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Il no del professor Ortolani: nessuno dei siti indivuduati dal commissario sono idonei a contenere rifiuti.

Stamattina, chi ha acquistato il manifesto, ha avuto la possibilità di leggere una interessante intervista del professor Franco Ortolani, ordinario di geologia e direttore del dipartimento di pianificazione del territorio della Federico II di Napoli dove insegna anche valutazione di impatto ambientale. Di seguito riportiamo le risposte del professore alle domande di Francesca Pilla.

Professore, nei luoghi che ha studiato è impossibile aprire le discariche per motivi ambientali o sono i cittadini a essere irrazionali?
Purtroppo tutte le aree che ho avuto in esame per varimotivi sono inidonee. Padula e Mandrano per esempio si trovano su una tettonica-carsica attiva, zone che hanno creato i grandi terremoti degli ultimi 200 anni. La superficie si sposta e si spacca e fa scendere il percolato nelle falde acquifere, nel terreno, danneggiano le risorse naturali. Per non parlare dei metalli pesanti che non decadono per decine e decine di anni e hanno bisogno assolutamente di stabilità geologica, non di essere soggetti a fenomeni carsici (inghiottitoi).

E le altre?
Sono quasi tutte cave scavate a fossa che accumulano i materiali pesanti per poi col tempo lasciarli filtrare nel terreno. Le impermeabilizzazioni non servono, possono resistere al massimo per 15 anni. È il caso di Taverna del Re a Giugliano, del sito di Villaricca appena chiuso, di Poggioreale, di Lo Uttaro.

Invece Pignataro Maggiore e Carniola?
È una follia, sono aree che si trovano in un bassopiano fertilissimo dove ogni ettaro arriva a costare dai 10 ai 30mila euro. Qui si allevano le bufale che producono la mozzarella esportata in tutto il mondo, i frutteti e le coltivazioni doc. Sono stato personalmente incaricato dai comuni del casertano per esprimere il mio parere, quando dal commissariato hanno capito che il gruppo di esperti era contrario hanno ridimensionato lo studio. Un atto gravissimo e per questo le amministrazioni hanno presentato anche una denuncia penale.

Allora l’unica soluzione attualmente resta Pianura?
Nemmeno per sogno. Proprio nel piano di Alessandro Pansa si escludono tutte le zone con un vulcanismo attivo. Contrada dei Pisani si trova nei Campi Flegrei, l’area del bradisismo. Il fatto che sia un pezzo di territorio già inquinato non autorizza a peggiorare la situazione. Come ho detto prima anche qui il sottosuolo è in movimento e causa la penetrazione del percolato in profondità. 

Ma ci saranno luoghi adatti in Campania?
Certo,ma non sono stati presi in considerazione. Pansa ha piazzato quattro proposte irrealizzabili dal punto di vista tecnicoscientifico.

Perché secondo lei?
Non lo so, posso avere delle idee. Credo che lamagistratura dovrà chiarire le motivazioni e gli errori politici. Dopo 14 anni di
emergenza ci sono delle responsabilità precise, qui si gioca con la salute dei cittadini. L’attuale emergenza mi sembra chiaro che è stata causata dalla mancata attuazione del decreto del 11 maggio poi trasformato in legge il 5 luglio. È rimasta in funzione a pieno ritmo solo il sito di Serre che il prossimo mese entrerà in saturazione, per il resto è stato un andare avanti a tentoni, sbagliando.

Francesca Pilla.
IL MANIFESTO 06/01/2008

Le risposte del professore, chiamato a numerose consulenze sul tema delle discariche commissariali, sono secche e precise. In Campania ci sono siti idonei ma i commissari, in 14 anni, li hanno sempre scartati, scegliendo sempre siti alternativi inidonei e dislocati in zone non adatte e ricevere rifiuti. Credo che si ritorni sempre al solito problema, non c’è la voglia di risolvere l’emergenza, perché per farlo basterebbe coinvolgere (preventivamente!!) gli esperti del settore, e nella nostra martoriata terra ce ne sono molti.

La violenza è più munnezza del sacchetto che puzza.A Pianura la protesta sporcata dalla guerriglia.

