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Apro il giornale e leggo di un crollo, purtroppo capita spesso, una bombola del gas tenuta male, un tentato suicidio, lavori di ristrutturazione gestiti male, ecc. Ma quando leggo le ragioni del crollo mi viene il sangue alla testa. Un palazzo pericolante fin dal 1980, anno cruciale per la storia partenopea, alcuni lavori di somma urgenza (giusto qualche puntellamento qua e là) e poi solo alcune ordinanze che, a detta dell’assessore all’edilizia, Felice Laudadio, ne proibivano la frequentazione, quando era dovere del comune provvedere all’abbattimento ed alla messa in sicurezza definitiva nel pù breve tempo possibile.
In realtà, quell’edificio era tutt’altro che disabitato, ogni notte, una squadra di operai dell’est rigorosamente in nero, si adoperavano per fare lavori di ristrutturazione con chissà quale criterio ed i responsabili comunali non ne sapevano nulla. Il comune non si è nemmeno meravigliato quando i vecchi dodici proprietari hanno ceduto le proprie quote ad un singolo individuo, pregiudicato e già ricercato. Insomma, miopia pura o addirittura totale incompetenza?
Sono grazie a Dio ieri pomeriggio non ci ha rimesso la pelle nessuno. Se fosse passato un pedone non avrebbe avuto scampo, inoltre, nel crollo è stato coinvolto anche il palazzo difronte e, per fortuna, non ha coinvolto nessuno degli occupanti. Per non parlare del basso della famiglia di filippini completamente sigillato, la fortuna ha voluto che non fossero in casa. Insomma, una serie di coincidenze miracolose che hanno evitato la tragedia ma che lasciano comunque un interrogativo inquietante: chi sono costoro che ci amministrano e che dovrebbero assicurarci sicurezza nelle nostre quattro mura?
finchè si lascerà fare tutto in nero non c’è futuro per l’economia di questa regione, e tantomeno per noi laureati visto che ormai siamo tecnicamente sostituiti da squadre di lavoratori in nero.