Chi di noi non ha visto qualche puntata dei telefilm americani, credo i migliori prodotti televisivi del mondo. Io ne ho visti abbastanza e spesso sentivo parlare del tritarifiuti, elettrodomestico tra i pù utilizzati in America. Sinceramente non ho mai sentito l’esigenza di informarmi su cosa sia e come funziona, ma dopo le numerose discussioni sui possibili sistemi di riduzione del volume di rifiuto prodotto, mi è ritornato alla mente.
Il Tritarifiuti, detto anche dissipatore alimentare, è stato inventato nel 1927 dall’architetto americano John Hammes e viene montato sotto i lavelli domestici immediatamente a monte del sifone. È composto da una camera di triturazione, da un motore elettrico e da un piatto girevole, che impone una rotazione spingendo i rifiuti umidi, per forza centrifuga, contro la parete e di un anello fisso triturante e dentato che sminuzza i rifiuti alimentari in particelle molto piccole; queste particelle vengono quindi spinte dal flusso dell’acqua nella colonna di scarico del lavandino e successivamente nella rete fognaria.
Utilizzato con regolarità permette di sminuzzare tutti gli avanzi di cibo che, altrimenti, finirebbero nel sacchetto dei rifiuti. Basti pensare che è proprio questa frazione organica a dare i maggiori problemi in tutto il ciclo dei rifiuti. Infatti, gli avanzi di cibo come scarti di verdure e frutta, teste e lische di pesci, gusci d’uovo e noci, piccole ossa, pasta, fondi di caffé, ecc., sono tra i principali responsabili della produzione di percolato e di biogas, quindi della decomposizione e dei miasmi.
Per fare un esempio pratico, si può considerare che su 1,5 kg di rifiuto che ognuno di noi produce ogni giorno, circa il 30%, cioè 0,45 kg, è composto da sostanza organica prevalentemente di origine alimentare, l’utilizzo del trituratore comporterebbe una drastica riduzione di questa componente (se non la completa riduzione), quindi porterebbe la produzione procapite di rifiuto al valore di circa 1 kg al giorno. Se a questo fenomeno, associamo una buona raccolta differenziata, in pratica si può affermare che la quasi totalità del rifiuto prodotto viene intercettato prima dell’arrivo in discarica. Una sorta di rifiuti zero, quindi. Ma fermiamoci un attimo.
La domanda che è lecito fare è: “che fine fa l’avanzo della cena che trituriamo?”. Semplice, va nell’impianto fognario e da questo all’impianto di depurazione (se tutto va bene). Ciò comporta, quindi, un notevole aumento della frazione organica nei liquami da depurare. Lasciamo da parte, per ora, gli aspetti tecnici sulle possibili anomalie che posso aversi nel ciclo di funzionamento dell’impianto di depurazione (vista l’enorme mole di organico non previsto) e supponiamo che tutto venga depurato. In pratica, il rifiuto organico che non abbiamo inserito nel ciclo dei rifiuti direttamente, lo ritroviamo all’interno dei fanghi dell’impianto di depurazione che, se gestito bene e da persone intelligenti, può essere trattato e convertito in compost, ma molto spesso questi fanghi vengo inviati in discarica. Alla fine, come si vede, il problema si ripropone a seconda del sistema di smaltimento dei fanghi.
- Fanghi compostati. Se facciamo mente locale, abbiamo acquistato il tritarifiuti (qualche centinaio di euro), l’abbiamo montato e smaltiamo, ogni giorno, la nostra frazione organica direttamente nel lavello. Tramite la rete fognaria viene convogliata nell’impianto di depurazione, viene depurato e addensato nel fango con il quale si andrà a produrre il famoso compost. Ovviamente, nei liquami che arrivano all’impianto saranno presenti anche altre sostanze, che andranno, inevitabilmente ad inquinare il compost.
Osservazione. Visto che alla fine, dopo un enorme giro, la mia insalata è diventata compost (tra l’altro anche poco puro), tanto vale che lo trasformo direttamente io in compost. Non vi pare?
- Fanghi smaltiti in discarica. Buttiamo la nostra insalata nel lavello, viene triturata e tramite la rete fognaria inviata al depuratore che produce il fango. Di norma si fa un accordo tra discariche ed impianti di depurazione, in pratica il depuratore si prende il percolato della discarica e la discarica il fango del depuratore. La nostra insalata, quindi, è finita nella discarica.
Osservazione. Se dopo un giro così lungo, la nostra insalata deve finire comunque in discarica, allora è preferibile metterla nel sacchetto della spazzatura. Non trovate?
Senza contare che ci sono una serie di leggi regionali che ne vietano l’utilizzo per gli accennati problemi che potrebbero generare negli impinti di depurazione. Per approfondimenti vi segnalo questo interessante articolo.