Non mi va di aggiungere la mia cronaca a quella che ormai si legge o si ascolta in televisione o sui giornali, la mia testimonianza vuole fermarsi a poche considerazioni.

Emergenza Rifiuti CampaniaLa protesta. Dalle mie parti (giuglianese) si è sversato per anni (e si sversa ancora) l’immondizia di tutta la Campania (oserei dire di tutta l’Italia, ma mi limito al poco!!). Chi ha vissuto i primi anni degli scarichi, molti anni prima dell’inizio dell’emergenza rifiuti, ricorda la compostezza con la quale la gente del posto accettava i camion maleodoranti carichi di rifiuti. Non una ma almeno sei discariche hanno sporcato e radicalmente cambiato l’orografia della zona, sono state riempite, senza logica e senza nessun criterio, le cave che cent’anni fa i nostri antenati hanno usato per estrarre pozzolana e tufo. Solo negli ultimi anni, quando ormai la pazienza del popolo giuglianese ha superato il limite-di-non-ritorno, sono comparse le prime, pacifiche, proteste. E pacifiche sono rimaste, anche quando negli ultimi giorni, esasperati dalle promesse mai mantenute dai commissari straordinari, le mamme e i figli di questa terra si sono ribellati con teatrale forza e veemenza.

Sono state organizzate feste e tammurriate davanti ai camion carichi di balle diretti a Taverna del Re, si sono uniti in cordoni per impedirne il passaggio, si sono stesi davanti alle ruote per bloccarne la corsa, ma hanno sempre limitato la protesta a pacifiche espressioni del libero pensiero. Quello che leggo ed ascolto nelle ultime ore, ha ormai distrutto questa immagine pacifica dei manifestanti. Quello che mi sconcerta, però, è che fin quando si protesta con dignità e civilità, si viene ascoltati da pochi, non ne parla nessuno né tantomeno il TG1. Quando a parlare è la violenza, invece, si viene sbattutti i prima pagina ed in primo piano su ogni giornale. È mai possibile che a farsi sentire è sempre la violenza?

Le promesse dei commissari. Proprio per risolvere la ormai annosa cattiva gestione da parte delle istituzioni fu commissariatà l’attività di raccolta dei rifiuti, come a dire: “chi dovrebbe non è in grado, allora ci pensiamo noi”, credo sia la sconfitta pù grave per un amministratore. Ma cosa hanno fatto i commissari? Hanno speso circa due miliardi di euro per fare quanto di peggio si poteva ipotizzare. Soldi del popolo italiano e del popolo europeo che ha cominciato a nutrire seri dubbi sulla nostra situazione. Soldi spesi inutilmente e promesse mai mantenute, a partire da Catenacci, che disse: “mai pù rifiuti nel giuglianese” e poi pensò di aprire una mega discarica a Villaricca e di lasciare aperta Taverna del Re, a finire a Pansa che ha promesso la chiusura del famoso sito di stoccaggio, mantenendola per soli tre giorni.

Mi fermo a ragionare e mi viene da pensare: “ma come può un commissario straordinario fare promesse?”. Quando c’è una situazione di emergenza come la nostra non si sa mai come evolve, quindi è ovvio che se si promette, prima o poi si deve spezzare la promessa fatta, non trovate? Ma chi proprio non capisco è il nostro “amato” governatore. Conosco da poco il mondo del lavoro ma ho già imparato che chi fallisce deve farsi da parte.

Il futuro. Sinceramente, da Ingegnere per l’Ambiente ed il Territorio, il futuro della mia terra lo vedo abbastanza nero, proprio come il colore dei sacchetti della spazzatura. Costruire quel termovalorizzatore ad Acerra non credo servirà a molto, sinceramente comincio a nuntrire anche qualche dubbio sul fatto che realmente verrà messo in funzione. Purtoppo il primo commissario ha fatto male i conti e le previsioni ed oggi ci ritroviamo a dover seguire un piano vecchio quanto la Befana (che tra l’alto stannotte si farà un bel giro di monnezza). Basterebbe fermarsi ed ascoltare la schiera di tecnici-intellettuali competenti e preparati (qui ve ne segnalo uno, per me il migliore. Qui il suo blog). Sono convinto che il problema si può risolvere nel migliore dei modi, basterebbe solo volerlo.

