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Intervista all'assessore all'Ambiente della regione Calabria Silvio Greco sulla nave dei veleni: biodiversità a rischio e scomparsa di intere specie viventi.

Che nel sud dell’Italia ci sia uno strano rapporto tre il terrotiorio e chi lo vive è cosa nota, basti pensare alle ecomafie che per soldi sono disposte ad inquinare in modo irreversibile la stessa terra dove i figli ed i nipoti saranno costretti a viveve. E la storia che abbiamo letto sul sito dell’unità, a dire la verità è una intervista, mostra evidente questo malessere. Silvio Greco, assessore all’Ambiente della regione Calabria, è parte attiva dell’attività di controllo legata al ritrovamento della nave dei veleni lungo le coste di Cetrara. E’ un biologo marino e da scienziato sta vivendo con difficoltà e intenso coinvolgimento questa scenario di tremenda devastazione che si prospetta nell’orizzonte calabrese. La presunta nave dei veleni fa ancora pù paura perché è come un mostro amorfo, del quale non si riesce a definire i contorni: non si sa cosa contiene e in che condizione si trovano i fusti. Potrebbe nascondere una vera e propria catastrofe ambientale di proprorzioni spaventose. Greco è molto critico con il governo che, a suo dire, «non ha fatto niente. Se una cosa del genere fosse stata scoperta a largo di Portofino o di Venezia non credo proprio che le cose sarebbe andate così. Evidentemente non si rendono conto che il mare non conosce i confini amministrativi. Il mare è di tutti. Questa è una catastrofe nazionale». Continua a leggere

"Navi a perdere" sui fondali della Calabria. A Cetraro trovato un relitto con a bordo rifiuti tossici radioattivi.

Era da alcuni giorni che sentivo parlare di una fantomatica nave sui fondali cosentini di Cetraro e stamattina, sul Messaggero, ho letto che la nave è stata trovata. Purtroppo, il sospetto degli inquirenti è che la nave sia una “nave a perdere” affondata dalla ‘ndrangheta con a bordo rifiuti tossici o, addirittura, radioattivi. Il procuratore della Repubblica, Bruno Giornano, sembra non evere dubbi e già sta facendo in modo di analizzare i resti del relitto per capirne di pù.

Il sospetto non nasce solo dall’intuito del procuratore ma dalle recenti dichiarazioni di un pentito, Francesco Fonti, che ha raccontato ai magistrati di aver personalmente affondato una nave, il Crisky, con a bordo numerosi fusti tossici e radioattivi. Proprio sulla base di tali dichiarazioni, Giorndano, in collaborazione con l’Arpacal e con l’utilizzo di uno speciale robot in grado di fare riprese subacquee, ha rintracciato e fotografato il relitto che presenterebbe uno squarcio su di un fianco dal quale si intravedono i fusti tossici ma del quale non è possibile leggere il nome.

«Finora – ha detto Giordano – si sono solo fatte supposizioni, ipotesi, ma ora abbiamo la conferma della presenza del mercantile. È un forte aggancio da cui partire».