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Una notizia confortante giunge da un’attenta analisi fatta da Greenpeace sulle future opportunità di lavoro che si potranno avere nel settore dell’energia rinnovabile: tra 20 anni potrebbero essere 8milioni i posti di lavoro richiesti dal settore. Per noi ingegneri, e futuri ingegneri, è uno sprone in pù per fare bene e per impgnarci nella ricerca e nello sviluppo di questo ormai consolidato mondo dell’energia moderna. Attualmente, sono poco meno di 500mila i lavoratori impiegati nel settore delle rinnovabili in Europa ed il balzo agli 8milioni è davvero notevole.
Insomma, Greenpeace ci prospetta un futuro di occupazione e di migliore uso delle risorse terrestri con una notevole riduzione dell’emissione di CO2 (circa 10miliardi di tonnellate), il tutto senza l’utilizzazione del nucleare. Il risultato del rapporto “Working for the Climate:Green Job [R]evolution“, è il frutto della collaborazione tra Greenpeace e il Consiglio europeo per l’Energia Rinnovabile (EREC), dal quale risulta che entro il 2030, circa 7milioni di lavoratori saranno impegati nel settore delle rinnovabili e se aggiungiamo il milione di lavoratori dell’indotto figlio dell’efficienza energetica si arriva alla cifra attesa di 8milioni.
L’Italia, buon per noi, è uno dei paesi che maggiormente può beneficiare di questa situazione (con la speranza che i nostri amministratori ne sappiano cogliere l’occasione), vista la sua posizione favorevole sia nell’esposizione solare che del vento ed alla nostra arretratezza nel loro utilizzo. Infatti, dal rapporto, risulta che in Italia potrebbero essere impiegati circa 100mila lavoratori nello sviluppo del settore energetico.
Ovviamente, un incremento delle energie rinnovabili non può che portare una riduzione in quelle non rinnovabili, prime tra tutte quelle del Carbone che vedrebbe il dimezzamento dei suoi dipendenti da 5milioni a 2,5milioni. Per quanto riguarda il settore del nucleare e del petrolio, la riduzione sarebbe meno sensibile con un lieve aumento, invece, nel settore del gas. Diciamo, quindi, che l’aumento dei lavoratori nel rinnovabile, compenserebbe questo forte decremento nel settore opposto.
In sistesi, oltre al forte impiego di risorse nel settore delle rinnovabili, il rapporto mostra anche uno scenario di forte riduzione delle emissioni: circa il 40% entro il 2030 (rispetto al 1990), fino ad una riduzione dell’80% nel 2050. Mentre il settore che maggiormente attrarrà posti di lavoro sarà quello delle biomasse, seguito dall’eolico, dal gas e dal solare termico. Insomma, una opportunità da cogliere al volo.