Concludo. Ho pensato di scrivere questo post perché stasera, in un attimo, ho letto, ascoltato e visto la mia terra bruciare. Leggevo l’articolo di Iacuelli, mentre su RTL102,5 Espedito Pistone parlava della violenza di Pianura e al TG1 si mostrava la polizia che sedava la violenza di quei pochi manifestanti che hanno sporcato la protesta. Tre cognizioni per una sola realtà: la violenza è pù munnezza del sacchetto che puzza.

Imprese, politici e camorra ecco i colpevoli della peste di ROBERTO SAVIANO

Imprese, politici e camorra ecco i colpevoli della peste.
Gli ultimi dati dell’Oms parlano di un aumento vertiginoso, oltre la media nazionale, dei casi di tumore a pancreas e polmoni
di ROBERTO SAVIANO

(Roberto Saviano è l’autore di Gomorra, il best-seller che racconta un viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra. Qui di seguito un suo articolo).
È un territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti pù semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l’ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E’ una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete pù vane delle discussioni bizantine e chi è all’opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari pù del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le pù colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone pù a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all’opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un’impresa – l’Ecocampania – che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.

Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i pù importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l’ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica perché come dimostra l’inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell’antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico – è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso erano vicino alla camorra. Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto. Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano. Nel caso dell’inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all’anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall’estero: da ogni parte d’Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l’autorizzazione dalla Regione. Aveva però l’unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l’unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli. Al centro dell’inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed acquisite dal Commissariato di governo durante l’emergenza rifiuti del 2003. Chianese – secondo le accuse – è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l’emergenza e quindi riuscì con l’attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati. Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all’amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l’appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all’avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta. L’emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est. Come ha dimostrato l’operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un’azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell’80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la pù grande montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far conoscere Bùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d’Italia è stato intombati a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche. Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E’ in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli. E’ in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l’ossessione dell’informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell’informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi.

Non è affatto la camorra ad aver innescato quest’emergenza. La camorra non ha piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l’emergenza e con l’apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell’immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall’emergenza non si vuole e non si po’ uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di pù.

L’emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti. Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle “sacchette” di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà pù tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare. L’80 per cento delle malformazioni fetali in pù rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l’eroe epico che strappa le braccia all’Orco che appestava la Danimarca: “il nemico pù scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere pù nulla”. Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere pù nulla.

(5 gennaio 2008)

Comunicato Stampa del "Comitato Allarme Rifiuti Tossici": la gestione dell’”emergenza rifiuti” è quanto di più incompetente e senza senso si possa fare.

COMUNICATO STAMPA
Napoli 03.01.08

RIFIUTI: DEGENERA LA SITUAZIONE A PIANURA

In queste ultime ore la situazione dei rifiuti sta degenerando sempre pù, il commissario ha deciso di riaprire una discarica,quella di Pianura, già chiusa molti anni fà con la promessa di non sversare mai pù in un luogo martoriato per decenni, e malgrado siano stati già da tempo segnalati al commissariato siti pù idonei da adibire a discariche, ma ormai si sa le promesse delle istituzioni lasciano il tempo che trovano.

La gestione dell’”emergenza” è quanto di pù incompetente e senza senso si possa fare, contraria ad ogni principio che lasci intravedere una soluzione definitiva che possa andare al di là delle discariche, che preveda una seria riduzione a monte degli imballaggi, una concreta raccolta differenziata, insomma una strada che sia ecocompatibile e rispettosa dei territori e dei cittadini, nonché delle normative italiane ed europee.

Detto questo il Comitato Allarme Rifiuti Tossici non può in alcun modo appoggiare o semplicemente accettare azioni violente e vandaliche contro forze dell’ordine, vigili del fuoco e tanto meno verso beni della collettività. Pur consapevoli delle responsabilità delle istituzioni nel mancato ascolto della popolazione, dell’assenza di condivisione delle scelte con la cittadinanza e con le associazioni esistenti sul territorio, resta ferma la condanna per chiunque abbia commesso atti rivolti a creare danni e a far salire ancor pù la tensione.

