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Open Data, uno strumento di trasparenza ed una opportunità di sviluppo.


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Lo scorso Lunedì 11 Maggio 2015, presso la Basilica di San Giovanni Maggiore, si è tenuto un interessante convegno sugli Open Data in Campania, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Napoli, dall’ Associazione Giovani Ingegneri Napoli e dall’ AIGA Napoli.

Open Data

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Gli Open Data (OD) sono uno strumento di trasparenza ma, se ben sfruttati, possono diventare anche una validissima opportunità di sviluppo. Avere a disposizione una quantità notevole di dati ed avere le capacità di sfruttarne le potenzialità può portare alla nascita di nuove realtà imprenditoriali che a loro volta posso essere da volano per determinate economie.

Il presidente dell’Associazione Giovani Ingegneri (A.G.I.) di Napoli, Apostolos Paipais, tra gli organizzatore degli eventi, prima di entrare nel vivo del convegno ha fatto una brevissima sintesi di quello che vuole essere lo spirito dell’Associazione, nata da qualche mese ed aperta sia ai laureati che ai laureandi, anche se non iscritti all’ordine. Puntando poi l’attenzione sugli OD e su quanto possono essere importanti in una società continuamente connessa ed in continua mutazione.

Tra gli ospiti c’era anche Alessandra Clemente, Assessore all’innovazione del Comune di Napoli, che ha introdotto il portale www.opendata.comune.napoli.it/ tramite il quale comune mette a disposizione tutta una serie di dati liberamente fruibili. Lo scopo principale del portale, secondo la giovane assessora, è quello di avere uno strumento per rivalutare i giovani che possono sfruttare questi dati, rielaborarli e creare nuove opportunità di sviluppo. Non ci sono più alibi visto che la pubblica amministrazione si pone in una realtà del tutto trasparente.

Felice Balsamo, resposabile degli open data per il comune di Napoli, ha illustrato la piattaforma mostrando tutta una serie di categorie di dati pubblicati: cartografici, immobili, canoni di locazione, ambiente, personale, i dati della polizia municipale, ecc.

Balsamo, nella sua carriera, spesso si è scontrato in realtà nelle quali i dati difficilmente vengono diffusi e condivisi, secondo una sua visione del tutto condivisibile, un dato si chiama “dato” perché va dato, partendo da questa interessante affermazione, dice, gli open data sono una sorta di consacrazione delle banche dati pubbliche.

Interessanti sono stati alcuni sviluppi in seguito alla diffusione ed all’elaborazione dei dati, ad esempio, ci si è accorti che nel comune di Napoli nascono più femmine che maschi, inoltre, in seguito alla pubblicazione dei dati sugli immobili, l’amministrazione comunale ha capito di possedere degli immobili che nemmeno conosceva. Infine, ha presentato alcuni casi di successo di realtà autonome che hanno sfruttato i dati creando dei portali paralleli molto interessanti, ad esempio www.mappi-na.it, una interessante iniziativa che sfruttando gli open data messi a disposizione dal comune, mostra le principali caratteristiche urbanistiche di Napoli in forma di mappa. Oppure il sito www.iparcheggiatori.it/napoli tramite il quale si possono vedere su mappa tutti le zone controllate dai parcheggiatori abusivi. Infine, in modo simpatico, si è cercato di trovare ulteriori chiavi di lettura facendo un’analisi molto interessante sui nomi dati ai bambini, in particolar modo si è fatto riferimento al periodo in cui a Napoli giocava un certo Diego Armando Maradona, dando uno sguardo ai dati si è visto che dal 1984 si è avuto un vero e proprio boom di Diego e Diego Armando, nomi che fino ad allora praticamente non  venivano mai usati. Questo fino al 1990, anno in cui Maradona ha abbandonato la squadra e la città.

Per avere un’analisi più teorica e tecnica del concetto di Open Data, tra gli ospiti è intervenuto il Prof Giorgio Ventre che insegna sistemi di elaborazione delle informazione, il quale ha posto l’attenzione sul senso stesso dei dati diffusi. Secondo il Prof. Ventre, l’OD oggi ha senso perché la tecnologia per interpretarli è disponibile a tutti. E questo connubio tra tecnologia e dati permette di avere più opportunità di sviluppo. Non basta però avere un sistema di diffusione dei dati ma è importante che il dato sia attendibile, altrimenti ce ne possiamo fare poco.

Giovanni De Caro, digital champion del comune di Napoli è un economista che vede gli Open Data come un’opportunità economica che la società moderna non deve farsi sfuggire, secondo la sua visione è proprio quando questi dati diventano difficile da gestire che possono diventare un business. Interessanti sono gli esempi reali di realtà imprenditoriali che hanno fatto la fortuna sugli OD.

Flatiron è una società che si occupa di salute e lo fa sfruttando gli OD, FarmLogs, invece fornisce un utile strumento agli agricoltori (info sulla pioggia, sulle colture, sull’accumulazione del calore nel suolo, ecc.), Volometrix fornisce informazioni anonime sui dipendenti.

Francesco Paolicelli Open Data Manager di Matera, ha completato lo sviluppo teorico dell’OD, in particolare ha posto l’attenzione sul fatto che tutti i dati pubblici della pubblica amministrazioni sono di fatto degli OD e dovrebbero essere condivisi con particolari caratteristiche. Un OD dovrebbe essere utilizzabile indipendentemente dalla piattaforma in uso, devono essere distribuiti con licenza OPEN dal proprietario spesso del dato. Pochi lo sanno ma i dati di Google Maps non sono open, lo sono, invece quelli di OpenStreetMap.

Gli OD sono una prima forma di lotta alla corruzione, infatti se si diffondessero tutte le informazioni relative ad appalti pubblici ci sarebbe di certo un maggiore controllo. Una base di partenza potrebbe essere il portale messo a disposizione dal governo SoldiPubblici, tramite il quale si può conoscere la spesa corrente di tutto l’apparato pubblico. Su http://www.dati.gov.it/content/infografica si può vedere la diffusione degli OD in tutta la penisola.

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