Tecniche di trattamento termico dei RSU a confronto. Analizziamo la loro resa energentica e i loro gli effetti sull'ambiente. Prima Parte.

Quando si ha la necessità di dover trattare termicamente un RSU, la scelta della tipologia di impianto deve essere fatta sulla base di un’attenta analisi delle caratteristiche del rifiuto. Le tecnologie maggiormente in diffusione sono [Seeker, 1990; Tillman, 1992]:

  1. Forni Rotanti (Rotary Kiln), di norma utilizzati per trattare rifiuti altamente pericolosi come i rifiuti industriali, omogenei ed eterogenei, solidi e liquidi ed i contenitori infetti da RTN (rifiuti tossi e nocivi) che hanno contenuto.
  2. Forni a Griglia Mobile (Travelling Grate), di norma utilizzati per trattare rifiuti spezzati e legnisi. Il processo di combustione si realizza in fasi distinte una prima parziale combustione la si ha quando il rifiuto cade sul leto della griglia, successivamente si ha una seconda fase di completamento della combustione quando il rifiuto si è adagiato.
  3. Forni a Letto Fluido (Fluidized Bed), di nuova concezione, hanno efficienze molto elevate e trattano rifiuti sminuzzato.
  4. Forni con Bruciatore, di norma per rifiuti liquidi e pastosi iniettabili e che siamo buoni combustibili.
  5. Forni a Multi Piano (Multiple Stokers), indicati per trattare fanghi della depurazione.
  6. Forni a Griglia (Grate Stokers), sono i sistemi di combustione pù usati per i materiali a rischio ed infetti, tratta anche rifiuto tal quale, e solidi a bassa densità.

Nonostante una così vasta disponibilità tecnologia, per i RSU vengono principalmete adottate le prime 3 tecnologie elencate. Scegliere una delle tre tipologie di forni sopra elencate, significa condizionare la progettazione di tutto l’impianto di trattamento, sia delle fasi a monte che delle fasi a valle del forno. In questo primo appuntamento faremo una panoramica sui Sistemi di Incenerimento a Forno Rotante.

Forno rotativo.

All’interno dell’impianto si ha un processo a due stadi:

  • Una combustione primaria dei solidi nel forno vero;
  • Una combustione finale dei prodotti gassosi in una camera di Post-Conbustione.

La prima fase avviene nel forno cilindrico leggermente inclinato (3cm/m) rivestito con un contenitore in acciaio e materiale refrattario. Il cilindro ruota lentamente (1 – 1.2 giri/min) in modo da consentire la materiale di avanzare seguendo l’inclinazione del forno.

Il flusso di solido si può muove in due modi:

  • Equicorrente al gas;
  • Cotrocorrente al gas.

Il tempo di permanenza del solido all’interno del forno dipende da fattori geometrici quali in diametro, la lunghezza e l’inclinazione del cilindro e da fattori operativi, quali la velocità.

Un fattore da tenere sempre in considerazione è che nel forno si hanno temperature molto elevate, in che può portare a forti dispersioni di calore verso l’esterno. Il materiale refrattario serve appunto a ridurre le perdite di calore, inoltre, le dimensioni del forno sono piuttosto consistenti (1.5 – 2 m) in modo da ridurre il rapporto superficie esterna/volume. La lunghezza è di norma pari a 3 – 4 volte il diametro.

Le temperature elevate (superiori ai 1000°C) si rendono necessarie perché all’interno del forno non si riesce ad avere un buon contatto tra il calore e il solido, e per avere efficienze elevate (99.9%) si è costretti ad aumentare la temperatura e a lavorare con un eccesso d’aria del 100%. È noto che a T > 1000°C si ha la formazione di NOx che sono pericolose se immesse in grosse quantità.

Per migliorare il processo di combustione si utilizzano sempre dei bruciatori ausiliari a combustibile convenzionale posizionati, di norma, nei pressi della testata di carico ed utilizzati in fase di avviamento o quando si immetono materiali particolari (ads esempio con basso potere calorifico).

Volendo riassumere le principali caratteristiche della combustione nei forni rotanti si ha [Tillman, 1990]:

  • Materiale bruciato: RSU, RDF, RTN, Rifiuti industriali ed ospedalieri;
  • Temperatura del forno: 1050°C per RSU, 1000°C per gli ospedalieri e 1300°C per RTN;
  • Temperatura nella camera di Post-Combustione: 1000°C per RSU e rifiuti ospedalieri, 1200°C per RTNEccesso d’aria: 50-80% per RSU, 50-100% per i rifiuti ospedalieri, 30-80% per RTN

Concludendo: il forno rotante è un sistema con una buona flessibilità in fase di esercizio, brucia rifiuti anche molto umidi, ingombranti e che fondono durante il processo. Ciò, però, richiede una pù attenta gestione dell’impianto. Confrontato ai vari sistemi può essere poco competitivo ma il suo punto di formza è che può bruciare qualsiasi tipo di rifiuto senza risentirne. Ovviamente, l’impianto emette sostanze tossiche in quantità magiore proprio perché tratta rifiuti molto pù pericolosi, una buona fase di post-cpmbustione e di trattamento dei fumi riduce di molto l’impatto dell’impianto.

