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Le Transition Town, letteralmente “città di transizione”, si inseriscono in quella realtà spesso etichettata come folle-ambientalista (ma che tale non è, almeno per me) che serpeggia sempre pù frequentemente nel panorama mondiale. Purtoppo, come spesso accade, movimenti che cercano di immaginare ed anticipare gli scenari futuri plausibili dal punto di vista ambientale, vengono relegati in nicchie poco visibili: chissà, magari proprio da una di queste nicchie potrà partire un nuovo percorso verso nuove città sostenibili e autosufficienti.
Una “città di transizione“, non è altro che una città che ha deciso di vivere senza l’utilizzo del petrolio e con un occhio sempre fisso sul riscaldamento terrestre.
Il movimento delle Transition Town nasce nel 2003 e conta oggi circa 185 aderenti tra paesi e province in tutto il mondo, società che hanno scelto di riconfigurare i modelli attraverso i quali si vive, si consuma, si produce e ci si occupa della propria salute.
Attraverso il Transition Network si possono trovare informazioni sulle associazioni aderenti al mondo, sulle città impegnate a raggiungere gli standard prefissati, sulle teorie che da un esperimento di studenti irlandesi hanno portato ad un movimento ben organizzato.
Per quanto riguarda la meta delle suddette vacanze, potete scegliere tra la lista dei 185 aderenti, foresta inclusa, dalle città del Regno Unito, alla Nuova Zelanda, all’America. Se proprio siete a corto di tempo, allora potete organizzarvi per visitare l’unica città di transizione italiana, Monteveglio.
Fonte: http://www.teneraerbetta.it/