Il Comitato Allarme Rifiuti Tossici
info@allarmerifiutitossici.org

Aderiscono: ArcigayAssise della città di NapoliAssociazione Marco MascagnaGreenpeace NapoliManitese NapoliMeetup degli Amici di Beppe Grillo di NapoliPeacelink CampaniaRete Lilliput Nodo di NapoliWWF Campania

Ma cosa mangiamo? In un servizio di Exit (programma di La7) si parla di "cibo avvelenato" in Campania.

Siamo famosi, anzi stra-famosi nel mondo, per quello che mettiamo ogni giorno sulla tavola. Verdure, mozzarella, formaggi, (ecc!!) e molti prodotti che sono una sintesi di queste prelibatezze, la pizza su tutti. Scoprire che il nostro cibo, invidiato da tutto il mondo, in realtà potrebbe essere molto velenoso mi fa venire un leggero brivido dietro la schiena.

Spesso si parla dell’emergenza rifiuti in Campania, dei comuli per strada e dei roghi che ne scaturiscono, ma quasi mai si sente parlare dell’emergenza nell’emergenza : i rifiuti pericolosi smaltiti nei terreni agricoli del casertano e della zona a nord di Napoli. Nel servizio di Exit, programma di La7 condotto da Ilaria d’Amico, si parla proprio di questo e di quanto la situazione sia davvero seria. Basti pensare che nei Regi Lagni, ingegnosa opera idraulica dell’epoca borbonica, vero gioiello ingegneristico che per anni è stato un punto di forza della nostra scuola infrastrutturale-idraulica, ormai ci vengono buttati rifiuti speciali, che andrebbero smaltiti in siti di sticcaggio specializzati e che se lasciati liberi nell’ambiente provocano danni incalcolabili. Senza considerare che nelle zone altamente inquinate, la falda acquifera è quasi superficiale (basta scavare un paio di metri) e questa stessa acqua (fortemente inquinata dagli inevitabili fenomeni di assorbimento) viene utilizzata in agricoltura per irrigare il mais o l’erba medica che gli animali da pascolo brucano.

Nelle acque e nei terreni sono stati ritrovati sia metalli pesanti, come il Cromo, l’Arsenico ed il Mercurio (tre trà i pù tossici) che derivati organici a base di cloro, come la diossina, il tricoloro-etilene ed il tetracloro-etilene. Un mix altamente pericoloso per l’agricoltura ed il pascolo, ma colpevolizzare gli agricoltori o gli allevatori è sbagliato. Chi coltiva la terra fa un mestiere faticoso e mai accetterebbe di buttare al macero il frutto di tanta fatica. Come al solito basterebbe controllare e vigilare, stare vicino alla gente insomma. Diverso è il discorso per i distributori, che spesso manomettono le etichette dei prodotti per falsarne la provenienza ed evitare spiacevoli inconvenienti.

Insomma, una realtà già vista e ri-vista, contro la quale si potrebbe e si deve fare di pù.

Guarda il video di Exit e dì la tua.

La Commissione Europea osserva i rifiuti campani. Forse nuove misure in vista?

”Seguiamo molto da vicino la situazione in Campania, e nei prossimi giorni valuteremo se prendere nuove decisioni e adottare nuove misure”, queste le parole della portavoce del commissario Ue all’ambiente, Stavros Dimas. Ricordiamo che proprio nel Giugno scorso è stata aperta una procedura di infrazione contro l’Italia perché non ha rispettato le indicazioni sul tema dello smaltimento dei rifiuti. Magari ci fosse qualcuno che seriamente dettasse un metodo per uscire da questa triste vicenda, invece ci manca solo la Commissione Europea a toglierci i soldi dalle tasche, perché è ovvio, chi ci rimettarà saremo noi cittadini.

La precedente procedura di infrazione è nata dalla scioccante reazione che i membri della commissione ebbero quando videro le immagini televisive della crisi campana (fortuna che certe cose le vedono solo dalla televisione). Una delle motivazioni era che “non si è fatto abbastanza per risolvere un problema che crea rischi di diffusione di malattie e di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo e che dunque desta gravi preoccupazioni per la salute umana e per l’ambiente”. Come dargli torto.

