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Grazie alla segnalazione di un solerte utente, siamo venuti a conoscenza di una tecnologia “rivoluzionaria” (così viene definitia dal nostro segnalatore) che potrebbe risolvere i problemi delle discariche, convertendole da mostri maleodoranti in oasi di benessere. IBIT, così si chiama questo processo innovativo, è un brevetto della SA Envitech s.r.l. di Milano. Premetto che la tecnologia proposta dalla società milanese applica sistemi abbastanza noti e che spesso ci siamo ritrovati a studiare nel corso di Impianti di Trattamenti di Ingengeria Sanitaria Ambientale, quindi la novità del brevetto starà sicuramente nella tecnologia impiantistica piuttosto che nella metodologia di intervento, ed è proprio qui che nascono le perplessità: come fanno?
Mi raccomando, cliccate sul link proposto, informatevi sulla teconologia e poi, proseguite nella lettura di questo articolo…
Riassumendo (per chi non ha proprio intenzione di dare una occhiata al sito proposto), lo scopo di IBIT è quello di migliorare le cinetiche di degradazione del rifiuto convertendo le discarica da anaerobiche in aerobiche tramite insufflaggio di aria e di acqua. In pratica, tramite delle apposite colonne di insufflaggio, si introduce all’interno della discarica ossigeno disciolto che crea i presupposti per la crescita di batteri aerobi che degradano la sostanza organica in modo pù rapido, pù efficiente e con meno problemi di odori molesti.
Una prima perplessità che mi viene sta proprio nella realizzazione di un efficiente ambiente aerobico all’interno di una discarica che, come possiamo immaginare, non è assimilabile ad un ambiente nel quale l’ossigeno possa circolare comodamente. E’ già difficile imporre un regime aerobico all’interno di un reattore circoscritto, figuriamoci all’interno di un catino enorme, aperto ed in continua mutazione.
Inoltre, e questo mi rende ancora pù perplesso, IBIT necessita non solo di aria ma anche di acqua: in pratica si deve pompare acqua all’interno della discarica, cosa che può risultare controproducente, visto il gravoso fenomeno del percolato.
Insomma, da come si legge sul sito della Envitech, si vorrebbe convertire la discarica da sistema di degradazione anaerobico in sistema di degradazione aerobico insufflando aria e pompando acqua, in modo da aumentare le cinetiche di reazione, da migliorare l’efficienza di degradazione e rendere la discarica meno fastidiosa. Basta ricordare, però, che per insufflare e che per pompare bisogna spendere un bel po’ di soldi (in energia elettrica), cosa non preoccupante si pensa all’energia ricavabile dal bio-gas, ma, purtroppo, nei sistemi aerobici quest’ultimo è prodotto in quantità molto basse. Senza considerare che bisogna rispettare certi equilibri termici altrimenti alcune famiglie di batteri non potranno essere efficienti. Quindi, si spenderanno sicuramente molti soldi per farlo funzionare, senza la certezza di un rendimento soddisfacente.
Diverso è il discorso nel caso in cui si vuole utilizzare questa tecologia per la bonifica o la messa in sicurezza di zone circoscritte e di piccole dimensioni, caso molto frequente nelle nostre realtà campane. Infatti, grazie alla sempice applicabilità e grazie ai piccoli volumi interessati, questa tecnologia risulterebbe semplice da realizzare ed altrettanto semplice da gestire, con effetti immediati e soddisfacenti.
Forse ci sbagliamo, ma pensare di gestire enormi volumi di rifiuti, in ambienti ostili e poco omogenei come proposto dalla Envitech con il sistema IBIT sembra essere azzardato e di difficile realizzazione; di contro, applicarla a piccoli volumi, in casi estremi di inquinamento del suolo, sicuramente porta benefici e vantaggi.
Avendo lavorato per parecchio tempo su discariche che utilizzano la tecnologia del bioreattore (identica a questa presunta novità di envitech), l’idea di trasformare la discarica in un reattore aerobico e non anaerobico mi sembra una scemenza bella e buona. Primo perchè non si riesce a creare un buon ambiente aerobico in tutta la amssa della discarica, quindi si avrà cmq prod di biogas con l’aggravante che che adesso è ancora meno uniforme di primo, secondo, creando un ambiente anaerobico si riesce a concentrare in 6-7 anni la produzione di biogas di una discarica e non 30 e terzo, con la tecnolgia del bioreattore si ricicla continuamente il percolato prodotto dalla discarica che viene usato per irrigarla quindi con minor costi di smaltimento. Forse Envitech dovrebbe prima documentarsi, dato che in nessuna parte del mondo si sognerebbero di trasformare una discarica in un digestore aerobico, ma del resto non sono mai stati un’azienda seria.