Powerstock Festival, il festival dedicato alla sostenibilità dell'ambiente.

Il Powerstock Festival unisce la musica di grandi artisti internazionali e la sensibilità verso l’ambiente. Tutto con una filosofia della sostenibilità.

Il festival sarà ambientato nella suggestiva cornice del Parco Eolico di Albanella e si terrà il 26, 27 e 28 luglio 2007. Questo il programma:

Gio 26 luglio: Jean Michel Jarre live

Ven 27 luglio: Moby djset| Klaxons djset| Almamegretta live| Black Strobe live| Fennesz live feat. Giuseppe La Spada visuals| Claudio Fabrianesi djset| Sid Le Rock live| Metope live

Sab 28 luglio: Mr Oizo djset| The MFA live| Planet Funk djset| AlexKid djset| Deelay live| Jake Fairley live| Frank Martiniq live| René Breibarth djset

Per maggiori informazioni: http://www.powerstock.org/site/index.php

GIUGLIANO: FIAMME ALLA DISCARICA DI «TRE PONTI». Vigili del fuoco al lavoro. Focolai ancora accesi su una vasta area.

Da www.internapoli.it

rogo.GIUGLIANO. Fiamme alle Resit in località “Tre Ponti”, la discarica sotto sequestro dal 2004 di proprietà del Consorzio di Bacino Na3. I Vigili del Fuoco sono al lavoro da ieri pomeriggio per spegnere l’incendio: «Ci vorranno almeno cinque giorni per spegnere ogni focolaio» hanno fatto sapere. Una nube nera di sostanze altamente tossiche si è sprigionata coprendo l’intera zona, visibile anche a molti chilometri di distanza. Le fiamme si sono propagate dal lato interno della discarica, quasi inaccessibile ai Vigili del Fuoco a causa del buio. Le fiamme si sono estese all’intera superficie della discarica, mandando in fumo anche i cumuli di rifiuti speciali accatastati ai bordi della strada che da Via Santa Maria a Cubito conduce all’interno. Sul posto sono giunti i carabinieri della compagnia di Giugliano e molti cittadini stressati per una situazione che a giorni alterni, presenta uno scenario simile, anche se di dimensioni meno consistenti. I roghi sono ben visibili dalla circumvallazione esterna di Giugliano e Qualiano, ma nessuno interviene preventivamente, benchè i posti siano sempre gli stessi, i “piromani” di turno riescono sempre a farla franca, bruciando ogni tipo di materiale tossico possibile. Questa volta però il disastro è di dimensioni molto pù grandi e gli abitanti della zona sono esasperati: «Respiriamo diossina tutti i giorni, no ne possiamo pù».

Rogo2

Colonne di fumo su un altro lato della discarica (foto A.D.)

L'acqua diventa sempre di più un Business. Profitti per il 40% rispetto al settore petrolifero.

Ho trovato un interessante articolo sul tema scottante della privatizzazione dell’acqua potabile. Eccone un estratto (www.ambiente.it).

Le previsioni si stanno avverando.
L’acqua potabile sta diventando sempre pù un business di vaste proporzioni per multinazionali che cercano di conquistare una posizione dominante nel settore. Le cronache degli ultimi tempi ci dimostrano come la posta in palio sia alta: già da alcuni anni gestendo soltanto il 5% dei servizi idrici mondiali le multinazionali riescono ad avere profitti pari al 40% di quelli del settore petrolifero.[…]

Secondo le stime della Banca Mondiale, si possono individuare tre soglie che indicano il livello di deficit idrico di un paese: il livello minimo si colloca entro i mille m3 annui per persona, se il livello è inferiore a cinquecento m3 siamo in presenza di una situazione critica, mentre al di sotto dei cento m3 annui si deve ricorrere all’importazione di acqua o a strumenti alternativi (come per esempio la desalinizzazione delle acque marine).[…]

La tabella qui riportata (tab. 1), relativa ai dati sull’accesso mondiale a forniture di acqua nel periodo tra il 1990 e il 2000, mostra come ancora nel 2000 il 18% della popolazione mondiale non disponeva di un accesso a fonti d’acqua dolce entro un chilometro dalla propria abitazione e ben il 53% del totale non disponeva di un accesso a connessioni domestiche.

Anno Senza accesso (milioni) Accesso a fonti d’acqua entro 1 chilometro (milioni) Accesso attraverso connessioni domestiche (milioni)
1990 21% (1126) 38% (1981) 41% (2159)
2000 18% (1099) 35% (4956) 47% (2846)

tab. 1 Accesso a forniture idriche.
Fonte: WHO e UNICEF.

[…] La presenza di impianti per la distribuzione idrica non adeguati o gestiti in modo non corretto comporta uno spreco di acqua quantificato, secondo le stime effettuate dall’ONU, nella misura del 50% per l’acqua destinata al consumo umano e del 60% per l’acqua usata in agricoltura.
Tale carenza gestionale si ripercuote anche sul lato qualitativo delle risorse in quanto l’assenza di impianti di depurazione per il trattamento delle acque reflue genera un progressivo impoverimento delle risorse esistenti(v), aumentando di conseguenza anche la possibilità di contrarre infezioni e malattie.