Altro punto che ci rende molto, ma molto, perplessi è quello che fa riferimento agli impianti dove si dice che “gli impianti regionali per lo smaltimento dei rifiuti sono inadeguati, in palese violazione degli obblighi comunitari previsti nella direttiva quadro sui rifiuti”. Questa osservazione è nota a tutti dalle nostre parti, ma questi tanto famosi impianti inadeguati chi li ha progettati? chi li ha approvati? Chi li gestisce? Ma è mai possibile che devono arrivare da Bruxelles per dire certe cose? Il comunicato continua chiedendo all’Italia di “agire prontamente per adeguarsi e rimettere in efficienza gli impianti”. Questo punto ci preoccupa, è molto. Non siamo in grado di completare un impianto di Termovalorizzazione, come si può pretendere di adeguare gli impianti di trattamento dei rifiuti?

Sono passati sei mesi dal Giugno scorso e negli uffici della Cominutà Europea sono ancora in attesa di una risposta ufficiale del governo italiano e intanto, noi comuni cittadini, stiamo soffocando nel mare maleodorante dei sacchetti della spazzatura.

Milano come Londra? Dal nuovo anno in centro con l'Ecopass.

Fare qualcosa per l’ambiente non può che farci piacere. È il nostro obbiettivo e forse anche il nostro mestiere. Ma certi provvedimenti, da soli, non bastano. Lasciamo perdere i disservizi logistici e burocratici che ogni novità porta nel sistema amministrativo italiano, anche nella tanto precisa e elogiata Milano, (ci viene da pensare che il deterrente per gli automibilisti non è la tassa per entrare in centro quanto la difficoltà di procurarsi prima ed uilizzare poi il famoso talloncino blu). Il vero problema è che si parte sempre dalle cose pù facili, invece di creare soluzioni strutturali si risolve facendo pagare ai pù poveri una tassa definita ecologica.

Ecopass MilanoOvviamente non vogliamo sollevare una polemica sulla validità o meno del provvedimento, potrà sicuramente essere un deterrente per tutte le persone che hanno automobili Euro zero o, comunque, fortemente inquinanti ma sul fatto che quelle di ultima generazione non inquinino non ci metterei la mano sul fuoco. Inoltre, alla fine, anche chi ha un’auto inquinante, basta che paga la sua bella tassa e continua ad emmettere tutte le schifezze che di solito emette.

Che bello sarebbe stato se si fosse investito nei trasporti pubblici, nelle metropolitane, magari, e questo sarebbe stato davvero il top, si potevano intensificare le piste ciclabili. Invece, facciamo pagare chi non può permettersi un’auto di ultima generazione, facciamo pù bella figura.

Milano come Londra? Beh… forse quelche differenza nella cultura dell’ambiente c’è.

Irregolarità nella recente riapertura di Taverna del Re in un filmato su youtube.

Video che testimonia gli sversamenti abusivi a Taverna del Re.Abbiamo già discusso di Taverna del Re e delle promesse non mantenuto dal commissariato in questo post ma quello che abbiamo scoperto, grazie ad un articolo apparso su InterNapoli e grazie ad un manifestante fa ancora pù rabbia.

La riapertura del sito di stoccaggio di Taverna del Re è stata ordinata dal commissariato per l’emergenza dei rifiuti solo per dare respiro all’impainto di C.d.r. di Giugliano, vietando eventuali scarichi da altri impianti campani. Il commissario aveva il dovere e l’obblico di vigilare sulla provenienza dei Tir e consentire l’accesso solo agli automezzi provenienti da Giugliano ma così non è stato. A vigilare ci hanno pensato i manifestanti che, resisi conto della presenza di rifiuti provenienti da Acerra si sono fatti sentire con i numerosi poliziotti che vigilavano minacciosamente su di loro.

Non bastano le false promesse di Pansa, ormai ex commisario, ma a queste si sono aggiunte quelle del dirigente della polizia che aveva assicurato che i Tir provenienti da Acerra sarebbero stati scortati al commissariato e sarebbero stati multati. In realtà gli automezzi, dopo aver scaricato (abusivamente!!), hanno proseguito la propria marcia di ritorno verso Acerra senza subire nessuna sanzione.

Le riprese, pubblicate anche su InterNapoli (video1, video2), sono state realizzate da Salvatore Picascia (del presidio permanente di Taverna del Re – Amici di Beppe Grillo di Napoli) e si trovano su youtube.

