Celle a combustione fai da te: un progetto per dare energia ai paesi sottosviluppati.


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In un’era dove la ricerca e l’innovazione la fanno da padrona (peccato che nella nostra amata Italia questo non sia compreso) c’è sempre bisogno di bravi ricercatori, di ottimi innovatori e di idee brillanti. Per incentivare lo sforzo di chi impegna la vita a cercare nuovi spunti, il “Breakthrough Awards 2009”,  cerca sempre di portare alla ribalta ed all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale le migliori idee. Quest’anno, il prestigioso premio consegnato da Popular Mechanics, è andato ad un gruppo interessante di ricercatori che si occupano di celle a combustione microbiche.

Il progetto di ricerca utilizza fili a basso costo, terreno ricco di humus che combinati permettono di ricaricare lampade e batterie di modesta entità. Il principio è noto da un bel po’, ed è quello di ricavare energia elettrica da reazioni metaboliche di batteri che vivono nel suolo. Dall’idea e dallo sforzo dei ricercatori nasce il progetto Lebônê di Harvard che prevede la costruzione di una batteria a celle di combustione microbica a basso costo da utilizzare nelle zone sottosviluppate dell’Africa sub sahariana. Sfruttando questa batteria e combinandola con lampade a LED si può dare luce a 500 milioni di persone che vivono al buio e fuori dal mondo.

Per chi non lo avesse già fatto può votare il nostro sondaggio sull’energia.

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Il progetto Lebônê, che in lingua dell’Africa meridionale Sotho significa “bastone di luce” è ancora in fase di test e si sta sviluppando in Tanzania dove, il Tanzanese Stephan Lwendo se ne occupa personalmente. Non solo efficiente ed economica, ma anche semplice da vendere, visto che la MFC si trasporta in un secchio che contiene un anodi di grafite (un panno), un catodo di fili elettrici riciclati, fango ricco di concime ed uno strato di sabbia che agisce come batteria per gli ioni disciolti in acqua salata.  Nel giugno 2009, i membri del team hanno viaggiato in Namibia per lanciare un programma pilota con 100 MFC composto da sacchetti di tela di piccole (un secchio di 5Kg) dimensioni che potevano essere collegati anche insieme per aumentare la  tensione.

La durata della batteria dipende da come i batteri microbici vengono tenuti nel letame e vengono mantenuti sani, se tutto è fatto a dovere, la batteria può durare mesi. “Gli africani delle aree rurali possono semplicemente utilizzare le proprie risorse della terra”, spiega un membro del team Aviva Presser Aiden. Si produce energia semplice ed a basso costo ideale per i paesi invia di sviluppo, anche perché si possono utilizzare le risorse del posto senza dover importare nulla a costi proibitivi.

Per ora il progetto si limita a sperimentazioni in Africa, ma sarebbe bello poter installare una MFC nel nostro orticello… non si sa mai!!

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