Riguardo al problema dell’inquinamento delle fonti di acqua, Shiklomanov rileva come:

“[…] ogni metro cubo di acqua contaminata scaricata nei bacini o flussi idrici naturali rende inutilizzabili da 8 a 10 m3 di acqua pura. Ciò significa che la maggior parte delle regioni e delle nazioni del mondo si trovano già oggi di fronte alla minaccia di un catastrofico impoverimento qualitativo delle loro risorse idriche”.[…]

Il WHO/UNICEF Joint Monitoring Programme indica in una quantità di 20 litri/giorno per persona da una sorgente entro un chilometro di distanza come la quantità minima per assolvere alle diverse esigenze nutritive e di igiene di una persona (altri autori indicano in 50 litri/giorno la quantità necessaria).[…]

I dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziano le dimensioni dell’emergenza: ogni 15 secondi un bambino muore per la diarrea e nel solo 1998 ben due milioni persone sono morte per disturbi legati a questa malattia.[…]

Possiamo vedere sinteticamente come il peggioramento sarà dovuto a fenomeni strettamente collegati tra loro come l’aumento della popolazione mondiale e la necessità di incrementare la produzione agricola. Analizzando i dati relativi alla richiesta di acqua dolce ci accorgiamo che i consumi maggiori si hanno proprio nel settore agricolo.[…] Il consumo di acqua per scopi industriali costituisce la seconda fonte di prelievi dopo l’agricoltura; si calcola inoltre che questi tenderanno ad aumentare fino a rappresentare circa il 24% del totale entro il 2025.[…]

Alla luce di questi dati, s’intuisce come il rapporto tra scarsità delle risorse ed aumento della richiesta delle stesse possa portare ad un aumento esponenziale del prezzo dell’acqua laddove si decida di lasciare l’intero settore in mani private. Inoltre, come avremo modo di vedere successivamente, la situazione potrebbe portare tra non molto all’esplosione di vere e proprie “guerre dell’acqua”. […]

  • Fantini Emanuele, “La privatizzazione fa acqua”, in Volontari per lo sviluppo, n° 46, Marzo 2006, pag. 8.
  • ONU: 2003 Anno internazionale dell’acqua dolce, pubblicato dal Dipartimento delle Nazioni Unite per l’informazione Pubblica; sito internet: http://www.wateryear2003.org.
  • Esistono pareri discordanti circa le possibilità di utilizzo di questa tecnica di trattamento delle acque saline, sia per i costi elevati sia per l’impatto ambientale che può avere.
  • Di questi 30 paesi, 11 si trovano nel continente africano e 14 in quello asiatico. Fonte: water resources, FAO AQUASTAT 2002; sito internet: http://www.fao.org/ag/
    agl/aglw/aquastat/main/index.stm
  • Si calcola che nei paesi in via di sviluppo il 90% delle acque reflue non subisca trattamenti di alcun genere.
  • Shiklomanov, Igor, in AAVV, Del diritto alla buona acqua, a cura di Fondazione Roberto Franceschi., Milano, Fondazione Roberto Franceschi, 2002, p. 23; sito internet: http://www.fondfranceschi.it/
  • Fonte: World Health Organization, Domestic water quantity, service level and health; sito internet:
    http://www.who.int/water_sanitation_health
    /diseases/wsh0302/en/index.html
  • Ibidem.
  • Dichiarazione del Segretario Generale ONU Kofi Annan; Rapporto del millennio ONU: 2003 Anno Internazionale dell’acqua dolce; sito internet: http://www.wateryear2003.org. >
  • World Health Organization, Global water supply and sanitation assessment 2000 report, World health organization and United nations childrens fund, 2000; sito internet: http://www.who.int.
  • Consumo di acqua dolce nel 2000: 69% per le attività agricole, 21% per l’industria e il 10% per le attività domestiche; sito internet: http://www.fao.org/english
    /newsroom/news/2002/9700-en.html
  • Nel World Food Summit del 1996, si è posto come obiettivo la riduzione del numero di persone che soffrono di malnutrizione di 400 milioni di unità entro il 2015.
  • Secondo le previsioni, l’uso di acqua per scopi industriali tenderà ad aumentare passando da circa752 km3/anno del 1995 a circa 1170 km3/anno nel 2025, arrivando quindi a rappresentare circa il 24% dei consumi totali di acqua.
  • Gleick, H. Peter, Water in crisis, op. cit., p. 105; Petrella, Riccardo, Il manifesto dell’acqua, op. cit., pp. 31-33.
  • La popolazione mondiale ha superato la soglia di 6 miliardi di persone nel 1999. Nel 1804 la popolazione era circa pari ad 1 miliardo di persone, nel 1927 raggiunse la soglia di 2 miliardi. Nel 1960 la popolazione contava 3 miliardi di persone . Dopo 14 anni era salita a 4 miliardi e nel 1987 si superarono i 5 miliardi di unità; World Health Organization, Global water supply and sanitation assessment 2000 report, op. cit.

Dott. Filippo Vannucci