Inoltre, voglio segnalare questo un interessante contributo di Antonio Menna scritto su InterNapoli sull’apertura del “sito di stoccaggio” a Pianura.

Energia dal sole con meno di un dollaro al Watt? Dalla California un pannello fotovoltaico a basso costo.

Pannello NanosolarOggi, produrre energia tramite pannelli solari ha un costo abbastanza elevato ma un’azienda californiana, la Nanosolar, ha affermato che presto lancerà sul mercato un pannello fotovoltaico che permette di produrre energia elettrica ad un terzo del costo di quello attuale: solo 99 centesimi di dollaro per produrre un watt di potenza elettrica. La notizia è stata ripostata dal Guardian che ha contattato l’azienda californiana la quale non ha svelato i dati tecnici dei pannelli solari che potrebbero rivoluzionare il mondo delle energie rinnovabili.

«I nostri primi pannelli solari verranno usati in una centrale di produzione elettrica in Germania – ha affermato Erik Oldekop, il manager della Nanosolar in Svizzera – il nostro obiettivo è quello di produrre pannelli da 99 centesimi a watt, paragonabile al prezzo dell’elettricità prodotta dal carbone». Per ora si prevede un utilizzo dei pannelli solo a livello industriale, «puntiamo a creare centrali solari da 10 MW – ha aggiunto Oldekop-. Si possono realizzare e mettere in funzione in un periodo di tempo compreso tra i sei e i nove mesi, rispetto ai 10 anni o pù necessari per le centrali a carbone e i 15 anni delle centrali nucleari. Il solare si può sviluppare in tempi molto rapidi».

Una curiosità: la Nonosolar appartiene ai colossi del web Yahoo e Google.

Il peggio ed il meglio del nostro paese nel 2007. Il Wwf pubblica la classifica del bene e del male dell'anno che sta per finire.

Incendi boschiviSul sito della famosa associazione ambientalista è stata pubblicata una interessante classifica che vede il peggio ed il meglio del 2007 che tra poche ore saluteremo, spero allegramente. Come è facile immaginare, ci sono molte cose davvero brutte, come i roghi estivi e l’emergenza rifiuti in Campania, ma per fortuna ci sono anche cose buone. L’intera classifica si trova qui, noi ne daremo una rapida scorsa.

Tra il peggio, nelle ultime posizione, c’è una notizia sul rapporto tra raccolta differenziata e studenti, in pratica solo uno studente su quattro la fa. Poco pù su troviamo la notizia che vede l’Italia all’ultimo posto sul tema della prevenzione dell’inquinamento. Sul podio, al terzo posto, troviamo la notizia che ha funestato la nostra estate: i roghi boschivi, 141.341 ettari andati in fumo. Al secondo posto c’è l’emergenza rifiuti campana, che ormai sta provocando un vero e proprio disastro ambientale di proporzioni allarmanti. La medaglia d’oro va alla notizia dell’anno sul tema delle ecomafie, la scoperta, in Abbruzzo, della discarica abusiva di rifiuti tossici pù grande d’Europa, dal sito si legge:

185.000 m³ (pari a 240.000 T) di sostanze tossiche sepolte abusivamente, fra cui: cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloro-etano, tricloro-etilene, tricloruro di benzene e metalli pesanti. Costo previsto per la bonifica : 58 milioni di euro.

Per quanto riguarda il meglio di quello che è accaduto nel 2007, all’ultimo posto della classifica del Wwf troviamo un premio per la nostra nazione che ha visto l’Italia come il “paese dell’anno” alla BioFach 2007, fiera internazionale del biologico. Sul podio si trova una interessante notizia che vede i piccoli comuni italiani pù attenti all’utilizzo dell’energie rinnovabili. Al secondo posto c’è la Bio-Edilizia introdotta da un decreto legge del governo. Al primo posto delle note liete si trova una notizia che riguarda il nostro sud, in Sicilia sono state istituite quattro nuovi parchi nazionali.

Ci sono anche miniclassifiche riguardanti il resto del mondo, che vi invitiamo a leggere. Un anno in chiaroscuro, insomma, anche se sembra che il chiaro sia meno visibile del colore scuro. Speriamo che il prossimo sia un anno migliore.

