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La fretta, si sa, è cattiva consigliera, ma a volte prendersela con calma non è detto che aiuti. Il decreto sulle rinnovabili extra fotovoltaico è stato finalmente presentato mercoledì dal governo dopo un ritardo di ben sei mesi sui tempi previsti, ma contiene una clamorosa svista che rischia di vanificare uno dei principali obiettivi del provvedimento, ovvero l’incentivazione di una filiera italiana del settore.
A denunciare l’errore è il senatore del Pd Francesco Ferrante, membro della commissione Ambiente di Palazzo Madama. “I decreti sulle rinnovabili così come sono non vanno”, spiega riferendosi anche al Quinto conto energia partorito dai ministri Passera, Clini e Catania. “Uno svarione che va corretto nel decreto sulle rinnovabili non fotovoltaiche – precisa – è quello che riguarda il minieolico, perché i produttori italiani costruiscono pale di aerogeneratori da 55 KW e quindi il registro dai 50 KW favorisce sostanzialmente quelli più piccoli, prodotti in Cina. Effetto davvero paradossale – commenta Ferrante – e forse frutto di ignoranza per chi, anche nel governo, nel criticare il sistema di incentivazione delle rinnovabili puntava il dito contro l’assenza di una filiera totalmente italiana.”
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