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Depurare le acque reflue spesso comporta l’utilizzo di impianti molto complessi e che, quindi, hanno un costo molto elevato. L’idea che è venuta ad una startup trentina invece, ha puntato tutto sull’utilizzo si impianti economici e che, sfruttando materiali riciclati, possano essere anche un ottimo strumento per riutilizzare qualcosa che diversamente sarebbe stato buttato via. I ragazzi di Eco-Sistemi hanno pensato bene di utilizzare i tappi delle bottiglie di plastica come substrato sul quale far crescere le colonie di batteri che vengono usate per depurare le acque all’interno di un cilindro a tamburo. Un’idea semplice che permette di risparmiare molto e che da ottimi risultati.
La startup è nata all’interno del Progetto Manifattura, l’incubatore di imprese voluto dalla Provincia Autonoma di Trento per le imprese green economy. Il sistema è stato applicato un anno fa all’interno del birrificio Hordeum di Novara. E i risultati, a 12 mesi di distanza sono superiori a quelli preventivati: i dati quantitativi dimostrano un consumo massimo di energia pari a 1,7 Kwh per depurare un metro cubo di refluo. Altre tecnologie molto più complesse da gestire dichiarano di consumare minimo 3KWh di energia elettrica. E, nel caso della tecnologia di Eco-sistemi, al risparmio di emissioni di CO2 ottenuto dal funzionamento dell’apparecchio, si deve aggiungere il risparmio ottenuto dal riuso dei tappi di plastica.
Considerando che le emissioni di anidride carbonica per la produzione di polipropilene dei tappi è di circa 3,5 chili per ogni chilo di prodotto, l’applicazione del sistema RCBR riduce le emissioni di CO2 in atmosfera di 17,5 chili per ogni metro cubo d’acqua depurato.
In questa storia c’è anche un risvolto sociale: “i tappi riciclati impiegati nel depuratore – afferma Savini, fondatore di Eco-Sistemi – fanno del bene alle tante Onlus che organizzano campagne di raccolta e riciclo. Noi li acquistiamo, elargendo donazioni che aiutano persone svantaggiate ed anziani, oltre che ambiente e Terzo settore”. Soddisfatti anche i proprietari del birrificio Hordeum che ha sperimentato la nuova tecnologia: “Noi crediamo che la nostra birra debba nascere in un contesto di grande qualità rispettoso dell’ambiente” spiega il mastro birraio, Paolo Carbone.
Fonte: www.ansa.it