La Germania vuole i rifiuti napoletani. Questa notizia ci fa tristezza.

La richiesta tedesca non è malvagia: vogliono i  nostri rifiuti, molto umidi, per compensare la poca umidità dei loro. In pratica, la Germania costruirebbe un impianto di termovalorizzazione per bruciare i rifiuti napoletani, mescolati ai loro, a patto che sia garantita una fornitura di almeno 15 anni. Il tutto al modico prezzo di 200 euro a tonnellata.

TermovalorizzatoreLa tristezza, se non indignazione, nasce non dalla presunta arroganza tedesca, come molti quotidiani nazionali hanno riportato, ma dalla pochezza amministrativa della nostra terra. In un attimo i tedeschi potrebbero risolvere il nostro problema ed il loro, mentre da quindici anni la regione Campania, colpevolmente, non ha saputo che fare ogni anno peggio.

Molti si sono indignati anche perché la Germania ha chiesto 200 euro per produrre energia dai nostri rifiuti, energia che venderà. Ma alla fine, fatti due conti ci si accorge che noi, per avere un servizio molto scadente (anzi un non servizio) paghiamo molto di pù. Infatti, considerando una tariffa media di 2,50 euro, per un’abitazione di 100mq si ha che, all’anno, paghiamo almeno 250 euro. Una famiglia di tre persone può produrre, in un anno, 1 tonnellata di rifiuti, il che significa che paghiamo 250 euro per una tonnellata, contro le 200 euro chieste dalla Germania (tutto compreso). Insomma, a conti fatti molto meglio il trattamento tedesco.

L’indignazione, come già detto, deve nascere non dalla presunta arroganza dei nostri vicini tedeschi, ma dalla reale incapacità degli amministratori della nostra Regione.

Un cavo dell'alta tensione si rompe e ad Ischia è disastro ambientale.

Lacco AmenoLa notizia l’avevamo letta qualche mese fa, ma mai avremmo pensato che potesse avere tali conseguenze. L’articolo di Alessandro Iacuelli, apparso su altrenotizie.org, ha messo in luce una situazione davvero preccupante. Per chi non l’avesse letto vi rimando all’articolo. In sintesi, nel mese di Luglio una nave sconosciuta ha arpionato un cavo dell’alta tensione rompendolo generando la fuoriuscita di olio contenente Pcb.  Sappiamo benissimo che negli impianti idraulici le perdite sono facilmente individuabili, basta registrare un forte abbassamento di pressione, solo che in questo tipo di impianti si punta a salvaguardare la tenuta del cavo piuttosto che dell’ambiente marino, ed invece di interrompere il flusso di olio si agusce in maniera completamente opposta: si pompa pù olio. Ciò ha portato alla fiuriuscita di 52 tonnellate di olio contenente Pcb compromettendo l’ambiente marino della zona protetta di “Regno di Nettuno”.

Dall’articolo di Iacuelli si legge anche di palesi irregolarita, da parte dell’Enel, che quando ha posato i cavi sul fondale marino (1992) era in vigore la legge dell’88 che vietava l’utilizzo di impianti contenenti Pcb. Inoltre, all’Enel non fu mai rilasciata la concessione per l’utilizzo del fondale marino che è di proprietà del demanio.

La presenza di Pcb nei fondali e sulle spiaggie dell’isola verde non è una cosa da sottovalutare, vista l’intensa attività balneare di Ischia e non ci si spiega come il comune non abbia pensano a nessuna attività di divieto e di bonifica delle spiaggie interessate.

Insomma, come al solito capita dalle nostre parti, tutto quello che non dovrebbe succere finisce per manifestarsi e questo sempre per una serie di irregolarità e di connivenze che vengono fuori solo quando il danno è fatto e senza che nessuno dei colpevoli paghi. Come fa una nave a passare inosservata se ogni scafo deve segnalare la propria rotta alla capitaneria di porto? Come può l’Enel non rispettare le leggi e agire senza concessioni senza che nessuno se ne accorga? Come si può gestire una rete di cavi in una zona protetta avendo come unico obbiettivo la salvaguardi dell’impianto fregandosene apertamente dell’ambiente?